A me la frase sembra comprensibilissima senza bisogno di andare a pescare chissà quali pensamenti di filosofia teoretica. Il giovane serio è quello "omologato": allora in giacca e cravatta, oggi in gessato scuro e 24 ore. L'omologato suo malgrado è contento per forza, mentre il non "omologato", è criminale o nevrotico: oggi ancor più di allora. Ciò che segue è una rapida descrizione dell'universo del non omologato.
Ma il discorso a questo punto diventa estremamente serio. Ripensando a una frase di Bukowski che ho appena finito di commentare, ritengo che il "non omologato" debba REAGIRE, e non nevrotizzarsi o criminalizzarsi da solo. Alcool, droga, maleducazione, odio sociale sono un sicuro indice di emarginazione: è proprio ciò che questa società malata desidera fare di chi va contro corrente. Quando vedo di queste cose, divento una bestia: chi va controcorrente deve tentare di invertire il corso della corrente, non lasciarsi trascinare alla deriva. Altrimenti sarà la fine e avranno vinto loro.
12 anni e 10 mesi fa
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Concludendo: l'imperfezione è la perfezione dell'imperfezione; mentre la perfezione è l'imperfezione della perfezione, perché se fosse la perfezione della perfezione non sarebbe perfetta, in quanto carente di imperfezione. Secondo me, in questa ottica, ed in perfetto accordo con giosc (intuizione geniale!) si arriva alla conclusione che è più perfetta l'imperfezione della perfezione.
E probabilmente così è: in definitiva la perfezione è concetto meramente convenzionale, proprio perché ha bisogno di una unità di misura necessariamente imperfetta. Prova ne sia la mutevolezza dei canoni estetici nei tempi e nei luoghi.
Corollario (per rispondere a Jean-Paul): non è sulla PERFEZIONE (cioè sul preteso assoluto), ma sul VALORE (relativo a ogni singola situazione) che può fondarsi il concetto di Dio; cioè non sulla razionalità dell'assoluto, ma sulla relatività dell'Amore, valido in sé senza pietre di paragone, e dunque principio assolutamente refrattario ad ogni concetto di perfezione o imperfezione. E infatti Cristo, cioè il massimo dell'amore, è nato e vissuto povero, e morto in croce: imperfezione (secondo certi canoni) fatta persona!
Morale della favola: col concetto di perfezione sembra di andare lontano costruendo un universo tutto ordinatino, ma in realtà non si va da nessuna parte...
13 anni e 7 mesi fa
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"L'acqua che tocchi del fiume è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene"...
Queste parole di Leonardo confermano il concetto di Vincenzo: il presente è semplicemente inesistente. Noi viviamo di esperienze e di aspettative. Viviamo DENTRO e non fuori noi stessi, come vorrebbero i profeti del carpe diem.
Carpe te ipsum, non carpe diem: trova e prendi te stesso, e avrai trovato la soluzione dell'enigma.
Questa soluzione è naturalmente valida per normali capre e caproni, sottoscritto compreso, non per gli ultra-men del "baffone". : )))))
13 anni fa
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Ma il discorso a questo punto diventa estremamente serio. Ripensando a una frase di Bukowski che ho appena finito di commentare, ritengo che il "non omologato" debba REAGIRE, e non nevrotizzarsi o criminalizzarsi da solo. Alcool, droga, maleducazione, odio sociale sono un sicuro indice di emarginazione: è proprio ciò che questa società malata desidera fare di chi va contro corrente. Quando vedo di queste cose, divento una bestia: chi va controcorrente deve tentare di invertire il corso della corrente, non lasciarsi trascinare alla deriva. Altrimenti sarà la fine e avranno vinto loro.
E probabilmente così è: in definitiva la perfezione è concetto meramente convenzionale, proprio perché ha bisogno di una unità di misura necessariamente imperfetta. Prova ne sia la mutevolezza dei canoni estetici nei tempi e nei luoghi.
Corollario (per rispondere a Jean-Paul): non è sulla PERFEZIONE (cioè sul preteso assoluto), ma sul VALORE (relativo a ogni singola situazione) che può fondarsi il concetto di Dio; cioè non sulla razionalità dell'assoluto, ma sulla relatività dell'Amore, valido in sé senza pietre di paragone, e dunque principio assolutamente refrattario ad ogni concetto di perfezione o imperfezione. E infatti Cristo, cioè il massimo dell'amore, è nato e vissuto povero, e morto in croce: imperfezione (secondo certi canoni) fatta persona!
Morale della favola: col concetto di perfezione sembra di andare lontano costruendo un universo tutto ordinatino, ma in realtà non si va da nessuna parte...
Queste parole di Leonardo confermano il concetto di Vincenzo: il presente è semplicemente inesistente. Noi viviamo di esperienze e di aspettative. Viviamo DENTRO e non fuori noi stessi, come vorrebbero i profeti del carpe diem.
Carpe te ipsum, non carpe diem: trova e prendi te stesso, e avrai trovato la soluzione dell'enigma.
Questa soluzione è naturalmente valida per normali capre e caproni, sottoscritto compreso, non per gli ultra-men del "baffone". : )))))