Le migliori poesie inserite da Eclissi

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Scritta da: Eclissi

Scritto sulla sabbia

Che il bello e l'incantevole
Siano solo un soffio e un brivido,
che il magnifico entusiasmante
amabile non duri:
nube, fiore, bolla di sapone,
fuoco d'artificio e riso di bambino,
sguardo di donna nel vetro di uno specchio,
e tante altre fantastiche cose,
che esse appena scoperte svaniscano,
solo il tempo di un momento
solo un aroma, un respiro di vento,
ahimè lo sappiamo con tristezza.
E ciò che dura e resta fisso
non ci è così intimamente caro:
pietra preziosa con gelido fuoco,
barra d'oro di pesante splendore;
le stelle stesse, innumerabili,
se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi
- effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima.
No, il bello più profondo e degno dell'amore
pare incline a corrompersi,
è sempre vicino a morire,
e la cosa più bella, le note musicali,
che nel nascere già fuggono e trascorrono,
sono solo soffi, correnti, fughe
circondate d'aliti sommessi di tristezza
perché nemmeno quanto dura un battito del cuore
si lasciano costringere, tenere;
nota dopo nota, appena battuta
già svanisce e se ne va.

Così il nostro cuore è consacrato
con fraterna fedeltà
a tutto ciò che fugge
e scorre,
alla vita,
non a ciò che è saldo e capace di durare.
Presto ci stanca ciò che permane,
rocce di un mondo di stelle e gioielli,
noi anime-bolle-di-vento-e-sapone
sospinte in eterno mutare.
Spose di un tempo, senza durata,
per cui la rugiada su un petalo di rosa,
per cui un battito d'ali d'uccello
il morire di un gioco di nuvole,
scintillio di neve, arcobaleno,
farfalla, già volati via,
per cui lo squillare di una risata,
che nel passare ci sfiora appena,
può voler dire festa o portare dolore.
Amiamo ciò che ci somiglia,
e comprendiamo
ciò che il vento ha scritto
sulla sabbia.
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    Scritta da: Eclissi

    Si mis manos pudieran deshojar

    Yo pronuncio tu nombre
    en las noches oscuras,
    cuando vienen los astros
    a beber en la luna
    y duermen los ramajes
    de las frondas ocultas.
    Y yo me siento hueco
    de pasión y de música.
    Loco reloj que canta
    muertas horas antiguas.

    Yo pronuncio tu nombre,
    en esta noche oscura,
    y tu nombre me suena
    más lejano que nunca.
    Más lejano que todas las estrellas
    y más doliente que la mansa lluvia.

    ¿Te querrè como entonces
    alguna vez? ¿Què culpa
    tiene mi corazón?
    Si la niebla se esfuma,
    ¿què otra pasión me espera?
    ¿Serà tranquila y pura?
    ¡¡Si mis dedos pudieran
    deshojar a la luna!
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      Scritta da: Eclissi

      Temporale

      Nella montagna nera
      il torrente delira a voce alta
      a quella stessa ora
      avanzi tra precipizi
      nel tuo corpo sopito
      Il vento lotta al buio col tuo sogno
      boscaglia verde e bianca
      quercia fanciulla quercia millenaria
      il vento ti sradica e trascina e rade al suolo
      apre il tuo pensiero e lo disperde
      Turbine i tuoi occhi
      turbine il tuo ombelico
      turbine e vuoto
      Il vento ti spreme come un grappolo
      temporale sulla tua fronte
      temporale sulla tua nuca e sul tuo ventre
      Come un ramo secco
      il vento ti sbalza
      Nel tuo sogno entra il torrente
      mani verdi e piedi neri
      rotola per la gola
      di pietra nella notte
      annodata al tuo corpo
      di montagna sopita
      Il torrente delira
      fra le tue cosce
      soliloquio di pietre e d'acqua
      Sulle scogliere
      della tua fronte passa
      come un fiume d'uccelli
      Il bosco reclina il capo
      come un toro ferito
      il bosco s'inginocchia
      sotto l'ala del vento
      ogni volta più alto
      il torrente delira
      ogni volta più fondo
      nel tuo corpo sopito
      ogni volta più notte.
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        Scritta da: Eclissi

        Notturno

        Ho tanta paura
        delle foglie morte,
        paura dei prati
        gonfi di rugiada.
        Vado a dormire;
        se non mi sveglierai
        lascerò al tuo fianco
        il mio freddo cuore.

        Che cosa suona
        così lontano?
        Amore. Il vento sulle vetrate,
        amor mio!

