Le migliori poesie inserite da Eclissi

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Scritta da: Eclissi

La città

Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina".

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.
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    Scritta da: Eclissi

    Ode alla notte

    Vieni, Notte antichissima e identica,
    Notte Regina nata detronizzata,
    Notte internamente uguale al silenzio, Notte
    con le stelle, lustrini rapidi
    sul tuo vestito frangiato di Infinito.

    Vieni vagamente,
    vieni lievemente,
    vieni sola, solenne, con le mani cadute
    lungo i fianchi, vieni
    e porta i lontani monti a ridosso degli alberi vicini,
    fondi in un campo tuo tutti i campi che vedo,
    fai della montagna un solo blocco del tuo corpo,
    cancella in essa tutte le differenze che vedo da lontano di giorno,
    tutte le strade che la salgono,
    tutti i vari alberi che la fanno verde scuro in lontananza,

    tutte le case bianche che fumano fra gli alberi
    e lascia solo una luce, un'altra luce e un'altra ancora,
    nella distanza imprecisa e vagamente perturbatrice,
    nella distanza subitamente impossibile da percorrere.

    Nostra Signora
    delle cose impossibili che cerchiamo invano,
    dei sogni che ci visitano al crepuscolo, alla finestra,
    dei propositi che ci accarezzano
    sulle ampie terrazze degli alberghi cosmopoliti sul mare,
    al suono europeo delle musiche e delle voci lontane e vicine,
    e che ci dolgono perché sappiamo che mai li realizzeremo.

    Vieni e cullaci,
    vieni e consolaci,
    baciaci silenziosamente sulla fronte,
    cosi lievemente sulla fronte che non ci accorgiamo d'essere baciati
    se non per una differenza nell'anima
    e un vago singulto che parte misericordiosamente
    dall'antichissimo di noi
    laddove hanno radici quegli alberi di meraviglia
    i cui frutti sono i sogni che culliamo e amiamo,
    perché li sappiamo senza relazione con ciò che ci può
    essere nella vita.

    Vieni solennissima,
    solennissima e colma
    di una nascosta voglia di singhiozzare,
    forse perché grande è l'anima e piccola è la vita,
    e non tutti i gesti possono uscire dal nostro corpo,
    e arriviamo solo fin dove arriva il nostro braccio
    e vediamo solo fin dove vede il nostro sguardo.

    Vieni, dolorosa,
    Mater Dolorosa delle Angosce dei Timidi,
    Turris Eburnea delle Tristezze dei Disprezzati,
    fresca mano sulla fronte febbricitante degli Umili,
    sapore d'acqua di fonte sulle labbra riarse degli Stanchi.

    Vieni, dal fondo
    dell'orizzonte livido,
    vieni e strappami
    dal suolo dell'angustia in cui io vegeto,
    dal suolo di inquietudine e vita-di-troppo e false sensazioni
    dal quale naturalmente sono spuntato.

    Coglimi dal mio suolo, margherita trascurata,
    e fra erbe alte margherita ombreggiata,
    petalo per petalo leggi in me non so quale destino
    e sfogliami per il tuo piacere,
    per il tuo piacere silenzioso e fresco.

    Un petalo di me lancialo verso il Nord,
    dove sorgono le città di oggi il cui rumore ho amato come un corpo.
    Un altro petalo di me lancialo verso il Sud
    dove sono i mari e le avventure che si sognano.

    Un altro petalo verso Occidente,
    dove brucia incandescente tutto ciò che forse è il futuro,
    e ci sono rumori di grandi macchine e grandi deserti rocciosi
    dove le anime inselvatichiscono e la morale non arriva.

    E l'altro, gli altri, tutti gli altri petali
    – oh occulto rintocco di campane a martello nella mia anima! –
    affidali all'Oriente,
    l'Oriente da cui viene tutto, il giorno e la fede,
    l'Oriente pomposo e fanatico e caldo,
    l'Oriente eccessivo che io non vedrò mai,
    l'Oriente buddhista, bramanico, scintoista,
    l'Oriente che è tutto quanto noi non abbiamo,
    tutto quanto noi non siamo,
    l'Oriente dove – chissà – forse ancor oggi vive Cristo,
    dove forse Dio esiste corporalmente imperando su tutto...

