Sui rami indecisi andava una fanciulla ed era la vita. Sui rami indecisi. Con uno specchietto rifletteva il giorno che era lo splendore della sua fronte pura. Sui rami indecisi. Sulle tenebre andava sperduta, piangendo rugiada, prigioniera del tempo. Sui rami indecisi.
Quest'ora ha la forma di una pausa La pausa ha la tua forma Tu hai la forma di una fontana non d'acqua ma di tempo In cima allo zampillo della fonte saltano i miei pezzi: fui sono non sono ancora La mia vita non pesa Il passato si assottiglia Il futuro è un po' d'acqua nei tuoi occhi.
Lo sforzo umano non è quel bel giovane sorridente ritto sulla sua gamba di gesso o di pietra e che mostra grazie ai puerili artifici dello scultore la stupida illusione della gioia della danza e del giubilo evocante con l'altra gamba in aria la dolcezza del ritorno a casa No Lo sforzo umano non porta un fanciullo sulla spalla destra un altro sulla testa e un terzo sulla spalla sinistra con gli attrezzi a tracolla e la giovane moglie felice aggrappata al suo braccio Lo sforzo umano porta un cinto erniario e le cicatrici delle lotte intraprese dalla classe operaia contro un mondo assurdo e senza leggi Lo sforzo umano non possiede una vera casa esso ha l'odore del proprio lavoro ed è intaccato ai polmoni il suo salario è magro e così i suoi figli lavora come un negro e il negro lavora come lui Lo sforzo umano no ha il savoir-vivre Lo sforzo umano non ha l'età della ragione lo sforzo umano ha l'età delle caserme l'età dei bagni penali e delle prigioni l'età delle chiese e delle officine l'età dei cannoni e lui che ha piantato dappertutto i vigneti e accordato tutti i violini si nutre di cattivi sogni si ubriaca con il cattivo vino della rassegnazione e come un grande scoiattolo ebbro vorticosamente gira senza posa in un universo ostile polveroso e dal soffitto basso e forgia senza fermarsi la catena la terrificante catena in cui tutto s'incatena la miseria il profitto il lavoro la carneficina la tristezza la sventura l'insonnia la noia la terrificante catena d'oro di carbone di ferro e d'acciaio di scoria e polvere di ferro passata intorno al collo di un mondo abbandonato la miserabile catena sulla quale vengono ad aggrapparsi i ciondoli divini le reliquie sacre le croci al merito le croci uncinate le scimmiette portafortuna le medaglie dei vecchi servitori i ninnoli della sfortuna e il gran pezzo da museo il gran ritratto equestre il gran ritratto in piedi il gran ritratto di faccia di profilo su un sol piede il gran ritratto dorato il gran ritratto del grande indovino il gran ritratto del grande imperatore il gran ritratto del grande pensatore del gran camaleonte del grande moralizzatore del dignitoso e triste buffone la testa del grande scocciatore la testa dell'aggressivo pacificatore la testa da sbirro del grande liberatore la testa di Adolf Hitler la testa del signor Thiers la testa del dittatore la testa del fucilatore di non importa qual paese di non importa qual colore la testa odiosa la testa disgraziata la faccia da schiaffi la faccia da massacrare la faccia della paura.
Mi corazón oprimido siente junto a la alborada el dolor de sus amores y el sueño de las distancias. La luz de la aurora lleva semillero de nostalgias y la tristeza sin ojos de la médula del alma. La gran tumba de la noche su negro velo levanta para ocultar con el día la inmensa cumbre estrellada.
¡Què harè yo sobre estos campos cogiendo nidos y ramas, rodeado de la aurora y llena de noche el alma! ¡Què harè si tienes tus ojos muertos a las luces claras y no ha de sentir mi carne el calor de tus miradas!
¿Por què te perdì por siempre en aquella tarde clara? Hoy mi pecho està reseco como una estrella apagada.
Abbandono me stessa Nell'istinto assoluto Che si accende dal mio buio Avvolgendomi di sensi E di slanci Si annulla lo spazio Svanisce la materialità delle cose intorno Sono passione, adesso Sono vento Sono l'impeto di attraversare l'inconsistenza del tempo La voglia famelica di superare la tua assenza E raggiungerti sulla tua pelle Abbandonarmi ai i tuoi vortici che mi ingoiano E risucchiano nelle tue profondità di Luce Smarrirmi nella trama della tua carne Sprigionarmi da me nell'ansia assetata delle tue mani coraggiose E liriche Libera Riempirmi di te Lasciarmi inondare dall'impetuoso incedere della tua testa Irretire nella tua ragione, nella tua follia Nella Libertà primordiale della tua Anima piena.
Un tango nostalgico e struggente Danzato in un abbraccio che iniettava veleno Abbandonata tra braccia e movenze Seguivo un corpo bugiardo di intense illusioni Era un vortice, era tempo fermo e sospeso Era carne che sapeva vestirsi e svestirsi Di promesse e disprezzo Era bugia appassionata E sublime Sussurrata sulla pelle E le parole erano gocce, scorrevano sulle mie dune Annidandosi nelle mie conche assetate Stillando il loro perverso lirismo Là dove ero più fragile.
Nuda di colori Rotte le catene della luce e dell'ombra Del chiarore abbagliante dell'evidenza Schiava sei Del tuo errare notturno. Invisibili trame di desiderio Sospingono il tuo inquieto incedere E nel buio elettrico di sospiri e danze Carezzano le tue ali... Coralli lunari si schiudono tra le tue fibre! Marea odorosa t'inebria di Assoluto Vacilla la tua Follia Divorata d'Amore ed incensi Spezza il respiro la tua Sete ingorda Famelica sei – farfalla notturna – Affamato il tuo battere d'Ali! Disperato il tuo bruciare, lirica e immensa! Trema il tuo Essere! Trema la Terra, sussulta la Notte! Grida il cuore impazzito! Spingi il tuo volo tra dita struggenti Esplodi nell'abbraccio di Luce! E ti infrangi In mille scintille Appassionate...
Amico da nemico io ti sfido Tu con monete false nella borsa degli occhi, Tu amico mio dall'aria accattivante Che per vera mi rifilasti la menzogna Mentre spiavi bronzeo i miei più gelosi pensieri Che mi allettasti con luccicanti pezzi d'occhio finché il dente goloso del mio affetto trovò il duro E scricchiolò, e io inciampai e succhiai, Tu che ora evoco a stare come un ladro Nella memoria, moltiplicato da specchi, In sofferente inobliabile atto, Mano lesta nel guanto di velluto E un martello contro il mio cuore Eri una volta una tale creatura, un così allegro, Schietto, spassionato compagno, Che non avrei mai detto né creduto Mentre una verità spostavi nell'aria, Che per quanto li amassi per i loro difetti Come per i loro pregi, I miei amici non erano che nemici sui trampoli Con la testa fra nuvole d'astuzia!