Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
E come mi fu tolta lor narrai,
con lacrime affermando il dolor mio.
Quei, lor mercé, mi proferiro assai,
e giù calaro il poggio alpestre e rio.
Di lontan la battaglia io riguardai,
pregando per la lor vittoria Dio.
Era sotto il castel tanto di piano,
quanto in due volte si può trar con mano.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Fai ch'a Rinaldo Angelica par bella,
    quando esso a lei brutto e spiacevol pare:
    quando le parea bello e l'amava ella,
    egli odiò lei quanto si può più odiare.
    Ora s'affligge indarno e si flagella;
    così renduto ben gli è pare a pare:
    ella l'ha in odio, e l'odio è di tal sorte,
    che piu tosto che lui vorria la morte.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      - Deh! (diss'ella) signor, non vi rincresca!
      Che del cader non è la colpa vostra,
      ma del cavallo, a cui riposo ed esca
      meglio si convenia che nuova giostra.
      Né perciò quel guerrier sua gloria accresca
      che d'esser stato il perditor dimostra:
      così, per quel ch'io me ne sappia, stimo,
      quando a lasciare il campo è stato primo. -.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Ecco non lungi un bel cespuglio vede
        di prun fioriti e di vermiglie rose,
        che de le liquide onde al specchio siede,
        chiuso dal sol fra l'alte querce ombrose;
        così voto nel mezzo, che concede
        fresca stanza fra l'ombre più nascose:
        e la foglia coi rami in modo è mista,
        che 'l sol non v'entra, non che minor vista.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Quel dì e la notte a mezzo l'altro giorno
          s'andò aggirando, e non sapeva dove.
          Trovossi al fin in un boschetto adorno,
          che lievemente la fresca aura muove.
          Duo chiari rivi, mormorando intorno,
          sempre l'erbe vi fan tenere e nuove;
          e rendea ad ascoltar dolce concento,
          rotto tra picciol sassi, il correr lento.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Non molto va Rinaldo, che si vede
            saltare inanzi il suo destrier feroce:
            - Ferma, Baiardo mio, deh, ferma il piede!
            Che l'esser senza te troppo mi nuoce. -
            Per questo il destrier sordo, a lui non riede
            anzi più se ne va sempre veloce.
            Segue Rinaldo, e d'ira si distrugge:
            ma seguitiamo Angelica che fugge.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              E come quei che non sapean se l'una
              o l'altra via facesse la donzella
              (però che senza differenza alcuna
              apparia in amendue l'orma novella),
              si messero ad arbitrio di fortuna,
              Rinaldo a questa, il Saracino a quella.
              Pel bosco Ferraù molto s'avvolse,
              e ritrovossi al fine onde si tolse.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Ingiustissimo Amor, perché sì raro
                corrispondenti fai nostri desiri?
                Onde, perfido, avvien che t'è sì caro
                il discorde voler ch'in duo cor miri?
                Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
                e nel più cieco e maggior fondo tiri:
                da chi disia il mio amor tu mi richiami,
                e chi m'ha in odio vuoi ch'adori ed ami.
                Ingiustissimo Amor, perché sì raro
                corrispondenti fai nostri desiri?
                Onde, perfido, avvien che t'è sì caro
                il discorde voler ch'in duo cor miri?
                Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
                e nel più cieco e maggior fondo tiri:
                da chi disia il mio amor tu mi richiami,
                e chi m'ha in odio vuoi ch'adori ed ami.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  Poi che s'affaticar gran pezzo invano
                  i dui guerrier per por l'un l'altro sotto,
                  quando non meno era con l'arme in mano
                  questo di quel, né quel di questo dotto;
                  fu primiero il signor di Montalbano,
                  ch'al cavallier di Spagna fece motto,
                  sì come quel ch'ha nel cuor tanto fuoco,
                  che tutto n'arde e non ritrova loco.
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