Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Oh, cos'è questo rumore

Oh, cos'è quel rumore lancinante
giù nella valle, un rullare, un rullare?
Nient'altro che i soldati in marcia, caro,
i soldati scarlatti.

Oh, cos'è quella luce che mi abbaglia
in lontananza come un lampo, un lampo?
Non è che il sole sulle armi, caro,
mentre avanzano svelti.

Oh, che fanno con tutti quegli arnesi,
cosa faranno stamane, stamane?
Solo manovre, come sempre, caro,
o forse è un segnale.

Oh, perché sono usciti in strada
e voltano il capo, in fila, in fila?
Sarà arrivato un contrordine, caro.
Ma perché ti inginocchi?

Oh, non si sono fermati dal dottore
né frenano i cavalli, i cavalli?
Bé, di feriti non ne hanno, caro,
nessuno in quei reparti.

Oh, è il parroco che cercano, quel vecchio
tutto bianco, sarà lui, sarà lui?
No, vanno oltre, oltre il cancello, caro,
senza fargli visita.

Oh, toccherà al fattore qui accanto,
a lui che è così furbo, così furbo?
La fattoria l'hanno passata, caro,
e già stanno correndo.

Oh, dove vai? Rimani qui con me!
Le tue promesse erano inganni, inganni?
No, ho giurato di amarti, caro,
ma ora devo andare.

Oh, è rotto il chiavistello, è a pezzi l'uscio,
oh, la via che hanno scelto è questa, è questa;
hanno così pesanti gli stivali
e hanno occhi di fuoco.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Sotto un abietto salice

    Sotto un abietto salice
    non ti affliggere più, innamorato:
    segua al pensiero rapida azione.
    A che serve pensare?
    La tua incessante prostrazione
    mostra quanto sei freddo;
    alzati, su, e ripiega
    la tua mappa di desolazione.

    I rintocchi che scorrono sui prati
    da quella fosca guglia
    suonan per queste ombre senza amore
    che all'amore non servono.
    Ciò che è vivo può amare: perché ancora
    piegarsi alla sconfitta
    con le braccia incrociate?
    Attacca e vincerai.

    Stormi di anatre in volo sul tuo capo
    e sanno dove andare,
    freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi
    e vanno verso l'oceano.
    Cupa e opaca è la tua costernazione:
    cammina, dunque, vieni,
    non più così tarpato
    in preda alla tua soddisfazione.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Ninnananna

      Posa il capo assopito, amore mio,
      umano sul mio braccio senza fede;
      tempo e febbri avvampino e cancelliano
      ogni bellezza individuale, via
      dai bambini pensosi, e poi la tomba
      attesta che effimero è il bambino:
      ma finch'è spunti il giorno mi rimanga
      tra le braccia la viva creatura,
      mortale sì, colpevole, eppure
      per me il bello nella sua interezza.

      Anima e corpo non hanno confini:
      agli amanti che giacciono sul suo
      tollerante declivio incantato
      in preda al deliquio ricorrente,
      solenne la visione manda Venere
      di soprannaturale armonia,
      di universale amore e speranza;
      mentre un'astratta intuizione accende,
      in mezzo ai ghiacciai e fra le rupi,
      dell'eremita l'estasi carnale.

      Passano sicurezze e fedeltà
      allo scoccare della mezzanotte
      come le vibrazioni di campana,
      e forsennati alla moda lanciano
      il loro pedantesco, uggioso grido:
      il costo fino all'ultimo centesimo
      - sta scritto in tutte le temute carte -
      andrà pagato, ma da questa notte
      non un solo bisbiglio, nè un pensiero,
      non un bacio o uno sguardo sia perduto.

      Bellezza muore, e mezzanotte, ed estasi:
      che i venti dell'alba, mentre lievi
      spirano intorno al tuo capo sognante,
      mostrino un giorno di accoglienza tale
      che occhio e cuore pulsino e gioiscano,
      paghi di un mondo, il nostro, che è mortale;
      meriggi di arsura ti ritrovino
      nutrito dei poteri involontari,
      notti di oltraggio ti lascino andare
      sorvegliato da ogni umano amore.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Johnny

        Oh, la valle in estate dove io e il mio John
        lungo il profondo fiume andavamo su e giù
        mentre i fiori nell'erba e gli uccelli nell'aria
        ragionavano dolci del reciproco amore,
        e io sulla sua spalla dicevo: "Su, giochiamo":
        ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

        Oh, il venerdì ricordo, era sotto Natale,
        quando noi due andammo a quel ballo benefico,
        così liscia la pista e chiassosa l'orchestra,
        e Johnny così bello che ero così fiera;
        "Stringimi forte, Johnny, balliamo fino all'alba":
        ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

        Scorderò mai la sera nel palco al gran galà
        quando pioveva musica da ogni ugola stupenda?
        Pendevano abbaglianti le perle e i diamanti
        da ogni abito di seta argentata o dorata:
        "Oh, Johnny, mi sento in cielo" io dissi in un bisbiglio:
        ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

        Oh sì, ma era bello come un giardino in fiore,
        alto e slanciato come la grande Torre Eiffel,
        quando si spense il valzer sull'ampia promenade
        oh, quel sorriso e gli occhi mi andaron dritti al cuore;
        "Oh, caro Johnny, sposami, ti amerò e obbedirò":
        Ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

        Oh, questa notte, Johnny, io ti ho sognato, amore,
        su un braccio avevi il sole e sull'altro la luna,
        tutto azzurro era il mare ed era verde l'erba,
        ogni stella agitava un tamburello tondo;
        io ero in un abisso giù a diecimila miglia:
        ma tu con un cipiglio di tuono te ne andavi.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Alla fine il segreto viene fuori

          Alla fine il segreto viene fuori,
          come deve succedere ogni volta,
          è matura la deliziosa storia
          da raccontare all'amico del cuore;
          davanti al tè fumante e nella piazza
          la lingua ottiene quello che voleva;
          le acque chete corrono profonde
          mio caro, non c'è fumo senza fuoco.

