Come Tragedia
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...gelidi nei piedi infreddoliti.
Joshua pensava a Rachele, Rachele ideale, Rachele vegetale, Rachele primordiale;
Eva madre d'Abele e Caino ch'entro lui lottavano per averla. L'uno per gloriarla, l'altro per fugarla. Notti passate a girare il cuscino; a immaginar discorsi, empiti e smanie fino ad esaurirsi nel furore d'un sonno troppo breve; un dormir fugace popolato d'immagini carnali e reminiscenze infantili.
Sarebbe bastato un solo ricciolo nero la mattina, una crepa zigzagante sul guanciale bianco a dar pace a quell'animo. Questo, tuttavia, era impossibile.
Joshua: Amico mio che senso ha per me andare avanti?
Io: Ma te la vuoi levare dalla testa! Che cazzo sei? Un ragazzino?
Joshua: Zitto! Che non sai che vai dicendo. Dovrebbe essere mia... e invece io. Io sono suo senza che lei mi voglia. Che destino insulso questo. Schiavo e padrone di me stesso.
Io: Smettila per favore. Smettila di giocare al samurai.
Samurai, lo inorgogliva e lo spaventava questo termine: "Non è forse vero, si diceva, che ogni samurai finisce col far seppuku?"
Ed in questo pensiero v'era la lama impietosa del wakizashi a squarciargli i visceri, a liberarlo in un brivido del suo interiore marcescente.
Suicidio... Assurdità, volontà di tramandare il proprio peccato, i sensi di colpa, ai ... [segue »]
Composto giovedì 30 novembre 2000
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