Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Grandi misteri abitano

Grandi misteri abitano
la soglia del mio essere,
la soglia dove esitano
grandi uccelli che fissano
il mio tardivo andar aldilà di vederli.

Sono uccelli pieni di abisso,
come ci sono nei sogni.
Esito se scandaglio e medito,
e per la mia anima è cataclisma
la soglia dove essa sta.

Allora mi sveglio dal sogno
e mi rallegro della luce,
seppure di malinconico giorno;
perché la soglia è paurosa
e ogni passo è una croce.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Nella casa di fronte a me e ai miei sogni

    Nella casa di fronte a me e ai miei sogni
    che felicità c'è sempre!

    Vi abitano persone sconosciute che ho già visto senza vedere.
    Sono felici, perché esse non sono io.

    I bambini, che giocano sugli alti terrazzi,
    vivono tra vasi di fiori,
    eternamente, senza dubbio.

    Le voci che salgono dall'intimità domestica
    cantano sempre, senza dubbio.
    Sì, devono cantare.

    Quando è festa qua fuori, è festa là dentro.
    E così deve essere laddove tutto si adatta:
    l'uomo alla Natura, perché la città è Natura.

    Che grande felicità non essere io!

    Ma anche gli altri non penseranno così?
    Quali altri? Non ci sono altri.
    Quanto pensano gli altri è una casa con la finestra chiusa,
    o se si apre,
    è perché i bambini possano giocare sulla veranda inferriata,
    tra i vasi di fiori che non ho mai visto quali fossero.

    Gli altri non sentono mai.
    Chi sente siamo noi,
    sì, tutti noi,
    perfino io, che ora non sento più nulla.

    Nulla? Non so...
    Un nulla che fa male...
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Questo

      Dicon che fingo o mento
      quanto io scrivo. No:
      semplicemente sento
      con l'immaginazione,
      non uso il sentimento.

      Quanto traverso o sogno,
      quanto finisce o manco
      è come una terrazza
      che dà su un'altra cosa.
      É questa cosa che è bella.

      Così, scrivo in mezzo
      a quanto vicino non è:
      libero dal mio laccio,
      sincero di quel che non è.
      Sentire? Senta chi legge.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Stanca essere

        Stanca essere, sentire duole, pensare distrugge.
        A noi estranea, in noi e fuori,
        precipita l'ora, e tutto in lei precipita.
        Inutilmente l'anima lo piange.

        A che serve? Che cos'è che deve servire?
        Pallido abbozzo lieve
        del sole d'inverno che sorride sul mio letto...
        Vago sussurro breve.

        Delle piccole voci con cui il mattino si sveglia,
        della futile promessa del giorno,
        morta sul nascere, nella speranza lontana e assurda
        in cui l'anima confida.
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