Scritto da: Maria Viola
in Diario (Esperienze)
Ognuno vede quel che vuol vedere. Io non vedo la neve, ma la magia, il silenzio, l'armonia.
Composto martedì 21 giugno 2016
Ognuno vede quel che vuol vedere. Io non vedo la neve, ma la magia, il silenzio, l'armonia.
Se vuoi confonderli, fai un bel sorriso e pensa al bello di ogni cosa.
È da un piccolo gesto che scopri la grandezza di un cuore. È da una frase non detta che scopri la verità. È nei grandi silenzi che ascolti quello che veramente sei.
Regala un gesto che soffia dentro.
Mi sveglio, apro gli occhi e guardo intorno a me, lo vedo. Un anno fa ero qui, esattamente dove sono adesso, il tempo ti lava la pelle e scivola a terra portandosi dietro di sé quei frammenti morti della tua anima che giacciono sulla superficie del tuo corpo oramai cicatrizzato, formando così quelle pozzanghere salate di ricordi dove ti vedi ma non ti riconosci, tanto che sei martoriato da quei tagli della vita, pozze piene di sale nel quale tu cammini e ti bagni i piedi stanchi di camminare sulla terra rocciosa, sentendo così quel dolore che ti fa sentire maledettamente vivo ogni secondo della tua esistenza. Ne siamo inumiditi da ogni dove come sotto un acquazzone tropicale che tutti i giorni si abbatte su di noi. Come si può dire che il tempo non esiste? Scorre inesorabilmente sopra di noi.
La mia somiglia ad una scelta, decidere che la speranza è l'unica ancora di salvezza. In realtà il mio è un percorso di vita, che anni fa indossai, come un vestito prezioso. E anziché chiedermi perché, Come e Quando, dico a me stessa, che tutto è possibile se ci credi davvero. Ed essendo giudice severo di me stessa, propongo alla mia anima un patteggiamento equo, una realtà che abbracci bene la vita, che doni ottimismo, che regali sogni. Questa realtà si chiama speranza, ed è l'unico faro che non si spegne mai.
Nel libro della vita raccolgo tutte le mie emozioni. Pagina dopo pagina incido l'estro di ciò che sono, una folle sognatrice che tra le righe dei suoi pensieri, spera, ama e loda la vita nonostante tutto.
Tra le righe di queste poesie ho provato a ritrovarmi. Ho richiamato pensieri e vecchie foto, cartoline di ieri e tramonti di domani. Un semplice tentativo di appartenenza a me stesso. Evocando memorie sempre troppo indaffarate a resistere, parlo di lacrime e sorrisi, pioggia e torride estati. Parlo di navi alla deriva, di continenti ancora da scoprire, di foglie che cadono.
Quando le parole mancano il linguaggio dei gesti può essere molto utile in ogni occasione.
Sarò strana, ottusa, testarda, ma l'unica cosa che so per certo di me è che una cosa non la faccio se non ci metto l'anima. Preferisco vivere tutto fino all'ultima goccia per poi star male fino a morire. Ma dopo quel dolore mi rialzerò sempre, grazie al ricordo di quelle forti emozioni vissute in attimi lunghi come vite intere.