Vede perfettamente onne salute chi la mia donna tra le donne vede; quelle che vanno con lei son tenute di bella grazia a Dio render merzede. E sua bieltate è di tanta vertute, che nulla invidia a l'altre ne procede, anzi le face andar seco vestute di gentilezza, d'amore e di fede. La vista sua fa onne cosa umile; e non fa sola sé parer piacente, ma ciascuna per lei riceve onore. Ed è ne li atti suoi tanto gentile, che nessun la si può recare a mente, che non sospiri in dolcezza d'amore.
Si muove il cielo, tacito e lontano: la terra dorme, e non la vuol destare; dormono l'acque, i monti, le brughiere. Ma no, ché sente sospirare il mare, gemere sente le capanne nere: v'è dentro un bimbo che non può dormire: piange; e le stelle passano pian piano.
Alfin tu splendi, o Sole, o del creato Anima e vita, immagine sublime Di Dio, che sparse la tua faccia immensa Di sua luce infinita! Ore e Stagioni, Tinte a vari color danzano belle Per l'aureo lume tuo misuratore De' secoli, e de' secoli scorrenti, Alfin tu splendi! tempestoso e freddo Copria nembo la terra; a gran volute Gravide nubi accavallate il cielo Empian di negre liete, e brontolando Per l'ampiezza dell'aere tremendi Rotolavano i tuoni, e lampi lampi Rompeano il bujo orribile. - Tacea Spaventata natura; il ruscelletto Timido e lamentevole fra l'erbe Volgeva il corso, nè stormian le frondi Per la foresta, nè dall'atre tane Sporgean le belve l'atterrita fronte. - Ulularono i venti, e ruinando Fra grandini, fra folgori, fra piove La bufera lanciosse, e riottoso Diffuse il fiume le gonfie e spumose Onde per le campagne, e svelti i tronchi Striderono volando, e da’ scommossi Ciglion dell'ondeggianti audaci rupi Piombàr torrenti, che spiccati massi Coll'acque strascinarono. Dal fondo D'una caverna i fremiti e la guerra Degli elementi udii; Morte su l'antro Mi s'affacciò gigante; ed io la vidi Ritta: crollò la testa e di natura L'esterminio additommi. - In ciel spiegasti, O Sol, tua fronte, e la procella orrenda Ti vide e si nascose, e i paurosi Irti fantasmi sparvero.... ma quanti Segni di lutto su i vedovi campi, Oimè, il nembo lasciò! Spogli di frutta, Aridi, e mesti sono i pria sì vaghi Alberi gravi, e le acerbette e colme Promettitrici di liquor giocondo Uve giacciono al suol; passa 1'armento E le calpesta; e istupidito e muto L'agricoltore le contempla e geme.
Intanto scompigliata, irta e piangente Te, o Sol, ripriega la Natura, e il tuo Di pianto asciugator raggio saluta; E tu la accendi, e si rallegra e nuovi Prometto frutti e fior. Tutto si cangia, Tutto père quaggiù! Ma tu giammai, Eterna lampa, non ti cangi? mai? Pur verrà dì che nell'antiquo vòto Cadrai del nulla, allor che Dio suo sguardo Ritirerà da te: non più le nubi Corteggeranno a sera, i tuoi cadenti Raggi su l'Oceàno; e non più l'Alba Cinta di un raggio tuo, verrà su l'Orto Ad annunziar che sorgi. Intanto godi Di tua carriera: oimè! ch'io sol non godo De' miei giovani giorni: io sol rimiro Gloria e piacere, ma lugubri e muti Sono per me, che dolorosa ho l'alma. Sul mattin della vita io non mirai Pur anco il Sole; e omai son giunto a sera Affaticato; e sol la notte aspetto Che mi copra di tenebre e di morte
The Dandelion's pallid Tube Astonishes the Grass - And Winter instantly becomes An infinite Alas - The tube uplifts a signal Bud And then a shouting Flower - The Proclamation of the Suns That sepulture is o'er.
The Bobolink is gone - the Rowdy of the Meadow - And no one swaggers now but me - The Presbyterian Birds can now resume the Meeting He gaily interrupted that overflowing Day When opening the Sabbath in their afflictive Way He bowed to Heaven instead of Earth And shouted Let us pray.
Lungo il vecchio sobborgo, ove le persiane pendono dalle catapecchie rifugio di segrete lussurie, quando il sole crudele batte a raggi raddoppiati sulla città e i campi, sui tetti e le messi, io mi esercito tutto solo alla mia fantastica scherma, annusando dovunque gli imprevisti della rima, inciampando nelle parole come nel selciato, urtando qualche volta in versi a lungo sognati.
Questo padre fecondo, nemico di clorosi, sveglia nei campi i vermi e le rose, fa svaporare gli affanni verso il cielo, immagazzina miele nei cervelli e negli alveari. È lui a ringiovanire coloro che vanno con le grucce e a renderli allegri, dolci come fanciulli, lui a ordinare alle messi di crescere e maturare entro il cuore immortale che vuol sempre fiorire.
Quando, simile a un poeta, scende nelle città, nobilita le cose più vili e s'introduce da re senza rumore, senza paggi, entro tutti gli ospedali e tutti i palazzi.
Wir wollten zusammen bauen Ein eigenes schönes Haus, Hoch wie ein Schloß zu schauen Mit dem Blick über Strom und Auen Auf die stillen Wälder hinaus.
Wir wollten alles verlernen, Was klein und häßlich war, Wir wollten Nähen und Fernen Mit Glücksliedern übersternen, Die Kränze des Glückes im Haar.
Nun hab ich ein Schloß erbauet In verstiegener Höhenruh; Meine Sehnsucht steht dort und schauet Sich müd und der Tag vergrauet, - Prinzessin, wo bliebest du?
Nun gebe ich allen Winden Meine heißen Lieder mit. Sie sollen dich suchen und finden Und sollen das Leid dir künden, Das mein Herz um dich erlitt.
Sie sollen dir auch erzählen, Ein lockend unendliches Glück, Sie sollen dich küssen und quälen Und sollen den Schlummer dir stehen - Prinzessin, wann kommst du zurück.
Hai reso alla mia penna la scintilla dell'oblio, la cupezza dei momenti da tradurre in scritti e graffi, con cui io mi dilanio il cuore e rigenero i suoi battiti; sentimenti scavati dalla risacca, che penetra nei più profondi anfratti, portati al largo e di lì di nuovo a riva, tra le conchiglie capovolte e frantumate, assopiti e stanchi, tra i riflessi brillanti della luna sulla sabbia; scrivo per me e leggo per rileggerti, per perdermi nell'illusione dei tuoi occhi rapiti, della forza del mio pensiero che diviene azione di straziante passione, catalizzata dalla tua ispirazione, estasiato nell'idea d'autodistruzione che tanta luce non potrà che costringerti a distogliere lo sguardo.