Il rifiuto ideologico
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...assecondandola pietosamente bensì criticandola saggiamente, nella speranza di trarre da questo tipo di studio nuovi spunti per migliorarci, per crescere, per vivere meglio.
Custodisco ancora gelosamente e con orgoglio quei brevi racconti, quei piccoli saggi farciti qua e là da aforismi di vario genere, che solevo scrivere nelle tante serate solitarie che vivevo da ragazzo, alle volte ispirato da un paesaggio mozzafiato, altre volte da un evento atmosferico rilevante, altre ancora da semplici sentimenti personali.
Più scrivevo e più miglioravo, più miglioravo e più accrescevo la mia autostima e di conseguenza il mio benessere interiore.
Ad un certo punto decisi di farlo diventare un lavoro. E quello era il risultato: per vivere non potevo scrivere ciò che io ritenevo interessante, ma ciò che mi dicevano di creare. Per vendere. Per ottenere pubblicità in cambio.
Ma spiegatemi voi, chi desidererebbe la fama grazie a libri così scadenti, poco profondi, insulsi ma tanto city-style? In molti vero? Ecco, io no.
Io non voglio più piegarmi al volere dei miei superiori, che a loro volta si piegano al volere del mercato.
Il mercato.
Poteva essere il mio miglior amico, è diventato la mia nemesi.
"Ma adesso basta. Questo "lavoro" sarà l'ultimo che accetterò ... [segue »]
Composto domenica 17 gennaio 2010
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