Scritto da: Giuseppe LONATRO

Nello stesso pozzo


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...sua mente, lui stava lì, felice di quella condizione ritrovata, di essere libero di poter fare quello che voleva finalmente e più si sentiva vivo più si impossessava della sua energia smarrita. Un gioco crudele, quello suo. Ogni tentativo da parte di Giuggiù di afferrarlo andava a vuoto, del resto come poteva; se provava a fare un passo in avanti sicuramente sarebbe caduto brutalmente a terra e quel giorno a casa non c'era anima viva che potesse accorrere alle sue urla, al suo farfugliare parole malferme, ai suoi lamenti che sicuramente sarebbero sfociate in un pianto a dirotto.
Giuggiù iniziò ad inveire contro quell'amico traditore ma non conosceva il suo nome, non sapeva come chiamarlo, non l'aveva mai fatto, era solo un amico come ne aveva avuti tanti. Lui, il bastone, ad un tratto smise di oscillare nel vuoto dicendo: "adesso arrivo bestia! Non ti sopporto più! Lasciami in pace!".
Giuggiù con furia afferrò il bastone, lo strinse forte nel suo petto e pianse di un pianto convulso. L'unica cosa a cui teneva veramente era solo quel bastone. La sua mente non partoriva solo che pagine bianche ma in un lato oscuro, nascosto, dove nessuno poteva arrivare, c'era quel bastone,... [segue »]
Composto mercoledì 30 novembre 2005

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    Scritto da: Giuseppe LONATRO
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    A mio padre.

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