La stagione della neve
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...davanti alla povertà non c'è tempo per problemi futili. Il signor Hoshiyo ci accompagnò personalmente in ogni okiya, chiedendo di poter parlare con la proprietaria della casa. Ricevemmo molte porte in faccia quel giorno. Nessuno ci voleva. A nessuno importava di noi.
I nostri capelli erano sfibrati e scarmigliati. Puzzavano ancora di crostacei e di mercato. I nostri kimono odoravano di miseria. Eravamo sporche di terra e di polvere ed avevamo dita tozze e ricoperte di calli. Camminavamo senza grazia, con la schiena curva ed i passi non sufficientemente corti. Avremmo fatto perdere prestigio a qualunque okiya che ci avesse ospitate. L'okiya era una casa di geisha, una casa di classe. Le sue abitanti profumavano di genziana e gelsomino, vestivano con kimono di seta che nemmeno coi guadagni di un anno di lavoro nostra madre avrebbe potuto comprare. Tingevano i volti di bianco, le sopracciglia di nero e le labbra di rosso sangue. Ballavano, cantavano, camminavano persino con una grazia che sembrava non appartenere a questo mondo. Geisha in giapponese significa artista, ma le geisha, più che artiste, sembravano opere d'arte in movimento.
Era chiaro che nessuna proprietaria di un okiya ci volesse al suo servizio, non saremmo mai potute ... [segue »]
Composto domenica 25 gennaio 2009
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