Il mio inconscio aveva conservato per quel momento un'immagine di Edward precisa in ogni dettaglio. Osservavo il suo volto perfetto come fosse davvero lì; la tonalità esatta del colorito glaciale, la forma delle labbra, il profilo della guancia, la luce dorata che brillava negli occhi infuriati. Era infuriato, ovviamente, perché avevo deciso di rinunciare. Serrava le mascelle e sbuffava di rabbia.
Era impossibile che Romeo cambiasse idea. Ecco perché la gente ricordava i loro nomi sempre uniti: Romeo e Giulietta. Ecco perché era una bella storia. Giulietta si accontenta di Paride non avrebbe mai sfondato.
"I tuoi istinti umani... " m'interruppi, e lui attese che completassi la frase. "Beh, mi trovi minimamente attraente anche il quel senso?" Rise e mi arruffò i capelli quasi asciutti. "Non sarò un essere umano, ma un uomo sì".
«È il suo corpo che conta». ribadii. «Non è affatto vero. Non è il volto, ma le sue espressioni. Non è la voce, ma il modo di parlare. Non è come ti sta quel corpo, ma le cose che ci fai. Tu sei bella».
Non sono mai riuscito a cancellare... l'agonia. Il mio cuore non batteva da quasi novant'anni, ma stavolta è andata diversamente. Non lo sentivo più, al suo posto c'era un vuoto. Come se ti fossi portata via tutto ciò che avevo dentro.
"Non temere", mormorai. "Noi ci apparteniamo". Fui immediatamente travolta dalla verità delle mie stesse parole. Quel momento era così perfetto, così giusto, che per nulla al mondo potevo dubitarne. Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui, estate e inverno. Era come se ogni terminazione nervosa del mio corpo sprizzasse elettricità. "Per sempre", aggiunse Edward e mi trascinò con dolcezza verso acque piu profonde.
"Non capisci, Bella? Che io renda infelice me stesso è una cosa, ma che tu sia coinvolta è una altro paio di maniche. Non voglio più sentirti dire che provi cose del genere." Era la verità, era una bugia. La parte più egoista di me stava volteggiando nella consapevolezza che lei mi voleva come io volevo lei. "È sbagliato. È rischioso. Bella io sono pericoloso – ti prego renditene conto." "No." Le sue labbra si imbronciarono arrabbiate.
Bella mi lanciò un'occhiata. Si accorse della posizione rigida del mio corpo – proprio come il suo – e sorrise. Le sue labbra si divisero leggermente, e i suoi occhi sembrarono pieni di caldi inviti. O forse vedevo ciò che desideravo vedere. Sorrisi di rimando; il suo respiro s'impigliò in un basso ansimo e spostò velocemente lo sguardo. Fu peggio. Non conoscevo i suoi pensieri, ma fui all'improvviso sicuro di aver avuto ragione prima, e che lei voleva che la toccassi. Sentiva come me questo pericoloso desiderio.