In fondo al bicchiere
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Erano le due del pomeriggio. Mi alzai dal letto con i postumi dell'ultima sbronza. I mobili sembravano tremare e il sole sporcava la stanza attraverso le imposte semichiuse. Raggiunsi la doccia. I vapori dell'acqua bollente mitigarono il dolore alle meningi, ma non poterono nulla contro quelli al braccio sinistro. Infarto. Lo so bene. Il mio medico me l'aveva detto più volte: "Se continui così, non hai molto da campare". Non mi pareva più una gran minaccia.
Stappai una birra, mangiai qualcosa che somigliava a un uovo sodo e andai a sedermi, eroico, sulla tazza. Svuotai l'intestino, vomitai nel bidet che avevo di fronte. Mi sentii finalmente bene. Fu a quel punto che accesi la prima Gauloises della giornata.
Da 48 ore ero senza lavoro. Licenziato con una lettera raccomandata. Il postino l'aveva consegnata a un vicino di casa.
"È della tua azienda", mi disse quando rientrai dal lavoro.
Non mi preoccupai: ero stato lì fino a trenta minuti prima. Non poteva essere nulla di urgente. "Burocrazia", pensai. E invece:
"Gentile dipendente, bla bla bla. Le nuove condizioni di mercato bla bla bla. Sono stati fatti tutti gli sforzi possibili bla bla bla. Purtroppo l'azienda bla bla bla".
Licenziato, in sintesi.
II
Alla ... [segue »]
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