Giuseppe Freda

Nella frase "La frase è stata rimossa per volere dell'autore." di Dario Pautasso
Un animo felice può far tutto ciò che vuole; ma due anime felici sono padrone del mondo.
13 anni e 4 mesi fa
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Nella frase "La nostra concezione di Dio deriva dall'antico..." di Bertrand Russell
E dunque, Giulio, siamo all’ora del the.
Trascrivo qui di seguito la proposizione di Russell, per averla più chiaramente sott’occhio.
Molte persone ortodosse ritengono che sia compito degli scettici confutare i loro dogmi piuttosto che compito dei dogmatici rendere conto delle loro affermazioni.
Questo è ovviamente un errore.
Se io sostenessi che c’è una tazza da the cinese che gira attorno al Sole in un’orbita ellittica che passa tra la Terra e Marte nessuno potrebbe confutare la mia affermazione posto che io fossi abbastanza accorto da aggiungere che la tazza da the è così piccola che anche il più potente dei nostri telescopi non è in grado di rilevarla. Ma se io mi spingessi a sostenere che siccome la mia affermazione non può essere confutata è un’intollerabile presunzione della razionalità umana dubitarne sarei considerato un folle. Se d’altro canto l’esistenza di questa tazzina da the fosse sostenuta in libri antichi, fatta passare per verità sacra ogni domenica e instillata nelle menti dei bimbi a scuola, dubitare della sua esistenza diverrebbe un marchio di eccentricità, un caso degno di attenzioni psichiatriche in epoca moderna o dell’inquisitore in passato.

Nell’esaminare questa proposizione, bisogna premettere (non mi stancherò mai di dirlo) che la posizione di Russell è perfettamente razionale, e come tale va analizzata.
    Ti dicevo prima, cioè al commento n. 15, che circa l’esistenza di Dio l’unica posizione razionalmente corretta è quella agnostica.
    Ti dicevo però anche, sempre al commento n. 15, che la ragione può in proposito ottenere due grossi risultati:
1) Smontare pezzo per pezzo i RAGIONAMENTI volti ad affermare o a negare l'esistenza di Dio, dimostrandone l'inconsistenza: questa operazione si può fare anche con il ragionamento di Russell;
2) Mostrare la natura FIDEISTICA,  cioè l'ARAZIONALITA' o IRRAZIONALITA', di tutte le opinioni non agnostiche circa l'esistenza o inesistenza di Dio.
     Russell, in questa storiella della tazzina, altro non fa che quanto appena descritto al punto 2: mostra la natura fideistica dell’affermazione (dogmatica, cioè indimostrata e indimostrabile) che la tazzina (cioè Dio) esiste. E giustamente dice: spetta a voi dogmatici fornire la prova della sua esistenza, non a me (scettico) provare la sua inesistenza. Giustissimo, Perfettamente corretto.
     Solo che… dal ragionamento di Russell non si arriva, purtroppo o per fortuna, a poter dimostrare che la tazzina non esista.
     Infatti, ove qualcuno asserisse “la tazzina non esiste”, il ragionamento di Russell potrebbe perfettamente essere ripetuto all’incontrario.
     E proviamo, dunque.
Molti atei ritengono che sia compito dei credenti confutare la loro  opinione dogmatica piuttosto che compito dei dogmatici rendere conto delle loro affermazioni.
Questo è ovviamente un errore.
Se io sostenessi che c’è una tazza da the cinese che gira attorno al Sole in un’orbita ellittica che passa tra la Terra e Marte nessuno potrebbe confutare la mia affermazione posto che io fossi abbastanza accorto da aggiungere che la tazza da the è così piccola che anche il più potente dei nostri telescopi non è in grado di rilevarla. Ma se io mi spingessi a sostenere che siccome la mia affermazione non può essere confutata è un’intollerabile presunzione della razionalità umana dubitarne sarei considerato un folle. Se d’altro canto l’esistenza di questa tazzina da the fosse sostenuta da secoli di ateismo, fatta passare per verità assoluta in ogni regime ateo e instillata nelle menti dei bimbi a scuola nei regimi stessi, dubitare della sua esistenza diverrebbe un marchio di eccentricità, un caso degno di attenzioni psichiatriche in epoca moderna, o del martirio (di credenti e missionari) non solo in passato, ma anche al giorno d’oggi.

Una piccola osservazione: è evidente che la tazzina da the è usata ad arte da Russell per parlare di qualcosa di impossibile e ridi*colo. Perciò ho preferito nel mio esempio riferirmi all’esistenza, e non all’inesistenza della tazzina (d’altra parte, anche dire che qualcosa nn esiste è un’affermazione, cioè appunto.. una tazzina).
    Meglio sarebbe però, ad esempio, parlare della diagnosi di un tumore in base a poche cellule invisibili ai mezzi di ricerca moderni, o dell’ astronave madre di una civiltà aliena (anziché la tazzina) in orbita ellittica tra Terra e Marte, anch’essa invisibile ai più moderni telescopi.
    Ripeti l’operazione: se levi la tazzina, e la sostituisci con qualcosa di più… onesto, i conti torneranno perfettamente; e avremo applicato al ragionamento di Russell il trattamento di cui sopra al punto 1).

    Mi chiederai dove sia il gioco di prestigio di Russell.
    Ma.. è semplicissimo: il gioco consiste nel confutare una posizione dogmatica facendo apparire che l’opposta posizione dogmatica sia veritiera fino a prova contraria. La posizione razionale corretta è invece confutare la posizione dogmatica e basta.
    Quanto alla soluzione del problema, uno scienziato sereno (e non dogmatico come Russell in materia di ateismo) non potrà dire altro che, di fronte all’impossibilità di indagare qualcosa con gli strumenti OGGI a sua disposizione, l’unica posizione corretta è la sospensione del giudizio.
    In attesa che prima o poi i fatti o la ricerca siano in grado di vedere o non vedere la tazzina.
    Tanto ti dovevo.
     Ma… prima o poi presenterò la parcella: e la parcella, Giulio,    E’ LA TUA ANIMA.
     Ah-ah-ah-ah-ahahahahaha (risata angelica in allontanamento..)
13 anni e 4 mesi fa
Nella frase ""Questa è la mia storia. Alle 13,30 di..." di Giuseppe Freda
Bontà vostra...
13 anni e 4 mesi fa
Nella frase "La frase è stata rimossa per volere dell'autore." di MariaGrazia Novelli
Tutto nella vita diviene prima o poi passato; tutto nella vita prima o poi svanisce senza poter più tornare. Bisogna affrontare la caducità della vita a viso aperto, affrontare i ricordi, non temere quei luoghi o quelle musiche o quelle situazioni che possono far riaffiorare un singhiozzo interiore, ma anzi vivere anche questi singhiozzi in modo che conducano a pensare, a ruminare, a capire...
E prima o poi quei ricordi diventano un patrimonio, anziché un debito di delusione da pagare ogni giorno. Scalini su cui salire anziché ruzzolare.
Io la memoria la affronto così.
13 anni e 4 mesi fa
Risposte successive (al momento 4) di altri utenti.