-Mi perdonate il mio cattivo umore di stasera? Mi chiese prendendomi la mano. -Sono pronto a perdonarvene ben altri. -e mi amate? -Da impazzirne. -a dispetto del mio cattivo carattere? -a dispetto di tutto.
Dire e insegnare che la guerra è un inferno e basta è una dannosa menzogna. Per quanto suoni atroce, è necessario ricordarsi che la guerra è un inferno: ma bello. Da sempre gli uomini ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco. Non c'è paura, o orrore di sé, che sia riuscito a tenerli lontani dalle fiamme: perché in esse sempre hanno trovato l'unico riscatto possibile dalla penombra della vita. Per questo, oggi, il compito di un vero pacifismo dovrebbe essere non tanto demonizzare all'eccesso la guerra, quanto capire che solo quando saremo capaci di un'altra bellezza potremo fare a meno di quella che la guerra da sempre ci offre. Costruire un'altra bellezza è forse l'unica strada verso una pace vera.
Il tradimento di Silente non era quasi nulla. Era ovvio che esisteva un piano più grande: Harry era stato solo troppo stupido per vederlo, ormai lo capiva. Non aveva mai messo in dubbio l'idea che Silente lo volesse vivo.
L'amore che gli era sgorgato nel cuore non era l'improvviso, mutevole capriccio di un ragazzo ma la selvaggia, focosa passione di un uomo dalla volontà forte e dal carattere imperioso.
L'affermazione più semplice che si può fare a proposito di una nazione è che si tratta di un corpo di persone che sentono di essere una nazione; può darsi che, conclusa ogni possibile minuziosa analisi, questa rimanga in definitiva la sola affermazione possibile.
[...] che era stato costante inconsciamente, anzi senza volerlo; che aveva voluto dimenticarla, e credeva di averlo fatto. Si era creduto indifferente mentre era soltanto adirato; ed era stato ingiusto verso le sue virtù perché ne aveva sofferto.
Era così bello il tuo volto e adesso striscia nella terra, coi bei capelli bruni che, strappati, volano nella polvere. Eravamo nati lontani, noi due, tu a Troia e io a Tebe, ma un solo destino ci aspettava. Ed è stato un destino infelice. Adesso mi lasci vedova nella tua casa, immersa nel più tremendo dolore. Il figlio che abbiamo avuto insieme è ancora così piccolo: non potrai più aiutarlo, e lui non potrà aiutare te. Se mai sopravviverà a questa guerra, per sempre gli saranno accanto pena e dolore, perché chi non ha un padre perde gli amici, e con fatica difende i suoi averi. A occhi bassi, il volto rigato di lacrime, andrà a tirare il mantello di altri padri, per avere protezione, e qualcuno magari avrà uno sguardo di pietà per lui, ma sarà come bagnare le labbra di un assetato. E sì che i Troiani lo chiamavano "il signore della città" questo bambino, perché era figlio tuo, e tu eri colui che, quella città, da solo difendeva. Ettore... il destino ti ha fatto morire lontano da me, e questo sarà per sempre il mio dolore più grande: perché non ho avuto per me le tue ultime parole: le avrei tenute strette e le avrei ricordate per tutta la vita: ogni giorno e ogni notte della mia vita. Sotto le navi nere, adesso, sei preda dei vermi e il tuo corpo nudo, che tanto amavo, fa da pasto ai cani. Tuniche bellissime e ricche, tessute da mano di donna, ti aspettavano qui. Andrò nella reggia, le prenderò le getterò nel fuoco. Se questa è l'unica pira che posso fare in tuo onore, la farò. Per la tua gloria, d'avanti a tutti gli uomini e le donne di Troia.