Quel giorno al parco
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...alle gambe del suo padrone.
Nonostante la rassegnazione del cameriere, Mario decise ugualmente di cambiare tavolo e sceglierne uno vicino alla finestra, in modo da non essere circondato da altre persone. Inoltre era scontato che Silvana non avesse prenotato. Dagli appannati vetri, resi ancora più opachi dal calore dei bolliti che circolavano sul carrello per la sala, si poteva osservare la neve che scendeva lentamente; un suggerimento forse della natura a fare pace con se stessi, come prima cosa.
Il rumore stridente di una porta che provava ad aprirsi in malo modo ruppe l'incanto di quel momento. La voce, un po' invadente, anticipava la visione della persona:
"Scusa Mario, a quest'ora il traffico è impossibile per non parlare delle difficoltà per raggiungere il centro di questa città. Ti presento Clara, la mia socia".
Lux sobbalzò provocando un forte tremore al tavolo.
"Hai già deciso, quindi, di non prendere questo locale", osservò Mario, con misteriosa eleganza.
"Che cosa intendi dire? Non capisco".
Hai esordito facendo la lista dei problemi che un centro storico rappresenta precisando che la gente trova difficoltoso arrivarci se non con ritardi pazzeschi: che senso avrebbe dunque fare un investimento del genere? ".
La logica di Mario infastidiva terribilmente ... [segue »]
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