Nello stesso pozzo
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...e afferrò quell'arnese. Si sentiva vittorioso, aveva raggiunto il suo scopo, aveva vinto la sua battaglia. Era tutta la sua vita quel bastone. Da tempo non riusciva più a reggersi sulle sue gambe, non stava più dritto, non camminava, ma quel bastone doveva stare sempre al suo fianco "il mio amico... dov'è il mio amico? Datemi il mio amico... mi sento solo...". Ma Giuggiù cadde per terra, come sempre. Teneva il bastone stretto nella mano e le gambe che si muovevano come se stesse camminando, lì, per terra, accanto al letto disfatto, disteso su un fianco e le gambe che si divincolavano, si mischiavano tra loro tracciando dei passi nel vuoto. "Papà! Papà! Dove sei? Papà aiutami, aiutatemi...", era il suo incedere giornaliero quando si sentiva in difficoltà, quando si sentiva solo, quando non comprendeva perché il mondo gli franava addosso.
Quanti ricordi nella testa del figlio che in quel momento stava dritto davanti la porta a guardare quello che era diventato suo padre, stava lì, impotente al disfacimento di quell'anima.
VI
La stanza di Giuggiù era molto grande.
I raggi del sole di quella primavera entrarono dalle finestre lasciando una cometa di luce che arrivava dritta dritta sopra ... [segue »]
Composto mercoledì 30 novembre 2005
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