Tu che nemeno mi conosci, ti sei preso solo la briga di farmi mettere al mondo ti sei mai chiesto di come ha passato tutti questi anni tua figlia? Senza nemeno pronuciare una sola volta la parola papà che tristezza nel mio cuore è solo pensandoti le lacrime bagnano il mio viso. Ormai non ci sei più, è non ho potuto nemeno conoscerti, ma sappi che tua figlia ti ha perdonato è adesso stai lassù è sarà Dio a giudicare te adesso ti dico solo papà perché lo hai fatto avevo tanto bisogno di te adesso posso solo pregare per te.
Tanti anni insieme Sono quasi... anta, il tempo non ha cancellato ciò che felicemente è passato sempre con tenacia fremente. Ogni ora, ogni attimo ha rinverdito i giorni, gli anni insieme trascorsi senza patèmi o rimorsi giacché lo rifaremmo divertiti. Tutto cercato, voluto tutto fatto con ardore, tutto quel creato per questa famiglia è stata con immensa passione. Oggi, che tempo è passato, ci si guarda intorno felici, la tavola ha ora bisogno, ho capito, di altro posto per nipotino ultimo nato. Felici siamo d'aver costruito una unione perfetta, felici perché cercata, amata perché da noi sognata lo è sempre stata.
Tu Che mi donavi il cuore Mentre io lo spezzavo E tu Che mi dicevi "ti voglio bene" Mentre io lo ignoravo E tu Che mi chiamavi con i nomi più teneri Mentre io li cancellavo E tu che senza conoscermi già ti piacevo Mentre io ne dubitavo
Tu, sempre tu Che senza pretendere nulla Volevi aiutare, dare consigli Ma io non li ascoltavo Tu, sempre tu Che vedevi il buono nella nostra amicizia Che vedevi il sole filtrare dalle mie tenebre Che puntavi il dito sui miei pregi non sui difetti Che sapendomi triste, telefonavi mandavi messaggi Che usi la poesia per esprimere la dolcezza dell'anima Che usi i colori e ne fai un'arte Che senza timori fotografi la vita per regalarla a chi sente di averla perduta
Tu…tu Che tante volte ti ho deluso Amareggiato Reso triste Con i miei assurdi atteggiamenti Tu… Che per anni mi volevi guardare, abbracciare Tu Che sei venuto fin qui Che mai ti sei arreso al mio "muro"
Tu…sempre tu Che ho tenuto a distanza Per non farti vedere il mio cuore Per paura di conoscere ciò che domani non avrei potuto avere Per timore di amare…come mai non potevo amare….
Tu Che allo stremo delle forze Hai detto "BASTA" Credendo di aver capito tutto Di aver giudicato Di aver visto e sentito abbastanza……. Tu… Non sai quanto ancora mi manchi Quanto avrei voluto darti un bacio, stringerti la mano, abbracciarti... Tu non sai quale fatica mi è costata Non cercarti, non chiamarti Fingere indifferenza Cancellare anche il numero di telefono Per non cadere in tentazione… Quando invece avrei voluto essere l'amica che sognavi E ti aspettavi.
E se oggi ho pensato a te Non è un capriccio di un attimo Non è neanche per biasimare la tua scelta È solo per dirti che in me ci sei E rimarrai in eterno Che mai ti ho dimenticato. E se ti ho ferito Ricorda che ho ferito prima me stessa Privandomi di un tesoro Che porta il tuo nome.
Seduti vicino al camino in compagnia della fiamma l'uno difronte all'altra sentivo il calore delle tue mani
dalla vetrata il tempo pioveva
avevi vergogna per quel che provavi prima una lacrima, poi un pianto a dirotto
singhiozzando, adagio, con parole di rabbia mi portavi frastornato alla dura verità
tutto questo tempo hai portato il tuo segreto prigioniero delle tue paure infondo nel tuo cuore
ti lasciavo una mano, ti asciugavo gli occhi rossi, ti stringevo forte in un abbraccio quasi per proteggerti, da che cosa
ti sussurravo nell'orecchio parole di conforto e tu le apprezzavi molto
intanto un timido raggio di sole filtrava dalla vetrata oramai la pioggia era passata non c'erano più lacrime sul tuo viso con gli occhi bassi e un po' di vergogna ti lasciavi andare in un sorriso
libera oramai da quel peso maledetto il tuo cuore chiuso da troppo tempo finalmente si era aperto
10 anni gli occhi venduti tra lo squittire della cambusa e come mozzo il tuo aguzzino e come mozzo il nostro silenzio "capitale" Etireno vapore di (dis)umana vergogna per i tuoi pirati mercanti che scaricano il respiro virgulto come carne da vermi per la bilancia pingue della puttana opulenza 9 anni le pupille staccate dal corpo piovono a terra immobili come salme nell'olio della sala macchine ghiacciati dalla lama di un futuro di strade a lampione Etireno vapore di (dis)umana vergogna per i tuoi negrieri e il nostro silenzio "capitale" 11 anni occhi di petrolio 500 franchi di vita la morte con la bava della fame sulla piroga e il nostro silenzio "capitale"
Dentro il vetro del bicchiere mamma le onde delle vene hanno ancora il sapore dei tuoi vent'anni i lividi sembrano scomparsi mentre bevi questo fottuto goccio di vita e ti perdi nell'illusione del veleno. Torni la piccola principessa col mondo tra le unghie e il futuro nelle labbra di un poeta. È il vetro scheggiato mamma che ti plana nell'inferno e tremi come fumo di sigaretta mentre racconti sempre la stessa storia con la passione del tuo fiato spento ferita dal rantolo di un singhiozzo. Dentro il vetro del bicchiere mamma brucio la fiducia che tutto abbia un senso.
Forse in un'altra vita ti ho incontrata Forse nei miei pensieri ti ho immaginata Forse nel mio cuore ti ho sempre tenuta...
I tuoi silenzi mi fanno compagnia I tuoi sorrisi mi danno gioia di vivere le tue parole mi danno fiducia... emozioni... affetto...
Senza troppi ma, se, però... ho spalancato le porte del mio cuore mostrandoti fin da subito il buoio che mi portavo dentro...
Con te ogni giorno si cresce ogni giorno si è pronti a fare i conti con se stessi ogni giorno si affronta la vita con amore e decisione...
Improvvisamente... Le nostre vite si sono incontrate per caso ed io ho scelto te... perché sapevo... immaginavo... speravo... tu fossi diversa da tutti... semplicemente speciale...
Sei più di questo... sei più delle mie speranze... sei più dei miei pensieri... Sei quel sole che oggi padroneggia nel mio cuore rendendolo ricco e felice.
Certe sere il lupo che credevamo morto privato d'infanzia ci mostra alla finestra la punta del muso ma è un altro lupo ed è un'altra infanzia che ci serve per ammansirlo Passiamo la notte nella neve delle carezze a cercare sui nostri corpi la scia dei suoi passi.
Farla non puoi, la vita, come vorresti? Almeno questo tenta quanto piú puoi: non la svilire troppo nell'assiduo contatto della gente, nell'assiduo gestire e nelle ciance.
Non la svilire a furia di recarla cosí sovente in giro, e con l'esporla alla dissennatezza quotidiana di commerci e rapporti, sin che divenga una straniera uggiosa.