Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

I favolisti

Quando si vuole che resti alcunché celato,
poiché la verità' è di rado amica delle folle,
gli uomini scrivono favole, come il vecchio Esopo,
scherzando su ciò che nessuno oserebbe nominare.
E ciò fanno per necessità o accadrebbe, altrimenti,
che, non piacendo, non sarebbero affatto ascoltati.

Quando la furiosa Follia s'affanna ogni giorno
a metter confusione in tutto quel che abbiamo,
quando l'Ignavia zelante chiede che la Libertà sia morta
e la Paura, con lei, sovrasta la tomba dell'Onore -
anche nell'ora certa prima della caduta,
se non si è piacenti, non si è affatto ascoltati.

Tutti debbono piacere, benché alcuni non per bisogno,
tutti debbono penare, benché alcuni non per guadagno,
ma perché quelli che prendono piacere si preoccupino
che la pena presente li sottragga al dolore futuro.
Così alcuni hanno penato, ma fu scarsa la ricompensa,
poiché, pur piacendo, non furono affatto ascoltati.

Questo fu il sigillo che serrò le nostre labbra,
questo il giogo cui siamo sottoposti,
negando a noi stessi ogni piacevole compagnia
confacente al tempo e alla nostra generazione.
I piaceri non perseguiti diventano rimpianti,
e quanto ai dolori - non si è affatto ascoltati.

Quale uomo ode altro che il brontolio dei cannoni?
Quale uomo si cura d'altro che di quel che porta l'attimo?
Quando la vita di un uomo supera ogni vita immaginata,
chi mai troverà piacere nell'immaginare?
Così è accaduto come proprio doveva accadere,
e noi non siamo, né fummo, affatto ascoltati.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Due mesi Settembre

    All'alba un mormorio corse tra gli alberi,
    una lieve increspatura nella cisterna, e nell'aria
    un presagio di prossima frescura - ovunque
    una voce profetica nella brezza.
    Balzò il sole e indorò tutta quella polvere,
    e lottò per disseccare ancor più l'oziosa terra,
    impotente come un re invecchiato che guerreggia
    per un impero che gli si sgretola in mano.
    L'un dopo l'altro caddero i petali del loto,
    sotto l'assalto dell'anno ribelle,
    ammutinato contro un cielo iracondo;
    e, lontano, bisbigliò l'inverno; "È bene
    che muia la rovente estate. L'ausilio è vicino,
    giacché quando l'umano bisogno più stringe, io arrivo. "
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Sonetto alla scienza

      Scienza, vera figlia ti mostri del Tempo annoso,
      tu che ogni cosa trasmuti col penetrante occhio!
      Ma dimmi, perché al poeta così dilani il cuore,
      avvoltoio dalle ali grevi e opache?
      Come potrebbe egli amarti? E giudicarti savia,
      se mai volesti che libero n'andasse errando
      a cercar tesori per i cieli gemmati?
      Pure, si librava con intrepide ali.
      Non hai tu sbalzato Diana dal suo carro?
      E scacciato l'Amadriade dal bosco,
      che in più felice stella trovò riparo?
      Non hai tu strappato la Naiade ai suoi flutti,
      l'Elfo ai verdi prati e me stesso infine
      al mio sogno estivo all'ombra del tamarindo?
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Il lago

        Nel fior di giovinezza, ebbi in sorte
        d'abitar del vasto mondo un luogo
        che non poteva ch'essermi caro e diletto -
        tanto m'era dolce d'un ermo lago
        la selvaggia bellezza, cinto di nere rocce,
        con alti pini torreggianti intorno.

        Ma poi che Notte, come su tutto,
        aveva lì disteso il suo manto,
        e il mistico vento e melodioso
        passava sussurrando - oh, allora,
        con un sussulto io mi destavo
        al terrore di quel solitario lago.

        Pure, non mi dava spavento quel terrore,
        ma anzi un tiepido diletto -
        un diletto che nè miniere di gemme
        nè lusinghe o donativi mai potrebbero
        indurmi a definir qual era -
        e neanche Amore - fosse anche l'Amor tuo.

        Morte abitava in quelle acque attossicate,
        e una tomba nel profondo gorgo
        era disposta per chi sapesse ricavarne
        un sollievo al suo immaginare:
        il solingo spirito sapesse fare
        un Eden di quell'oscuro lago.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Al fiume

          Bel fiume! Nel tuo limpido flutto
          di lucido cristallo, acqua errabonda,
          tu sei emblema d'una fulgente
          beltà - cuore non disvelato -
          piacevole intrico dell'arte
          nella figlia del vecchio Alberto;

          ma quando la tua onda ella contempla -
          che scintilla allora e tremola,
          oh, allora il più leggiadro rivo
          si fa simile a colui che l'adora:
          ché nel cuore di lui, come nel tuo scorrere,
          l'immagine di colei è radicata:
          in quel cuore che tremola al raggio
          di occhi che cercano l'anima.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Romanza

            Romanza, che ami annuire e cantare
            col capo assonnato e le ali ripiegate,
            tra verdi fronde, quali agita
            nel suo fondo un ombroso lago,
            fu per me un variopinto pappagallo
            - oh, a me familiare uccello -
            che m'apprese a dir l'alfabeto
            e a balbettare le prime parole,
            quando nel bosco selvaggio io giacevo,
            fanciullo - dall'occhio sagace.

            Ma da un pezzo, del Condor gli eterni anni
            così scuotono il cielo stesso là in alto,
            con tumulto di tuoni mentre passano,
            che non ho io più tempo per oziose cure,
            mentre spio l'inquieto cielo.
            E quando un'ora con più lievi ali
            getta su di me le sue morbide piume,
            dissipar quel breve tempo con lira e rime
            (vietate cose! ) - delittuoso parrebbe al mio cuore:
            a meno che con le corde non vibri anch'esso.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Eldorado

              Con il suo gaio cimitero
              un ardito cavaliere,
              sotto il sole e in fitta ombra,
              già da tempo andava errando
              - e cantava una canzone -
              ricercando l' Eldorado.

              Ma diventò vecchio intanto -
              questo prode cavaliere -
              e gli calò sul cuore
              un'ombra, che' non trovava
              mai terra o luogo
              somigliante all'Eldorado.

              E quando le forze
              l'abbandonarono infine,
              incontrò un'ombra pellegrina -
              "Ombra", egli chiese,
              "dove mai si troverà
              questa terra d'Eldorado?"

              "Oltre ai Monti
              della Luna,
              giù nella Valle delle Tenebre,
              cavalca, cavalca intrepido",
              così l'ombra gli rispose -
              "se vai in cerca d'Eldorado!"
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