    Vieni sopra i mari,
    sopra i mari maggiori,
    sopra il mare dagli orizzonti incerti,
    vieni e passa la mano sul suo dorso ferino,
    e calmalo misteriosamente,
    o domatrice ipnotica delle cose brulicanti!

    Vieni, premurosa,
    vieni, materna,
    in punta di piedi, infermiera antichissima che ti sedesti
    al capezzale degli dei delle fedi ormai perdute,
    e che vedesti nascere Geova e Giove,
    e sorridesti perché per te tutto è falso, salvo la tenebra e il silenzio,
    e il grande Spazio Misterioso al di la di essi... Vieni, Notte silenziosa ed estatica,
    avvolgi nel tuo mantello leggero
    il mio cuore... Serenamente, come una brezza nella sera lenta,
    tranquillamente, come un gesto materno che rassicura,
    con le stelle che brillano (o Travestita dell'Oltre!),
    polvere di oro sui tuoi capelli neri,
    e la luna calante, maschera misteriosa sul tuo volto.

    Tutti i suoni suonano in un altro modo quando tu giungi
    Quando tu entri ogni voce si abbassa
    Nessuno ti vede entrare
    Nessuno si accorge di quando sei entrata,
    se non all'improvviso, nel vedere che tutto si raccoglie,
    che tutto perde i contorni e i colori,
    e che nel cielo alto, ancora chiaramente azzurro e bianco all'orizzonte,
    già falce nitida, o circolo giallastro, o mero diffuso biancore, la luna comincia il suo giorno.
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      Scritta da: Eclissi

      Brutte abitudini

      Diceva che l'amore assomiglia al gioco
      E che lei perde sempre
      Diceva che era una brutta abitudine
      Che non si azzardava a curare.

      Diceva di temere la luce
      Nonostante avesse sacrificato molte notti
      Si accontentava della sua solitudine
      Non curava le amicizie
      Ma cadeva dalla sua nube
      Ogni volta che la pioggia la conduceva a terra.

      Diceva che la sua gioventù era invano
      Di essere dolce suo malgrado
      Ma poi si mostrava crudele
      Perché la tenerezza è come l'amore
      Una brutta abitudine
      Ed anche quel silenzio
      Di cui non potrà mai fare a meno.

      Diceva di essere una donna lassa
      Inadatta al sonno
      Ma dormiva per diventare un embrione
      E sprofondare negli abissi,
      Una donna esaurita
      Svuotata ogni giorno dai suoi vizi
      Ma che non voleva guarire.

      Diceva di essere una perdente di natura
      Perdente per meritare la vittoria
      Diceva infine che la vita è una brutta abitudine
      Dalla quale forse non guarirà
      Con un po' di determinazione
      E molto oblio.
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        Scritta da: Eclissi

        Albero azzurro

        Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine
        il silenzio diventa frutto
        e il sonno tempesta
        si socchiudono porte proibite
        e l'acque impara a soffrire.

        Quando la mia solitudine incontra i tuoi occhi
        il desiderio sale e si spande
        a volte marea insolente
        onda che corre senza fine
        nettare che cola goccia a goccia
        nettare piu ardente che un tormento
        inizio che non si compie mai.

        Quando i tuoi occhi e la mia solitudine si incontrano
        mi arrendo nuda come la pioggia
        e nuda come un seno sognato
        tenera come la vite che matura il sole
        molteplice mi arrendo
        finché nasca il albero del tuo amore
        Tanto alto e ribelle
        Tanto alto e tanto mio
        Freccia che ritorna all'arco
        Palma azzurra piantata nelle mie nuvole
        Cielo crescente che niente fermerà.
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          Scritta da: Eclissi

          Un'anima tu avevi

          Un'anima tu avevi
          cosi chiara ed aperta
          ch'io non potetti mai
          nella tua anima entrare.

          Andavo in cerca di aditi angusti,
          d'alti e difficili passaggi...
          Si andava alla tua anima
          per aperti cammini.

          Preparai un'alta scala
          - sognavo di alte mura
          che le fossero a guardia -,
          però l'anima tua
          era senza riparo
          di muri e di recinti.

          E ricercai la stretta porta
          della tua anima,
          ma non aveva accessi,
          così franca com'era,
          la tua anima.

