Scritto da: Concetta Antonelli

Il campo d'oro


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...- A buon rendere! - disse.
E cominciò a lavorare.
E come lavorava! Mai contadino di quel paese fu così diligente e costante; mai contadino di quelle terre lavorò con tanto sudore e fatica: c'era un'ostinazione cieca nel suo zappare, nel suo svellere i massi di roccia pesante, nel suo rivoltare la terra, nel bruciare gli sterpi, l'erba e i pezzi di radici. La sera aveva appena il tempo di accendere il focolare e cuocere un po' di cibo che crollava addormentato per la stanchezza. Ma all'alba era di nuovo lì, a scavare, a pulire, a dissodare.
In capo a venti giorni il campo era irriconoscibile, tutto ripulito.
Ma tracce di casse, di tesori, nulla. Nulla di nulla.
Ogni giorno l'uomo lavorava, scavava un po' più a fondo, ripuliva fino all'ultimo metro di terra incolta: macché, nulla.
Allora, alla disperazione si unì, nel cuore semplice di Tano, la rabbia, immensa come era stata la sua fatica:
- Ah, gliela faccio veder io a quel vecchio bugiardo! Quale tesoro!? Quale oro e argento!? Domani andrò da lui e mi sentirà, oh se mi sentirà! Invece di farmi una magia si è preso gioco di me! -
All'alba dell'indomani Tano si incamminò per la ... [segue »]

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    Scritto da: Concetta Antonelli
    Riferimento:
    Da un'antica leggenda ceka.

    Commenti

    2
    postato da , il
    grazie! Mi fa piacere leggere il tuo parere!
    1
    postato da , il
    Ottimo racconto, molto scorrevole nella sua lettura. Complimenti!

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