Poesie inserite da Simone Sabbatini

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Scritta da: Simone Sabbatini

Home sweet home

Cercando lo schema ogni giorno migliore
abitiamo vite sempre più piene
fitte di griglie, tabelle e direzioni,
precedenze, giustizie, noie ed eccezioni;
al punto di sentirle creature,
sapendole sempre prigioni.
Finché stanchi soffiamo queste sbarre di fumo,
ma tanta libertà in un respiro
ci fa troppa paura. E allora
aggiungiamo una freccia, domani una griglia
cerchiamo uno schema migliore
perché in fondo è accogliente
la nostra prigione.
Composta lunedì 17 gennaio 2011
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    Scritta da: Simone Sabbatini

    Uguaglianza

    Scopriremo forse un giorno
    l'uguaglianza.
    Tanti cyborg vestiti da persone
    tutti in fila sulle panche della chiesa
    tutti in coda, sguardo a terra, camminare
    passo passo, dirigersi all'altare.
    Ma sotto sotto controllare
    il cappellino storto della signora accanto
    la scarpa sporca di chi torna già a sedere,
    perfino il prete ha lo sguardo stanco
    mentre dice, o almeno pare,
    Buon Natale.
    E ognuno è già più buono
    a non capire
    solo aspettare
    In nomine Patri,
    sequenza di zeri
    fuor di codifica
    "andiamo grazie a Dio".
    Allora
    campane solo come tortura
    latrati di povere bestie animate,
    e animali insipidi
    in coda per un pezzo di pane.

    Cimiteri astratti di pensieri sintetici
    rifugi artificiali senza inferni e paradisi
    di preghiere eteree verso tombe vuote.
    Cimiteri da schiamazzo il 2 novembre
    da strapazzare i morti di fiori e avemarie;
    da stramazzare morti tutto l'anno
    non più nel corpo, non nel cuore
    morti soli nell'oblio.
    Composta martedì 16 novembre 2010
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      Scritta da: Simone Sabbatini

      Sudore

      Tanta fatica per nulla.
      Tanto rumore
      occluso
      nel tuo silenzio ottuso,
      infantilmente bello
      e terribile,
      e le mie brutte mani
      in questo stesso bivio
      di parole soscritte, che
      non so scrivere,
      modi difficili da dire
      ridere chiassoso da museo
      e sempre la stessa insoddisfatta fame.
      La strada intrapresa ci naviga un po' addosso,
      per forza o per rancore, asfaltata di tempo.
      Composta domenica 10 febbraio 2008
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        Scritta da: Simone Sabbatini

        L'attimo

        Cogli l'attimo:
        quel tenero, violento momento
        vero
        in cui si fa estate nel tuo cuore,
        la terra s'asciuga al sole.

        E tutto evapora lasciando finzione:
        le emozioni si fanno bugie,
        che dicesti a te stesso;
        le illusioni, dolci che avevi coltivato,
        nient'altro che falsità;
        e gli inganni per l'anima,
        e il mare di ricordi in cui nuotavi felice...

        Tutto s'asciuga al sole,
        e uno scheletro di polvere
        resta a graffiarti l'anima, finché
        tutto crolla come terremoto – o sei tu che hai mosso il tavolo?
        vola via come uragano – o sono castelli di carta le nostre lacrime?
        come mareggiata tutto è travolto – chi li regge i fili dell'anima?
        (Come può andare lontano
        se tutto adesso è vento
        negli occhi...)

        Nel sale che scopri a sfaccettare l'alba
        un giorno che hai dormito di più
        leggi diverse impressioni
        sepolte, risorte, divenute
        passate in un attimo.
        Composta mercoledì 8 febbraio 2006
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          Scritta da: Simone Sabbatini

          Corsa libera

          Trasportato da emozioni e stati d'animo,
          prigioniero di processi e impulsi chimici,
          ma cosciente, e la coscienza mi fa libero
          che la chimica fa manifesto il vivere
          (acqua e saporito sale son le lacrime!)
          Vivo in pace la battaglia più difficile,
          dell'angoscia, dell'assurdo mal d'esistere.
          Corro svelto a quella mèta non visibile;
          l'importante non è più non farsi prendere,
          non cadere, ma nel caso ripartire,
          non rischiare di vedersi un giorno perdere:
          l'importante adesso è credere!
          Composta mercoledì 7 giugno 2000
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            Scritta da: Simone Sabbatini

            Volare giù

            Nelle notti a luna vuota
            il vento gela il fondo delle vie del cuore.
            Mi trasformo: la mia preda
            solletica l'istinto fino al non ritorno,
            ed è lì che si divide, e fa il mio nome:
            "Marionetta!" sussurra forte "è l'ora, Marionetta!"
            E sento il nylon tirarmi tra i vestiti
            braccia, testa, piedi ed ogni muscolo del corpo,
            ma tirarmi storto, dietro la luce e verso il fuoco.
            "Burattinaio ubriaco!" le rispondo. Ma più non riesco:
            non c'è terra sotto i piedi, e questa luna
            è vuota pure di parole. Non so
            se giù si arriva al mare, e quale.
            Il mio cadere è a forma di spirale, la mia voce
            gira gira, intreccia lettere e parole,
            taglia i fili ma non posso che girare.
            La noia, il mare, il vuoto: mi vien da vomitare.
            Il buio. La voglia di arrivare
            mi fa sentire il fondo – o è un'impressione?
            Il sangue cade e si raggruma.
            Composta mercoledì 18 luglio 2007
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              Scritta da: Simone Sabbatini

              Sai dire il mio nome?

              Credevo ci fosse almeno un po' di sole
              - sembrava quasi a volte vederlo apparire
              dove la nebbia si arrende, diradandosi un po' -.
              E invece di colpo ho sentito un tuo no,
              e non una luce a darmene avviso.
              Da allora mi sembra la nebbia la sola costante
              quando non piove, né grandina o nevica,
              non sempre tuonando. Ma spesso sto fuori e nemmeno mi bagno,
              più spesso ho paura e mi barrico dentro.
              Composta mercoledì 21 settembre 2005
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