L'ordine irragionevole
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...torno a casa nervoso ed arrabbiato. È inutile che mi si venga ad incolpare per tale atteggiamento: dubito che qualcuno sia in grado di comprendere ciò che stò vivendo, ciò che sto affrontando da qualche mese a questa parte. Mi sento a disagio, non coinvolto in una comunità irrinunciabile, a confronto loro paio un alieno." Ero sincero nel dire quelle cose, nell'esternare quei miei pensieri: per la prima volta accettai ufficialmente l'insofferenza che mi attanagliava ormai da qualche tempo, e la convivenza con essa che era tutt'altro che semplice.
Improvvisamente mi sentii strano e vivo.
E poi li vidi.
Quegli occhi accusatori improvvisamente mi comunicarono qualcosa.
Ipocrisia, falsità, demagogia, pregiudizio, illusione. Venivo accusato di tutto questo da loro, che nulla fanno se non osservare, che riflettono semplicemente quell'io di cui ero consapevole ma che tenevo volutamente nascosto nei meandri più bui della mia psiche, non volendoci avere nulla a che fare, temendolo, vergognandomene da morire.
Non parlavano ma li sentivo distintamente: "sei esattamente come gli altri, commetti i loro stessi errori ed insultandoli e giudicandoli stai indirettamente agendo su di te, ti stai prendendo in giro, stai vivendo una becera illusione".
A quel punto anche i miei occhi si ... [segue »]
Composto lunedì 4 gennaio 2010
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