La Bella e la Notte
Capitolo: 5 - Casi della vitaScegli la pagina:
...posteri si diano una mossa, a giudicare, prima che intervenga il cambio d’abito. Il banco in cristallo, sotto c’è un ripiano coperto da una fascia di velluto chiara sulla quale rotolano bacche e grani; ricordano le biglie di vetro con cui giocavano i ragazzini, un volta. Devo aver imparato a maneggiare il bicchiere di Martini: un’arte, esclusiva dell’autentico tiratardi. O forse, mi limito a cincischiare con gli alcolici nel bar, da ubriacone cronico: che lo sia diventato, senza accorgermene? Mi salutano soggetti che non conosco, con le morose al braccio, e sciami di ragazze che vanno in giro da sole, vestite di nero, gonna, calze, scarpe, giubbotto corto in tinta; mi sà che i cacciatori hanno mutato sesso, fregandosene della millenaria tradizione, che attribuiva lo scettro del predatore al maschietto. I saluti sprizzano ammirazione, perché incarno il viveur?, oppure compassione, perché impersono il beone? Potrebbe essere la prima ipotesi; la responsabile di sala, strizzata nel suo elegante “tailleur”, con le curve che imboccano direzioni pericolose -sacrificate come sono da un paio di taglie in meno-, mi saluta a dovere: abbracciamenti, sbaciucchiamenti; mi ci bersaglia e mi si appende al collo, saltellando, e flettendo la gamba all’indietro. Bella forza che sono!,... [segue »]
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