          Dov'è che cominciava?
          Dov'è che aveva termine?
          E rimasi per sempre seduto
          sulle vaghe frontiere della tua anima.
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            Scritta da: Eclissi

            Sensazione

            I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
            Fremo per la mia allegria.
            A volte mi sento invadere da
            una vaga, fredda, triste, implacabile
            quasi-concupiscente spiritualità.

            Mi fa tutt'uno con l'erba.
            La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
            La brezza che sembra restia a passare
            scrolla dalle mie ore rossi petali
            e il mio cuore arde senza pioggia.

            Poi Dio diventa un mio vizio
            e i divini sentimenti un abbraccio
            che annega i miei sensi nel suo vino
            e non lascia contorni nei miei modi
            di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.

            I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano
            una vaga e tiepida anima-unità.
            Come il mare che prevede una tempesta,
            un pigro dolore e un'inquietudine fanno di me
            il mormorio di un incalzante stormo.

            I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano
            le loro interpresenze, e usurpano
            gli uni il posto degli altri. Non distinguo
            nulla in me tranne l'impossibile
            amalgama delle molte cose che sono.

            Sono un bevitore dei miei pensieri
            l'essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima...
            La mia volontà vi si impregna.
            Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire
            la bellezza nel dolore dei miei versi.
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              Scritta da: Eclissi
              Il mio sguardo è nitido come un girasole.
              Ho l'abitudine di camminare per le strade
              guardando a destra e a sinistra
              e talvolta guardando dietro di me...
              E ciò che vedo a ogni momento
              è ciò che non avevo mai visto prima,
              e so accorgermene molto bene.
              So avere lo stupore essenziale
              che avrebbe un bambino se, nel nascere,
              si accorgesse che è nato davvero...
              Mi sento nascere a ogni momento
              per l'eterna novità del Mondo...

              Credo al mondo come a una margherita,
              perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
              perché pensare è non capire...
              Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
              (pensare è un'infermità degli occhi)
              ma per guardarlo ed essere in armonia con esso...

              Io non ho filosofia: ho sensi.
              Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
              ma perché l'amo, e l'amo per questo
              perché chi ama non sa mai quello che ama,
              né sa perché ama, né cosa sia amare...

              Amare è l'eterna innocenza,
              e l'unica innocenza è non pensare...
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                Scritta da: Eclissi
                Non ho camminato nei tuoi sogni,
                né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
                non sono apparso nel cortile
                dove pioveva o meglio cominciava
                a piovere (questo verso
                lo cancello e non lo sostituirò),
                era allettante credere, come uno stupido,
                che ti avrei incontrato presto,
                eri tu che mi apparivi in sogno
                (e mi prendeva una dolce tenerezza),
                mi sistemavi i capelli sulle tempie.
                Quell'autunno perfino le poesie
                in parte mi riuscivano bene
                (però mancava sempre un verso o una rima
                per essere felice).
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                  Scritta da: Eclissi

                  Non ho bisogno di tempo

                  Non ho bisogno di tempo
                  per sapere come sei:
                  conoscersi è luce improvvisa.
                  Chi ti potrà conoscere
                  là dove taci, o nelle
                  parole con cui taci?
                  Chi ti cerchi nella vita
                  che stai vivendo, non sa
                  di te che allusioni,
                  pretesti in cui ti nascondi.
                  E seguirti all'indietro
                  in ciò che hai fatto, prima,
                  sommare azione a sorriso,
                  anni a nomi, sarà
                  come perderti. Io no.
                  Ti ho conosciuto nella tempesta.
                  Ti ho conosciuto, improvvisa,
                  in quello squarcio brutale
                  di tenebra e luce,
                  dove si rivela il fondo
                  che sfugge al giorno e alla notte.
                  Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
                  nuda ormai dell'equivoco,
                  della storia, del passato,
                  tu, amazzone sulla folgore,
                  palpitante di recente
                  ed inatteso arrivo,
                  sei così anticamente mia,
                  da tanto tempo ti conosco,
                  che nel tuo amore chiudo gli occhi,
                  e procedo senza errare,
                  alla cieca, senza chiedere nulla
                  a quella luce lenta e sicura
                  con cui si riconoscono lettere
                  e forme e si fanno i conti
                  e si crede di vedere
                  chi tu sia, o mia invisibile.
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