Mauro Lanari

Nella pagina del Film Pinocchio (2019) di Matteo Garrone
Calligrafico, stucchevole, netflixiano, più legnoso del suo protagonista, un susseguirsi di tableaux vivants macchiaioli con un bestiario rubato alla Rowling e programmaticamente spoglio di pathos o commozione trann'il potente incipit col Geppetto di Benigni, uno struggente cameo a sé in un film sull'anarchica esigenza d'emanciparsi dal proprio demiurgo: figura cristica in conflitto col padre putativo, rivolta pigmalionesca, ribellione filiale, immaturità civile, IA e così via.
4 anni e 7 mesi fa
Nella pagina del Film Il cardellino di John Crowley
Già "Brooklyn" (2015) er'un'elaborazione del lutto per il passaggio della protagonist'a una nuova realtà spaziotemporale: transoceanica e adulta. Con "The Goldfinch" Crowley replica la solfa con medesima lezios'affettazion'e acquiescente arrendevolezza: "le cinque fasi del lutto vengono mostrate attraverso delle peculiari location in cui naviga il film: l'impenetrabilità di New York è la negazione, l’aridità del deserto di Las Vegas la rabbia, la lontana Londra il patteggiamento, la criminalità di Amsterdam la depressione e nuovamente New York che, con il negozio di antiquariato diventa una casa sicura, per l’accettazione finale"; "la discontinuità narrativa è il caos della vita" (Roberta Loriga). I Radiohead forniscono il loro contributo all'esito avvilente.
3 anni e 11 mesi fa
Nella pagina del Film Annientamento di Alex Garland
"Le metamorfosi" d'Ovidio e non "La metamorfosi" di Kafka. Cambiamento eracliteo in nome dell'amore.
3 anni e 4 mesi fa
Nella pagina del Film Herzog incontra Gorbaciov di Werner Herzog
Con un documentario vero, senz'inserti fittizi e dop'aver abbandonato il cinema di "recitazione", Herzog trova in Gorbaciov un'altra figura degna del suo miglior cinema, e lo spiega lui stesso nel film: un personaggio da tragedia greca, consapevole d'aver caparbiamente desiderat'un sogno troppo grand'e oltre il limite, un uomo che sulla sua tomba vorrebbe venisse scritto un umile "Ci abbiamo provato", sia sul fronte umano che politico. Eppure c'è una differenz'abissale tra i vari "Aguirre" o "Fitzcarraldo" e questo "Gorbaciov": stavolta non si tratta della sconfitta d'un delirio d'onnipotenza, d'un idealista utopico che si schianta contro la Natura e le sue indomabili leggi, bensì d'uno statista che stava dimostrando come fosse praticabile la via leninista vers'un comunismo "umano", tanto che le forze conservatrici lo liquidarono con un putsch. Il "repubblichino" Ezio Mauro fa lo gnorri negando l'evidenza storica e macroeconomica: la caduta del Muro nell'89 fu solo una conseguenza delle molteplici riforme attuate durante la sua segreteria dal 1985 al 1991. Cresciuto in un kolchoz, aveva imparato a incrementare il potere d'acquisto non aumentando redditi, salari e stipendi (vedi Landini e l'odierna falsa sinistra), ma calmierando i prezzi e quind'il costo della vita. Le variabili per modificare il divario tra ricchi e poveri sono 2, e una sinistra che sia veramente tale agisce sulla seconda, non sulla prima.
3 anni fa
Nella pagina del Film Gli anni più belli di Gabriele Muccino
In fondo ai titoli di coda si legge ch'«il Film [con la "F" maiuscola] è liberamente ispirato a "C'eravamo tanto amati" di Ettore Scola». Manca solo il barelliere per poter ammetter'il remake o il reboot. Non che l'originale del '74 fosse sgombro da pecche manichee, però 'sta versione alla Virzì con l'epilog'ottimista è buonismo gratuito: "smile", e l'inventiva registica cercatel'altrove.
