Scritto da: MaryRosa Amico
in Diario
Certe sere si è ottimisti. Certe sere, invece, non sono come le altre. Non vedi la fine. Chiudi la porta, resti a casa e tutto attorno, un silenzio assordante.
Composto mercoledì 18 marzo 2020
Certe sere si è ottimisti. Certe sere, invece, non sono come le altre. Non vedi la fine. Chiudi la porta, resti a casa e tutto attorno, un silenzio assordante.
Noi vorremmo ritornare alla normalità e alle nostre vite. Ma tutti non lo potranno fare, non più. Si dice: siamo in guerra e da bravi soldati dobbiamo eseguire gli ordini e lottare contro un nemico invisibile, astuto e bastardo. Bene; mandateci al fronte, ma forniteci di mezzi adeguati perché in trincea si va armati e qui, sul campo, non c'è un metro che stabilisce la distanza. Qui, negli ospedali, si contano i morti e si curano i feriti a mani nude.
Non devi combattere contro le persone... la più grande conquista che possiamo fare in questa vita è vincere contro noi stessi. Solo allora, quando avrai raggiunto pace e consapevolezza, sarai una persona migliore.
Le generazioni future ci leggeranno tra le pagine dei libri di scuola e so cosa verrà scritto: che gli Italiani sono stati forti, coraggiosi e uniti nel sconfiggere un nemico, subdolo, sconosciuto a tutto il mondo. Ricorderà con onore, tutti quelli che non hanno potuto fermarsi, neanche volendo, medici, infermieri, oss, forze dell'ordine, vigili del fuoco, farmacisti e parafarmacisti. Dei commercianti e dei professionisti che hanno deciso di chiudere solo per coscienza civica, rischiando di non sopravvivere economicamente e di tutti gli insegnanti che cercavano di orientare e orientarsi in questo caos epocale. Ci ricorderemo soprattutto, dei nostri morti e della generosità di chi ha donato in favore degli ospedali e chissà, se nel libro della storia Italiana, scriveranno la vigliaccheria dell'Europa e dei tagli che hanno fatto alle colonne portanti del nostro paese; "la sanità". Per ingrassare le casse di quei paesi che ci hanno letteralmente devastato col debito pubblico. Quando tutto sarà passato, perché passerà, ricordiamocelo tutti quanti che ci siamo rialzati a testa alta. Sempre, nonostante gli sgambetti. Agli altri, non mi resta che dire: ammirate il nostro stivale brillare nel suo "tricolore".
Stiamo attraversando tutti un terremoto emozionale che ci rende fragili e fa vacillare le nostre sicurezze. Creando paura, incertezza e obbligandoci al cambiamento. Mi domando e vi domando: cosa ci avrà insegnato tutto questo quando finirà? Io, posso rispondere per quanto riguarda me; a comprendere di più il valore della libertà, ed essere profondamente più consapevole che ogni ora, minuto e secondo di questa vita, deve essere respirata a pieni polmoni, con meno affanno.
S'impara. Ma è proprio da questo imparare che inizia il vero distacco. Dopo non si ha più paura di perdere le persone, dopo le si mandano via senza alcun tipo di rimorso. Il troppo è troppo e poco importa chi resta ferito. Alcune persone, bisogna perderle per iniziare a vivere.
Così un tempo ci si conosceva, ballando. Perché dal ballo capivi se a pelle quella persona poteva piacerti. Oggi non è più così! Tutto è più sbrigativo! Un caffè o al massimo un aperitivo, vieni su da me, una doccia, un saluto formale e poi ognuno per la sua strada.
Fu mia nonna che mi insegnò, me lo ripeteva di continuo con due semplici parole: in punta di piedi bambina mia. Quando entri nella vita di qualcuno, non mettere in disordine l'anima di chi ti ospita e non maltrattare il suo cuore. Lui è duro in alcuni punti, ma non così forte da resistere al dolore che potresti causargli per la mancata delicatezza di atteggiamento. Poggia i piedi a terra solo quando deciderai di uscire senza però, calpestare tutto quello che ti ha fatto stare bene nell'attimo esatto in cui l'hai vissuto.
Sotto l'albero quest'anno non voglio nessun regalo. I beni di consumo non mi interessano. Credo invece che molta gente, non abbia capito realmente il vero significato dell'evento. Natale è stare con le persone che ami e dedicare un po' del nostro tempo ad amici, parenti e a chi non può condividerlo con nessuno e non solo nei giorni di festa, ma tutto l'anno. Natale deve essere gioia condivisa con tutti.
Che siano sbagliati per alcuni e per altri giusti, idee e pensieri non sempre sono condivisi e quasi sempre sono presi per scarsa voglia di capire gli altri, tutti vogliono aver ragione. Invece a me piace la comprensione nella maniera più larga che questo significato ha, "comprendere". Ma si deve essere umili. Non dobbiamo mai avere la pretesa che la nostra sia l'unica ragione o la sofferenza che proviamo e più grande di altri, non sappiamo di cosa è fatto il loro viaggio, ognuno di noi ha il suo bagaglio di vita personale.