        Ti cinsi collane
        con gemme d'aurora.
        Perché mi abbandoni
        su questo cammino?
        Se vai tanto lontana
        il mio uccello piange
        e la vigna verde
        non darà vino.

        Che cosa suona
        così lontano?
        Amore. Il vento sulle vetrate,
        amor mio!

        Non saprai mai
        o mia sfinge di neve,
        quanto
        t'avrei amata
        quei mattini
        quando a lungo piove
        e sul ramo secco
        si disfa il nido.

        Che cosa suona
        così lontano?
        Amore. Il vento sulle vetrate,
        amore mio!
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          Scritta da: Eclissi

          L'ombra dell'anima mia

          L'ombra dell'anima mia
          fugge in un tramonto di alfabeti,
          nebbia di libri
          e di parole.

          L'ombra dell'anima mia!

          Sono giunto alla linea dove cessa
          la nostalgia,
          e la goccia di pianto si trasforma
          in alabastro di spirito.

          (L'ombra dell'anima mia!)

          Il fiocco del dolore
          finisce,
          ma resta la ragione e la sostanza
          del mio vecchio mezzogiorno di labbra,
          del mio vecchio mezzogiorno
          di sguardi.

          Un torbido labirinto
          di stelle affumicate
          imprigiona le mie illusioni
          quasi appassite.

          L'ombra dell'anima mia!

          E un'allucinazione
          munge gli sguardi.
          Vedo la parola amore
          sgretolarsi.

          Mio usignolo!
          Usignolo!
          Canti ancora?
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            Scritta da: Eclissi

            Lode del dubbio

            Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
            serenamente e con rispetto chi
            come moneta infida pesa la vostra parola!
            Vorrei che foste accorti, che non deste
            con troppa fiducia la vostra parola.

            Leggete la storia e guardate
            in fuga furiosa invincibili eserciti.
            In ogni luogo
            fortezze indistruttibili rovinano e
            anche se innumerabile era l'armata salpando,
            le navi che tornarono
            le si poté contare.
            Fu così un giorno un uomo sulla inaccessibile vetta
            e giunse una nave alla fine
            dell'infinito mare.

            Oh bello lo scuoter del capo
            su verità incontestabili!
            Oh il coraggioso medico che cura
            l'ammalato senza speranza!

            Ma d'ogni dubbio il più bello
            è quando coloro che sono
            senza fede, senza forza, levano il capo e
            alla forza dei loro oppressori
            non credono più!

            Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
            Quante vittime costò!
            Com'era difficile accorgersi
            che fosse così e non diverso!
            Con un respiro di sollievo un giorno
            un uomo nel libro del sapere lo scrisse.

            Forse a lungo là dentro starà e più generazioni
            ne vivranno e in quello vedranno un'eterna sapienza
            e spezzeranno i sapienti chi non lo conosce.
            Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
            che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
            E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
            gravemente cancella quella tesi.

            Intronato dagli ordini, passato alla visita
            d'idoneità da barbuti medici, ispezionato
            da esseri raggianti di fregi d'oro, edificato
            da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
            un libro redatto da Iddio in persona,
            erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
            che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
            nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
            Veramente gli è difficile
            dubitare di questo mondo.
            Madido di sudore si curva l'uomo
            che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.

            Ma sgobba madido di sudore anche l'uomo
            che la propria casa si costruisce.
            Sono coloro che non riflettono, a non
            dubitare mai. Splendida è la loro digestione,
            infallibile il loro giudizio.
            Non credono ai fatti, credono solo a se stessi.
            Se occorre, tanto peggio per i fatti.
            La pazienza che han con se stessi
            è sconfinata. Gli argomenti
            li odono con gli orecchi della spia.

            Con coloro che non riflettono e mai dubitano
            si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
            Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
            per schivare la decisione. Le teste
            le usano solo per scuoterle. Con aria grave
            mettono in guardia dall'acqua i passeggeri dl navi che affondano.
            Sotto l'ascia dell'assassino
            si chiedono se anch'egli non sia un uomo.

            Dopo aver rilevato, mormorando,
            che la questione non è ancora sviscerata vanno a letto.
            La loro attività consiste nell'oscillare.
            Il loro motto preferito è: l'istruttoria continua.

            Certo, se il dubbio lodate
            non lodate però
            quel dubbio che è disperazione!
            Che giova poter dubitare, a colui
            che non riesce a decidersi!
            Può sbagliare ad agire
            chi di motivi troppo scarsi si contenta!
            Ma inattivo rimane nel pericolo
            chi di troppi ha bisogno.

            Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
            che tale sei, perché hai dubitato
            delle guide! E dunque a chi è guidato
            permetti il dubbio!
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