Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Giardino autunnale

Al giardino spettrale al lauro muto
de le verdi ghirlande
a la terra autunnale
un ultimo saluto!
A l'aride pendici
aspre arrossate nell'estremo sole
confusa di rumori rauchi grida la lontana vita:
grida al morente sole
che insanguina le aiole.
S'intende una fanfara
che straziante sale: il fiume spare
ne le arene dorate; nel silenzio
stanno le bianche statue a capo i ponti
volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
tenero e grandioso
sorge ed anela in alto al mio balcone:
e in aroma d'alloro,
in aroma d'alloro acre languente,
tra le statue immortali nel tramonto
ella m'appar, presente.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    La Chimera

    Non so se tra rocce il tuo pallido
    viso m'apparve, o sorriso
    di lontananze ignote
    fosti, la china eburnea
    fronte fulgente o giovine
    suora de la Gioconda:
    o delle primavere
    spente, per i tuoi mitici pallori
    o Regina o Regina adolescente:
    ma per il tuo ignoto poema
    di voluttà e di dolore
    musica fanciulla esangue
    segnato di linea di sangue
    nel cerchio delle labbra sinuose,
    regina de la melodia:
    ma per il vergine capo
    reclino, io poeta notturno
    vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
    io per il tuo dolce mistero
    io per il tuo divenir taciturno.
    Non so se la fiamma pallida
    fu dei capelli il vivente
    segno del suo pallore,
    non so se fu un dolce vapore,
    dolce sul mio dolore,
    sorriso di un volto notturno:
    guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
    e l'immobilità dei firmamenti
    e i gonfii rivi che vanno piangenti
    e l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
    e ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
    e ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Donna genovese

      Tu mi portasti un po' d'alga marina
      Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
      Che è corso di lontano e giunge grave
      D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
      -Oh la divina
      Semplicità delle tue forme snelle-
      Non amore non spasimo, un fantasma,
      Un'ombra della necessità che vaga
      Serena e ineluttabile per l'anima
      E la discioglie in gioia, in incanto serena
      Perché per l'infinito lo scirocco
      Se la possa portare.
      Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        O poesia poesia poesia

        O poesia poesia poesia
        Sorgi, sorgi, sorgi
        Su dalla febbre elettrica del selciato notturno.
        Sfrenati dalle elastiche silhouttes equivoche
        Guizza nello scatto e nell'urlo improvviso
        Sopra l'anonima fucileria monotona
        Delle voci instancabili come i flutti
        Stride la troia perversa al quadrivio
        Poiché l'elegantone le rubò il cagnolino
        Saltella una cocotte cavalletta
        Da un marciapiede a un altro tutta verde
        E scortica le mie midolla il raschio ferrigno del tram
        Silenzio - un gesto fulmineo
        Ha generato una pioggia di stelle
        Da un fianco che piega e rovina sotto il colpo prestigioso
        In un mantello di sangue vellutato occhieggiante
        Silenzio ancora. Commenta secco
        E sordo un revolver che annuncia
        E chiude un altro destino.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Il canto della tenebra

          La luce del crepuscolo si attenua:
          Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
          Al cuore che non ama più!
          Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
          Sorgenti, sorgenti che sanno
          Sorgenti che sanno che spiriti stanno
          Che spiriti stanno a ascoltare
          Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
          Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
          Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
          Ma per i cuori leggeri un'altra vita è alle porte:
          Non c'è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
          Più Più Più
          Intendi chi ancora ti culla:
          Intendi la dolce fanciulla
          Che dice all'orecchio: Più Più
          Ed ecco si leva e scompare
          Il vento: ecco torna dal mare
          Ed ecco sentiamo ansimare
          Il cuore che ci amò di più!
          Guardiamo: di già il paesaggio
          Degli alberi e l'acque è notturno
          Il fiume va via taciturno
          Pùm! Mamma quell'omo lassù! "
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            In un momento

            In un momento
            Sono sfiorite le rose
            I petali caduti
            Perché io non potevo dimenticare le rose
            Le cercavamo insieme
            Abbiamo trovato delle rose
            Erano le sue rose erano le mie rose
            Questo viaggio chiamavamo amore
            Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
            Che brillavano un momento al sole del mattino
            Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
            Le rose che non erano le nostre rose
            Le mie rose le sue rose
            P. S. E così dimenticammo le rose.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Una sera che ero uscito a spasso

              Una sera che ero uscito a spasso,
              a spasso in Bristol Street,
              sul lastrico le folle erano campi
              di grano pronto per la mietitura.

