Che dire...
Beato lei, perché rientra nel sereno e pacifico novero di coloro che per emettere giudizi non hanno bisogno di documentarsi al fine di comprendere ciò che accade, ma solo di... pensare.
Grazie comunque del suo intervento, in ogni caso chiarificatore.
11 anni e 5 mesi fa
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Semplice: l'inghippo è nel fatto che ciascuno sogna in piccolo, e solo PER SE', per il PROPRIO futuro.
L'inghippo è dunque nell'egoismo, perché i "sogni" non sono, il più delle volte, che un mero desiderio di espansione del proprio io. E anziché avvicinarci, ci allontanano dalla meta.
Tanto le dovevo, da buon "moralista del cactus". : ))
11 anni e 5 mesi fa
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Gentile sig. Giovanni, restituisco la visita attenendomi strettamente al contenuto del suo aforisma, che in verità mi appare di significato perplesso.
A me sembra infatti che quando qualcosa non ci basta più, ciò non accada a motivo del fatto che non ne riconosciamo il valore, ma perché, sic et simpliciter, non ce ne accontentiamo più.
Esempio semplice semplice: coloro che desiderano un'auto di cilindrata maggiore, non è che non riconoscano il valore dell'auto che già possiedono (tant'è che di solito non la gettano via, ma tentano di venderla al suo giusto valore); ma solo e semplicemente non se ne accontentano più.
Il riconoscere il valore di ciò che si ha non mi sembra quindi costituisca un quid pluris rispetto all'accontentarsene; ma, semmai un qualcosa di meno.
Forse intendeva dire che bisogna riconoscere il valore dell'accontentarsi di ciò che si ha? In questo caso mi troverebbe d'accordo; ma occorrerebbe modificare la frase, che esprime concetto diverso.
11 anni e 5 mesi fa
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Beato lei, perché rientra nel sereno e pacifico novero di coloro che per emettere giudizi non hanno bisogno di documentarsi al fine di comprendere ciò che accade, ma solo di... pensare.
Grazie comunque del suo intervento, in ogni caso chiarificatore.
L'inghippo è dunque nell'egoismo, perché i "sogni" non sono, il più delle volte, che un mero desiderio di espansione del proprio io. E anziché avvicinarci, ci allontanano dalla meta.
Tanto le dovevo, da buon "moralista del cactus". : ))
A me sembra infatti che quando qualcosa non ci basta più, ciò non accada a motivo del fatto che non ne riconosciamo il valore, ma perché, sic et simpliciter, non ce ne accontentiamo più.
Esempio semplice semplice: coloro che desiderano un'auto di cilindrata maggiore, non è che non riconoscano il valore dell'auto che già possiedono (tant'è che di solito non la gettano via, ma tentano di venderla al suo giusto valore); ma solo e semplicemente non se ne accontentano più.
Il riconoscere il valore di ciò che si ha non mi sembra quindi costituisca un quid pluris rispetto all'accontentarsene; ma, semmai un qualcosa di meno.
Forse intendeva dire che bisogna riconoscere il valore dell'accontentarsi di ciò che si ha? In questo caso mi troverebbe d'accordo; ma occorrerebbe modificare la frase, che esprime concetto diverso.
(commento 98).
Estremamente coerente, non c'è che dire.