Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
La gran sete amorosa che m'afflige,
la memoria del ben onde son priva,
che mi sta dentro al cor tenace e viva,
sì che null'altra più forte s'affige,
sovra ogni forza mia move et addige
la vena mia per sé muta e restiva,
e fa che 'n queste carte adombri e scriva
quanto aspramente Amor m'arde e trafige.
Chi fa qual noi parlar la muta pica?
Chi 'l nero corvo e gli altri muti uccelli?
La brama sol di quel che li nutrica.
Però s'avien ch'io scriva e ch'io favelli,
narrando l'amorosa mia fatica,
non son io no, son gli occhi vaghi e belli.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Gli occhi onde mi legasti, Amor, affrena,
    sì che non veggan mai altra bellezza,
    altra creanza ed altra gentilezza
    di belle donne onde la Francia è piena;
    acciò che quanto ora è dolce ed amena,
    non sia piena di lagrime e d'asprezza
    la vita mia, ch'ogn'altra cosa sprezza,
    fuor che la luce lor chiara e serena.
    E, s'egli avien che sia lor mostro a sorte,
    obietto che sia degno esser amato,
    ed accenda quel cor tenace e forte,
    ferisci lui col tuo stral impiombato,
    o con quel d'oro dona a me la morte,
    perché viver non voglio in tale stato.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Alto colle, gradito e grazioso,
      novo Parnaso mio, novo Elicona,
      ove poggiando attendo la corona,
      de le fatiche mie dolce riposo:
      quanto sei qui tra noi chiaro e famoso,
      e quanto sei a Rodano e a Garona,
      a dir in rime alto disio mi sprona,
      ma l'opra è tal, che cominciar non oso.
      Anzi quanto averrà che mai ne canti,
      fia pura ombra del ver, perciò che 'l vero
      va di lungo il mio stil e l'altrui innanti.
      Le tue frondi e 'l tuo giogo verdi e 'ntero
      conservi 'l cielo, albergo degli amanti.
      Colle gentil, dignissimo d'impero.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Fugge tra selve spaventose e scure,
        per lochi inabitati, ermi e selvaggi.
        Il mover de le frondi e di verzure,
        che di cerri sentia, d'olmi e di faggi,
        fatto le avea con subite paure
        trovar di qua di là strani viaggi;
        ch'ad ogni ombra veduta o in monte o in valle,
        temea Rinaldo aver sempre alle spalle.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Con un gran ramo d'albero rimondo,
          di ch'avea fatto una pertica lunga,
          tenta il fiume e ricerca sino al fondo,
          né loco lascia ove non batta e punga.
          Mentre con la maggior stizza del mondo
          tanto l'indugio suo quivi prolunga,
          vede di mezzo il fiume un cavalliero
          insino al petto uscir, d'aspetto fiero.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Pur si ritrova ancor su la rivera,
            là dove l'elmo gli cascò ne l'onde.
            Poi che la donna ritrovar non spera,
            per aver l'elmo che 'l fiume gli asconde,
            in quella parte onde caduto gli era
            discende ne l'estreme umide sponde:
            ma quello era sì fitto ne la sabbia,
            che molto avrà da far prima che l'abbia.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Poi che si vide il traditore uscire,
              quel ch'avea prima disegnato, invano,
              o da sé torla, o di farla morire,
              nuovo argumento imaginossi e strano.
              Le si fè incontra, e su la fè salire
              là dove il monte era forato e vano;
              e le disse ch'avea visto nel fondo
              una donzelIa di viso giocondo.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Così dicendo, alla cima superna
                del solitario monte il destrier caccia,
                mirando pur s'alcuna via discerna,
                come lei possa tor da la sua traccia.
                Ecco nel sasso truova una caverna,
                che si profonda più di trenta braccia.
                Tagliato a picchi ed a scarpelli il sasso
                scende giù al dritto, ed ha una porta al basso.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  E fece iscusa tal, che quel messaggio
                  parve contento rimanere e cheto.
                  Indi girò la briglia al suo viaggio,
                  con Pinabel che non ne parve lieto;
                  che seppe esser costei di quel lignaggio
                  che tanto ha in odio in publico e in secreto:
                  e già s'avisa le future angosce,
                  se lui per maganzese ella conosce.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    A Bradamante il messagger novella
                    di Mompolier e di Narbona porta,
                    ch'alzato gli stendardi di Castella
                    avean, con tutto il lito d'Acquamorta;
                    e che Marsilia, non v'essendo quella
                    che la dovea guardar, mal si conforta,
                    e consiglio e soccorso le domanda
                    per questo messo, e se le raccomanda.
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