Sarà come se non fossi mai esistito, me lo aveva promesso. Sentii il pavimento di legno liscio sotto le ginocchia, poi sul palmo delle mani e infine contro la guancia. Speravo di svenire, ma purtroppo non persi conoscenza. Le ondate di dolore da cui prima ero stata appena sfiorata ora si innalzavano di fronte a me e mi si infrangevano addosso, trascinandomi giù. E dal fondo non riemersi.
Per salvarmi la vita, Edward aveva posto molti confini di sicurezza alla nostra relazione fisica. Benché rispettassi il suo bisogno di mantenere una certa distanza tra la mia pelle e i suoi denti affilati come rasoi e zeppi di veleno, quando mi baciava tendevo a dimenticare particolari così insignificanti.
Edward mi strinse con delicatezza. "Sono qui". Respirai a fondo. Era la verità. Edward mi era accanto, sentivo il suo abbraccio. Finché fosse stato così, avrei potuto affrontare qualsiasi cosa. Drizzai le spalle e andai incontro alla mia sorte, confortata dal destino che mi camminava al fianco.
Avrebbe mai smesso di emozionarmi, il fatto che ero l'unico a cui lei acconsentiva? Ne dubitai. Girai attorno la macchina come un fulmine, eccitato di raggiungerla. Non mostrò nessun segno di shock alla mia improvvisa riapparizione.