Di folgorati sulla via di Damasco ne conosco pochi, però 3 o 4 li conosco. Ma vedi, Franca, non è questo il problema. Il più delle volte l'aggressività è una risposta difensiva. Negli uomini come anche, del resto, negli animali. Chi reagisce in questa maniera di solito lo fa puramente e semplicemente a causa di esperienze negative pregresse, che lo conducono a ritenere di vivere in un mondo negativo, che merita questo tipo di reazioni. Certo influisce anche una certa caratterialità, ma spesso le cose si fondono insieme a formare personalità la cui caratteristica fondamentale, più che la volontà di recare danno, è la volontà di costituirsi una difesa, e comunque una condizione di sofferenza.
11 anni e 5 mesi fa
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Se il dialogo serve per comprendersi (a cosa servirebbe altrimenti?), io credo sia necessario, quando se ne dà il caso, chiarire tutto il possibile, anche a costo di affondare il coltello nella piaga. Solo un aumento degli attriti può essere utile a smussare gli angoli. Viceversa, sdrammatizzando o lasciando perdere si ottiene una calma solo apparente, ma gli angoli rimangono, e non si è andati avanti neanche di un millimetro...
Viviamo in un mondo in cui tra il dire e il fare c'è dimezzo il mare, e TUTTE le dichiarazioni di principio, in quanto inapplicate, risultano umoristiche. Basti pensare al cristianesimo e al socialismo, entrambi inapplicati, e anzi applicati all'incontrario, proprio da chi avrebbe dovuto tramutare le idee in fatti concreti.
Questo però avviene per colpa degli uomini, non per colpa delle idee. Rifiutare dunque le idee positive a motivo delle negatività degli uomini e delle strutture che non le hanno applicate è un grave errore logico. Errore che tuttavia moltissimi commettono, aggravando una situazione già di per sé molto precaria.
11 anni e 4 mesi fa
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Un bel pensiero, davvero. L'ho visto solo ora.
Però per cambiare le cose non basta mutare le abitudini e tenersi pronti al nuovo.
E' un problema di baricentro interiore. Come quei pupazzetti per bambini che, comunque li lanci in aria, cadono sempre in piedi, alla stessa maniera ciascuno di noi ha un suo baricentro che lo fa ricadere sempre nei medesimi errori o comunque nel medesimo schema di vita e sulla stessa strada.
Bisogna quindi cambiare dentro, secondo me. A partire dalle proprie inclinazioni, dai propri interessi, dai propri fini.
Ma è poi proprio necessario imporsi di cambiare?
Siamo realisti: se rimaniamo sulla stessa strada, è perché la riteniamo in fin dei conti più gratificante di altre. E allora perché imporsi di percorrere una via che in realtà NON SI VUOLE percorrere? E' probabilmente meglio lasciarsi evolvere spontaneamente: saremo almeno sicuri di fare, sempre, ciò che davvero desideriamo fare.
Quando poi il fuoco ci scotterà, scapperemo, e sapremo ben dove andare per non finire arrostiti. Perché non scappare prima? Semplice: perché il nostro baricentro interiore ci ricondurrebbe sempre, prima o poi, nel nostro personalissimo purgatorio, cioè sulla medesima strada.
PS: parlo per esperienza personale. Per una vita ho tentato il metodo di Vittorio Alfieri, e anche quello di Samuele Smiles (facevano parte della tradizione di famiglia), ma alla fine ho sempre fatto tutto ciò che volevo; e non ne sono affatto pentito, pur avendo commesso più errori e stravaganze, e avendo passato più momenti terribili di quanti se ne possano mai immaginare.
Risultato: oggi alcuni errori non li commetterei più: la loro epoca è finita, perché sono cambiato io, dentro di me. Altri "errori", invece, li commetto ancora, per il semplice motivo che... non sono (ancora?) convinto che siano errori, anche se fanno molto male.
11 anni e 4 mesi fa
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Avete posto il dito su una questione molto interessante: come si concilia il male con la prescienza di Dio? E come si concilia, con la prescienza di Dio, la punizione senza appello del male, cioè l'inferno? Se infatti Dio conosce tutto, conosce anche ciò che accadrà: e dunque nel momento di creare l'uomo, e ogni singolo uomo, già sapeva come sarebbero andate a finire le cose.
Il problema viene risolto dal concetto di libero arbitrio. E cioè: Dio conosce ciò che accadrà, ma le responsabilità delle azioni umane sono solo dell'uomo, cui Dio ha lasciato la libertà delle sue scelte. Da un punto di vista razionale questa soluzione non fa una grinza: se infatti Dio intervenisse sulle scelte degli esseri umani, questi ultimi sarebbero burattini e non esseri dotati di libero arbitrio e di autonoma volontà.
11 anni e 4 mesi fa
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Questo però avviene per colpa degli uomini, non per colpa delle idee. Rifiutare dunque le idee positive a motivo delle negatività degli uomini e delle strutture che non le hanno applicate è un grave errore logico. Errore che tuttavia moltissimi commettono, aggravando una situazione già di per sé molto precaria.
Però per cambiare le cose non basta mutare le abitudini e tenersi pronti al nuovo.
E' un problema di baricentro interiore. Come quei pupazzetti per bambini che, comunque li lanci in aria, cadono sempre in piedi, alla stessa maniera ciascuno di noi ha un suo baricentro che lo fa ricadere sempre nei medesimi errori o comunque nel medesimo schema di vita e sulla stessa strada.
Bisogna quindi cambiare dentro, secondo me. A partire dalle proprie inclinazioni, dai propri interessi, dai propri fini.
Ma è poi proprio necessario imporsi di cambiare?
Siamo realisti: se rimaniamo sulla stessa strada, è perché la riteniamo in fin dei conti più gratificante di altre. E allora perché imporsi di percorrere una via che in realtà NON SI VUOLE percorrere? E' probabilmente meglio lasciarsi evolvere spontaneamente: saremo almeno sicuri di fare, sempre, ciò che davvero desideriamo fare.
Quando poi il fuoco ci scotterà, scapperemo, e sapremo ben dove andare per non finire arrostiti. Perché non scappare prima? Semplice: perché il nostro baricentro interiore ci ricondurrebbe sempre, prima o poi, nel nostro personalissimo purgatorio, cioè sulla medesima strada.
PS: parlo per esperienza personale. Per una vita ho tentato il metodo di Vittorio Alfieri, e anche quello di Samuele Smiles (facevano parte della tradizione di famiglia), ma alla fine ho sempre fatto tutto ciò che volevo; e non ne sono affatto pentito, pur avendo commesso più errori e stravaganze, e avendo passato più momenti terribili di quanti se ne possano mai immaginare.
Risultato: oggi alcuni errori non li commetterei più: la loro epoca è finita, perché sono cambiato io, dentro di me. Altri "errori", invece, li commetto ancora, per il semplice motivo che... non sono (ancora?) convinto che siano errori, anche se fanno molto male.
Il problema viene risolto dal concetto di libero arbitrio. E cioè: Dio conosce ciò che accadrà, ma le responsabilità delle azioni umane sono solo dell'uomo, cui Dio ha lasciato la libertà delle sue scelte. Da un punto di vista razionale questa soluzione non fa una grinza: se infatti Dio intervenisse sulle scelte degli esseri umani, questi ultimi sarebbero burattini e non esseri dotati di libero arbitrio e di autonoma volontà.