          Dietro il morto in fondo al serbatoio,
          dietro il fantasma sul prato da golf,
          dietro la dama che ama il ballo e dietro
          il signore che beve come un matto,
          sotto l'aspetto affaticato,
          l'attacco di emicrania e il sospiro
          c'è sempre un'altra storia,
          c'è più di quello che si mostra all'occhio.

          Per la voce argentina che d'un tratto
          canta lassù dal muro del convento,
          per l'odore che viene dai sanbuchi,
          per le stampe di caccia nell'ingresso,
          per le gare di croquet in estate,
          la tosse, il bacio, la stretta di mano,
          c'è sempre un segreto malizioso,
          un motivo privato in tutto questo.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Blues in Memoria

            Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
            fate tacere il cane con un osso succulento,
            chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
            portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

            Incrocino gli aereoplani lassù
            e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
            allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
            i vigili si mettano i guanti di tela nera.

            Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
            la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
            il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
            pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.

            Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
            imballate la luna, smontate pure il sole;
            svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
            perché ormai nulla può giovare.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              La verità, vi prego, sull'amore

              Dicono alcuni che amore è un bambino
              e alcuni che è un uccello,
              alcuni che manda avanti il mondo
              e alcuni che è un'assurdità
              e quando ho domandato al mio vicino,
              che aveva tutta l'aria di sapere,
              sua moglie si è seccata e ha detto che
              non era il caso, no.

              Assomiglia a una coppia di pigiami
              o al salame dove non c'è da bere?
              Per l'odore può ricordare i lama
              o avrà un profumo consolante?
              È pungente a toccarlo, come un prugno
              o è lieve come morbido piumino?
              È tagliente o ben lischio lungo gli orli?
              La verità, vi prego, sull'amore.

              I manuali di storia ce ne parlano
              in qualche noticina misteriosa,
              ma è un argomento assai comune
              a bordo delle navi da crociera;
              ho trovato che vi si accenna nelle
              cronache dei suicidi
              e l'ho visto persino scribacchiato
              sul retro degli orari ferroviari.

              Ha il latrato di un alsaziano a dieta
              o il bum-bum di una banda militare?
              Si può farne una buona imitazione
              su una sega o uno Steinway da concerto?
              Quando canta alle este è un finimondo?
              Apprezzerà soltanto roba classica?
              Smetterà se si vuole un po' di pace?
              La verità grave, vi prego, sull'amore.

              Sono andato a guardare nel bersò
              lì non c'era mai stato;
              ho esportato il Tamigi a Maidenhead,
              e poi l'aria balsamica di Brighton.
              Non so che cosa mi cantasse il merlo,
              o che cosa dicesse il tulipano,
              ma non era nascosto nel pollaio
              e non era nemmeno sotto il letto.

              Sa fare delle smorfie straordinarie?
              Sull'altalena soffre di vertigini?
              Passerà tutto il suo tempo alle corse
              o strimpellando corde sbrindellate?
              Avrà idee personali sul denaro?
              È un buon patriota o mica tanto?
              Ne racconta di allegre, anche se spinte?
              La verità, vi prego, sull'amore.

              Quando viene, verrà senza avvisare,
              proprio mentre sto frugando il naso?
              Busserà la mattina alla mia porta
              o là sul bus mi pesterà un piede?
              Accedrà come quando cambia il tempo?
              Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
              Darà una svolta a tutta la mia vita?
              La verità, vi prego, sull'amore.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Il principe rivoluzionario

                "Parla il cameriere"
                Quando tiene i discorsi, è vero,
                è rivoluzionario, lo ammetto:
                ma quando non parla cambia aspetto,
                diventa di tutt'altro umore.

                È a casa che avviene il cambiamento:
                povero me, se manco di rispetto!
                O se nel dargli un foglio non lo metto
                come vuole lui, nel vassoio d'argento!

                Ti basti questo: quando va in campagna
                a tenere le conferenze nei comizi
                sua moglie la chiama: la compagna.
                La compagna? Benissimo: ma allora
                perché con le persone di servizio
                continua a chiamarla: la mia signora?
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  In pretura

                  - Alzatevi, accusata: vi chiamate?
                  - Pia Tonzi. - Maritata? - Sissignora.
                  - Con prole? - No... con uno che lavora...
                  - D'anni? - Ventotto. - Che mestiere fate?

                  - Esco la sera verso una cert'ora...
                  - Già, comprendo benissimo, abbordate...
                  - Oh, dico, sor pretore, rispettate
                  l'onorabbilità d'una signora!

                  - Ma le guardie vi presero al momento
                  che facevate i segni ad un signore,
                  scandalizzando tutto il casamento...

                  - Loro potranno divve quer che vonno:
                  ma io, su le questioni de l'onore,
                  fo come li Ministri: nun risponno!
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    L'agnello infurbito

                    Un lupo che beveva in un ruscello
                    vidde, dall'antra parte de la riva,
                    l'immancabbile Agnello.
                    -Perché nun venghi qui? - je chiese er Lupo -
                    L'acqua, in quer punto, é torbida e cattiva
                    e un porco ce fa spesso er semicupio.
                    Da me, che nun ce bazzica er bestiame,
                    er ruscelletto è limpido e pulito... -
                    L'Agnello disse: - Accetterò l'invito
                    quanno avrò sete e tu nun avrai fame.
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