4 anni e 2 mesi fa
Nella pagina del Film Peterloo di Mike Leigh
Prevedibilissimo super flop al botteghino poiché Leigh "depriva Peterloo d'enfasi proletaria, destinandolo così a un pubblico di stampo intellettuale invece che a quel pubblico che dovrebbe far indignare e, magari, anche ribellare" (Daria Pomponio). "L'analisi meticolosa della vanità della parola in entrambe le fazioni e la freddezza, l'austerità, il distacco com'antidoto a tale retorica son'eccessivi" (Aldo Spiniello), le deformazioni caricaturali e grottesche (Grosz al posto di Turner) sono superflue, e alla fine ne pagano le spese epicità e coinvolgimento emotivo: sarebbe stato molto meno noioso leggere un saggio sull'argomento.
3 anni e 4 mesi fa
Nella pagina del Film Dolittle di Stephen Gaghan
Animalismo "childish" appesantito da estemporanei accenti drammatici e colonscopie che hanno scontentato qualsivoglia target di pubblico e critica. Si salva la scena con l'acquario? Mago/Mister Forest, 1999: https://www.youtube.com/watch?v=-pPbHsFIaWA.
4 anni e 9 mesi fa
Nella pagina del Film 18 regali di Francesco Amato
Difficoltà di memoria: da quanto in Italia non s'osava più fare del cinema metafisico, da "Miracolo a Milano" (1951)? Francesco Amato torn'a osare anche se poi non risolv'affatto la contraddizione: piegarsi al realismo del raccontare la vicenda melodrammatica d'Elisa Girotto, più conson'alla "brùtta televisione" (Allen) o all'insulsaggini d'Instagram e aggravata dalle scelte musicali ("Don't Look Back In Anger" penso sia il brano più sopravvalutato degl'Oasis), oppure utilizzare le potenzialità del mezzo filmico per "riscrivere la storia" (https://www.youtube.com/watch?v=GVsiEVz4USk)? Ammetto d'essere rimasto più colpito dal coraggio baldanzoso che dalla zavorra (fors'in questo caso inevitabile).
4 anni e 9 mesi fa
Nella pagina del Film Hammamet di Gianni Amelio
Un caso di superadditività negativa: Amelio annulla Craxi col "Presidente", col privato psicoanalitico al posto del politico socioculturale, coll'agonia del poter'umano che sostituisce la storicità dell'Uomo Potente e con Hammamet come luogo di camusiana estreneità/estraneazione. Favino e la scrittura annullano il film d'Amelio (pure sceneggiatore) col costante riferirsi a eventi e persone reali. Fors'il regista volev'ambire alla contraddittorietà del protagonista o dei potenti o dell'umanità, invece mett'in scena la propria, fra tragedia classica e cinema impegnato, intimismo onirico-poetico e biopic verista: Fellini, Antonioni, Bellocchio, Moretti, Rosi, Lizzani, una mistura che sarebbe stat'indigesta pur'al bulimico (non-)Bettino sullo schermo.
4 anni e 10 mesi fa
Nella pagina del Film Si vive una volta sola di Carlo Verdone
Condivido la rece d'Alò quando c'invita a comparare quest'ultima fatica di Verdone all'Altman di "M*A*S*H" piuttosto ch'alla commedia italiana. "Si vive una volta sola" rimarca la differenza fra soggetto e sceneggiatura: se la prima è telefonata, citofonata, whatsappata, d'una prevedibilità sconcertante, non c'è sceneggiatura che tenga, compensi e controbilanci. Sarebbe fiacca pure la sceneggiatura? Verdone ha sempre fatto antropologia e la volgarità del film è la volgarità della cultur'odierna, forse non più solo nostrana od occidentale ma globalizzata. Fa molto meno ridere rispetto ai suoi standard? Ma è da tempo ch'il regista ha virato verso la malinconia abbandonando ilarità e gag spassose. Di nuovo: invecchiato lui o la società che vuole rispecchiare? Tir'un'aria spengleriana, dovrebbe ricorrere il centenario della sua opera principale, verrà obliat'anch'essa: perché svegliare il can di massa che dorme ronfando?
3 anni e 6 mesi fa