              E lungo il fiume in piena
              udii un innamorato che cantava
              sotto un'arcata della ferrovia:
              "l'amore non ha fine".

              "Io ti amerò, mio caro, ti amerò
              finché la Cina e l'Africa s'incontrino
              e il fiume schizzi sopra la montagna
              e per la strada cantino i salmoni".

              "Io ti amerò finché l'oceano sia
              ripiegato e steso ad asciugare
              e vadano la sette stelle urlando
              come oche in giro per il cielo".

              "Come conigli correvano gli anni
              perché io tengo stretto fra le braccia
              il Fiore delle Età
              e il primo amore al mondo".

              Ma tutti gli orologi di città
              si misero a vibrare e rintoccare:
              "Oh, non lasciarti illudere dal Tempo,
              non puoi vincere il Tempo".

              "Nelle tane dell'Incubo,
              dove Giustizia è nuda,
              dall'ombra il Tempo vigila
              e tossisce se ha voglia di baciare".

              "Tra emicranie e in ansia
              vagamente la vita cola via
              e il Tempo avrà vinto la partita
              domani o ancora oggi".

              "In molte verdi valli
              si accumula la neve spaventosa;
              il Tempo spezza le danze intrecciate
              e dell'alteta lo stupendo tuffo".

              "Oh, immergi nell'acqua le tue mani,
              giù fino al polso immergile
              e guarda, guarda bene nel catino
              e chiediti che cosa hai perduto".

              "Nella credenza scricchiola il ghiacciaio,
              il deserto sospira dentro il letto
              e nella tazza la crepa dischiude
              un sentiero alla terra dei defunti".

              "Dove i barboni vincono bei soldi
              e il Gigante fa le moine a Jack
              e l'Angioletto è un nuovo Sacripante
              e Jill finisce giù lunga distesa".

              "Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
              guarda nella tua ambascia;
              la vita è ancora una benedizione
              anche se benedire tu non puoi".

              "Oh, rimani, rimani alla finestra
              mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
              tu amerai il prossimo tuo storto
              con il tuo storto cuore".

              Era tardi, già tardi quella sera,
              loro, gli amanti, se ne erano andati;
              tutti i rintocchi erano cessati
              e il gran fiume correva come sempre.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Calypso

                Più svelto, macchinista, e fammi in fretta
                la Springfield Line sotto il sole splendente.
                Via come un razzo, non fermarti mai
                finché non freni in Grand Central, New York.
                Perché ad aspettarmi c'è laggiù,
                in mezzo a quel salone, colui che fra tutti amo di più.
                Se non è lì quando arrivo in città
                starò sul marciapiede e piangerò.
                Perché è lui che voglio rimirare,
                l'acme di perfezione e di bontà.
                Se mi serra la mano e mi dice "ti amo",
                ed è per me un fenomeno sublime.
                I boschi sono tutti verdi e lustri ai lati del binario
                ; anche gli alberi hanno i loro amori, pur diversi dal mio.
                Ma il povero banchiere vecchio e obeso, in carrozza di lusso,
                non ha nessuno che lo ami eccetto il suo avana.
                Se fossi io il Capo dela Chiesa o dello Stato,
                m'inciprierei il naso e ordinerei a tutti di aspettare.
                Perché l'amore conta ed è potente
                ben più di un prete o di un politicante.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Canzone

                  Pesci nei placidi laghi
                  sfoggiano scie di colori,
                  cigni nell'aria invernale
                  hanno un candore perfetto
                  e incede il grande leone
                  per il suo bosco innocente;
                  leone, pesci e cigno
                  in scena e già sono andati
                  sull'onda irruente del Tempo.

                  Noi, finché i giorni d'ombra son maturi,
                  noi dobbiamo piangere e cantare
                  del dovere il sopruso consapevole,
                  il Diavolo nell'orgoglio,
                  la bontà portata attentamente
                  per espiazione o per nostra fortuna;
                  noi i nostri amori li dobbiamo perdere,
                  volgendo uno sguardo invidioso
                  a ogni animale e uccello che si muove.

                  Sospiri per folliecompiute e dette
                  attorcono i nostri angusti giorni,
                  ma devo benedire e celebrare
                  che tu, mio cigno, avendo
                  tutti i doni che Natura
                  impulsiva ha dato al cigno,
                  la maestà e l'orgoglio,
                  vi aggiungessi ieri notte
                  il tuo amore volontario.
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