Scritta da: Sarah Tarricone
in Frasi & Aforismi (Libri)
- Quando parlo con te mi lascio sempre scappare troppe cose. Questo è uno dei problemi.
- Non preoccuparti, tanto non ne capisco una.
dal libro "Twilight" di Stephenie Meyer
- Quando parlo con te mi lascio sempre scappare troppe cose. Questo è uno dei problemi.
- Non preoccuparti, tanto non ne capisco una.
Edward mi strinse con delicatezza. "Sono qui".
Respirai a fondo.
Era la verità. Edward mi era accanto, sentivo il suo abbraccio. Finché fosse stato così, avrei potuto affrontare qualsiasi cosa. Drizzai le spalle e andai incontro alla mia sorte, confortata dal destino che mi camminava al fianco.
Avrebbe mai smesso di emozionarmi, il fatto che ero l'unico a cui lei acconsentiva? Ne dubitai.
Girai attorno la macchina come un fulmine, eccitato di raggiungerla. Non mostrò nessun segno di shock alla mia improvvisa riapparizione.
Cercare di tenerti in vita vuole dire davvero lottare contro il destino.
Piegai la lettera per bene e la imbustai. Prima o poi l'avrebbe trovata. Speravo solo che potesse capirmi e che per una volta mi desse ascolto. Così, con cura, sigillai anche il mio cuore.
"Penso abbia a che fare con l'inevitabilità della loro unione. Niente può separarli: né l'egoismo di lei, né la cattiverie, e alla fine la morte..." Valutava le mie parole con espressione pensierosa. Dopo qualche istante sfoderò un sorriso ironico. "Continuo a pensare che sarebbe una storia migliore se uno dei due avesse almeno un pregio."
"Forse il punto è proprio questo", replicai "l'unico pregio che hanno è il loro amore."
"Spero che tu non sia tanto temeraria da innamorarti di una persona così... malevola."
"Ormai è tardi per decidere di chi innamorarmi. E nonostante le raccomandazioni, mi sembra di essermela cavata piuttosto bene."
Ridacchiò. "Sono lieto ce tu ne sia convinta."
Feci un sospiro di sollievo. La rabbia era ciò che desideravo sentire: la prova falsa e prefabbricata che era preoccupato per me, un regalo ambiguo del mio subconscio.
Perché combattere, se ero così felice in quel momento? Persino mentre i polmoni bruciavano, a corto d'aria, e le gambe erano immobilizzate dal freddo, ero contenta. Avevo dimenticato cosa fosse la vera felicità.
La felicità. Rendeva sopportabile persino la morte.
Fu come un processo metallurgico nel nucleo profondo di ciò che ero, in corso da tempo e finalmente pronto a forgiare qualcosa di nuovo. Fu quel bacio lungo e ininterrotto a ultimare la nuova creazione, ardente e affilate, e a gettarla con un gran sibilo nell'acqua fredda che la rese dura e definitiva. Indistruttibile.
Riuscivo a vederlo. Ma lui non poteva vedere me.
Era proprio Edward, niente allucinazioni stavolta. Mi resi conto che le mie illusioni erano tutte imperfette: nessuna mai gli aveva reso giustizia.