Ciao Francesca, sai qual è il problema? E' che la maggior parte delle norme della Costituzione sono norme indirizzate al legislatore, non al cittadino. Ne consegue che se una legge viola la costituzione, essa legge può formare oggetto, da parte del giudice designato ad applicarla, di eccezione di incostituzionalità, ed essere inviata per esame alla corte Costituzionale; se invece la costituzione viene violata dal cittadino o dai cittadini, come nel caso di talune norme del non-statuto di Grillo, per questa violazione non vi è sanzione, cioè non vi è reazione da parte dell'ordinamento giuridico. Perché i cittadini sono tenuti a rispettare le leggi e i regolamenti, e non la costituzione, a meno che quest'ultima non sia stata tradotta in norme di legge.
In questa situazione, come del resto in tante altre, si inseriscono i c.d. "furbastri" del diritto, che riescono ad agire in dispregio deilo SPIRITO del nostro ordinamento giuridico, con violazioni ora sostanziali (cioè attinenti al diritto positivo sostanziale, come in questo caso) ora meramente processuali (la massima parte delle cause viene vinta o persa a motivo di eccezioni processuali o di altri inghippi). Ragion per cui risulta molto più facile a chi ha torto violare le leggi, piuttosto che a chi ha ragione farle applicare.
Questo, purtroppo, è.
Tuttavia nel caso del non-statuto di Grillo, la doppia violazione dell'art. 21 e dell'art. 67, che ha motivato l'ingiusta espulsione di Mastrangeli, potrebbe dar luogo a mio avviso quanto meno, a porre nel nulla l'atto (di sua natura pattizio) con cui Mastrangeli ha sottoscritto lo Statuto, disponendo di un suo diritto indisponibile; con conseguente decadenza del patto, e di conseguenza del provvedimento adottato contro di lui in virtù della sua adesione a quello Statuto. Perché un patto, cioè un contratto, non è un mero comportamento, ma è un negozio giuridico che continua a dispiegare i suoi effetti e sarebbe antigiuridico, cioè illecito in quanto non solo contrario alla costituzione, ma anche all'ordine pubblico o, lato sensu, perché no, al buon costume). Ma, giuridicamente, è solo uno specchio su cui sarebbe probabilmente possibile arrampicarsi : nulla di più.
11 anni e 7 mesi fa
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In questa situazione, come del resto in tante altre, si inseriscono i c.d. "furbastri" del diritto, che riescono ad agire in dispregio deilo SPIRITO del nostro ordinamento giuridico, con violazioni ora sostanziali (cioè attinenti al diritto positivo sostanziale, come in questo caso) ora meramente processuali (la massima parte delle cause viene vinta o persa a motivo di eccezioni processuali o di altri inghippi). Ragion per cui risulta molto più facile a chi ha torto violare le leggi, piuttosto che a chi ha ragione farle applicare.
Questo, purtroppo, è.
Tuttavia nel caso del non-statuto di Grillo, la doppia violazione dell'art. 21 e dell'art. 67, che ha motivato l'ingiusta espulsione di Mastrangeli, potrebbe dar luogo a mio avviso quanto meno, a porre nel nulla l'atto (di sua natura pattizio) con cui Mastrangeli ha sottoscritto lo Statuto, disponendo di un suo diritto indisponibile; con conseguente decadenza del patto, e di conseguenza del provvedimento adottato contro di lui in virtù della sua adesione a quello Statuto. Perché un patto, cioè un contratto, non è un mero comportamento, ma è un negozio giuridico che continua a dispiegare i suoi effetti e sarebbe antigiuridico, cioè illecito in quanto non solo contrario alla costituzione, ma anche all'ordine pubblico o, lato sensu, perché no, al buon costume). Ma, giuridicamente, è solo uno specchio su cui sarebbe probabilmente possibile arrampicarsi : nulla di più.
Sotto il TUO commento che precede quello che inizia con "inoltre", vedi o non vedi sulla sinistra, la scritta "elimina"?