Zac
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...seguiva ovunque e aveva imparato ad aiutarlo fin da quando era un cucciolo. Se gli cadeva un tovagliolo o il pacchetto delle sigarette, Zac li raccoglieva e glieli porgeva; quando squillava il cellulare che era poggiato distante da dove si trovava Ruggero, lo prendeva in bocca delicatamente e glielo consegnava aspettando una carezza. Sembrava un cane al quale manca soltanto la parola, come quelli che si vedono nei film.
Mentre Ruggero aspettava che una fetta di carne si arrostisse sulla griglia, porse la ciotola a Zac con il cibo.
Non voleva pensare a Elisa e forse non l'avrebbe chiamata, non quella sera.
Il cane non mangiò subito, sembrava che aspettasse di cominciare insieme al padrone e scodinzolando si avvicinò a Ruggero che si stava mettendo il pigiama. Era molto stanco, gli faceva male la schiena e non vedeva il momento di distendersi sul letto, guardare il soffitto e aspettare che il sonno scacciasse i ricordi.
"Zac, portami le ciabatte... dai pigrone, lo vedi che non posso piegarmi?" Gli parlava e gli chiedeva di aiutarlo indicandogli l'oggetto da prendere, come se fosse una persona e Zac, ubbidiva.
Avrebbe dovuto chiamare Elisa, ma dopo tanti giorni di silenzio non aveva voglia di ... [segue »]
Composto martedì 1 luglio 2014
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