Il mare e la perla - la fantastoria di Luna ed il suo amore di una notte
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...po' fiato e si sforzò di non sorridere, "Allora io mi chiamo Gaia", le fece, come se si stesse battezzando in quel momento.
Luna non ci fece molto caso, indossò le sue scarpe e, nel mentre, Gaia era già sul lungomare, tra i lampioni e le siepi che affiancavano la spiaggia. Luna si concentrò sulla sua andatura felina, sulle sue curve accentuate dall'attillato corpetto bianco. Gaia si voltò ammiccante, invitando Luna con uno strano e sensuale arricciare delle labbra.
Iniziarono a percorrere un lungo prato che parallelo alla spiaggia sembrava non finire mai. L'erba bassa accarezzava i loro piedi come le basse onde della riva. Decisero di lasciare lì le scarpe per sentire, sul cammino, il fresco calpestio sui pungenti fili d'erba. Erano bagnati dalla notte, ma sicuri ed infiniti. Il prato era una distesa aperta e non aveva ostacoli. Luna e Gaia iniziarono a camminare ad occhi chiusi, timorose di nulla, forse solo di riaprirli senza trovare la propria compagna a fianco. Si tennero per mano ascoltando ancora il lontano canto del mare. Auto e carrozze passavano raramente e silenziose non si facevano neppure notare dalle due incantate.
Iniziarono a correre sul prato, poi a scivolare come sulla neve,... [segue »]
Composto lunedì 27 febbraio 2012
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