Scritto da: Giuseppe LONATRO

Nello stesso pozzo


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...il letto penetrando sin dentro il cervello di Giuggiù che, svegliatosi di scatto, si girava verso la colonna di luce con gli occhi sgranati, spaventato per quello che stava accadendo.
Giuggiù parlava con la luce che con violenza gli trapassava l'anima, penetrava dentro il suo mondo come un falco in picchiata verso la sua preda. Giuggiù gli diceva delle cose, delle cose sue e nessuno al mondo avrebbe mai potuto ascoltare quel dialogo, solo lui e quella luce.
Giuggiù borbottava qualcosa guardando quel fascio di luce e agitando le mani in aria disegnava delle cose, delle linee immaginarie, dei movimenti lenti e allo stesso tempo frenetici, adesso una presa, adesso un abbraccio, adesso un cacciare via, adesso un abbandonarsi a se stesso. Giuggiù veniva ingoiato letteralmente da quella nuvola bianca trasportato in un binario che stride, su un treno veloce, verso un orizzonte senza confini, prima che l'ultimo sussulto lo avvolga e non lo riporti più a casa.
Un divano tre posti era posizionato accanto al letto in modo che Giuggiù, sempre con l'aiuto di qualcuno, si potesse riposare stando seduto e di fronte una mensola fatta fare apposta dal figlio, conteneva tutte le medicine che ogni giorno prendeva: aceticolina,... [segue »]
Composto mercoledì 30 novembre 2005

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    Scritto da: Giuseppe LONATRO
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    A mio padre.

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