Se dai rovi nascerà un fiore, sarà una rosa che cambia colore, aspetta che sbocci, non la tagliare. Sopra il suo stelo succhia la vita, punge la spina ma ormai è finita, e se qualcuno la coglierà, anche regina tra tutti i fiori, presto morrà, e nelle tue mani ancora bocciolo, appassirà. Lascia che Rosa cresca da sola, guarda il colore, senti l'odore, non influire col tuo volere, lascia che sola impari a sognare. Quando crescendo il suo colore cambierà, stai a guardare il suo splendore, si aprirà ai raggi del sole, al calore, e la sua vita bella sarà. Non cogliere i fiori sopra lo stelo, lascia che crescano sotto quel cielo, hanno bisogno del nostro amore, anche se poi nel grande giardino, incontrando un fiore, cambieranno colore.
Mi porta su quel monte un sentiero, dove tra antiche vestigia romane, poco più distante, c'è un cimitero. Sempre percorro questa via, ed il cielo, il sole ed il mare mi fanno compagnia. Non è lunga la salita, è molto ripida, ma non sento la fatica. Sopra quel monte c'è un pezzo di cuore, nel cimitero che guarda il mare, in una vecchia cappella, dove ormai il tempo scorre lento, ora riposa un santo. La mia infanzia ho trascorso tra le sicure braccia di questo grande maestro, mi ha insegnato ad aver rispetto, ad aver pazienza, a prendere coscienza, ad apprezzare anche la più piccola cosa, ogni tanto gli porto una rosa, per ringraziare, è un bacio, un abbraccio che non gli posso più dare. Sento che avverte questo mio amore, e spesso in un alito di vento mi sovvengono l'ultime parole: mi raccomando torda, guarda sempre al sole.
Il mare ci veniva dietro, cancellando l'orme, i miei occhi al sole, non riuscivano a vedere la troppa luce mi abbagliava. Un fantasma e tu, la stessa cosa, parlavi ma non ti ascoltavo più. Troppe parole per confessare che non mi amavi, perché avevi aspettato tutto questo tempo... Un tuffo in mare per lavare l'onta, ancora ti vedevo sulla riva, mi hai chiesto un bacio ancora... no! Non devi più toccarmi! Ho lavato l'anima, il mio corpo, ho lavato il cuore, tutto di te si è perso nell'immensità del mare, ora vai via, ti cancellerò per sempre e quando mi verrai in mente, di nuovo mi farò cullare dalle mie onde. Affogherò i ricordi di te e del nostro amore.
Ho ancora in mano l'ultima tua lettera mi chiedevi di aspettare ancora, dove... eri al fronte, ma stanca di pensare ho rivolto i miei interessi altrove certa che non saresti più tornato la mia vita non avrebbe avuto senso e tutto sarebbe quel mi aspettarti sarebbe risultato invano. Forse con troppa fretta e dalla rabbia che avevo dentro, mi son lasciata trascinare ho sposato il tuo caro amico un uomo che mi ha sempre amata e consolata rispettando i miei tempi, i miei capricci e quanto ha dovuto sopportare la delusione era sempre più cocente, mi son dovuta adattare ma quando ti ho visto vicino a quell'altare... non sapevo se credere o morire ma ho incontrato lo sguardo serio di mio padre e con la morte nel cuore, ho dovuto continuare. Con il viso bagnato di lacrime mi volevo convincere che non eri vero e per rispetto te ne sei andato. Non scorderò mai quando ti sei allontanato ti sei girato indietro, ed il tuo viso dal dolore provato con lo sguardo ti ho seguito mentre uscivi dalla chiesa, tra i banchi lo sai che non sono stata mai felice ancora oggi mi manchi.
Esiste da che monno è monno, no strumento de massimo piacere, a vorte se crede che er batacchio, proprio quello lì, sia solo pe riempì er pitale de pipì. Quanno che nun je serve aiuto, pe rimanè all'erta, na cosa è certa, tutti lo cercamo, certo, mo, co l'aiuto che ce stà, grazie a sta pillola miracolosa, avoia a farlo lavorà. Mo nun s'accorge più se è novo o vecchio, ma se nun ce va bene lo sostituiamo, tanto nun ce cambia proprio situazione, niente ce leva e niente ce rimette. In quanto ar triangolino che c'avemo, goduria de tutti li batacchi, noi ve lo famo gode.... ma poi so vostri li cacchi! Prova da qua a nove mesi, se hai allentato la tensione, ecco na bella sorpresa! Er batacchio la prossima, farà più attenzione.
La mia suora mi teneva in cucina, attaccata alle sue vesti, ogni tanto davo una sbirciatina dentro quei pentoloni fumanti. Noi bambini eravamo tanti, ed ogni giorno era una grande occasione, per incontrarci tutti di mattina presto, nell'immenso refettorio a fare colazione. I biscotti profumavano di miele, il latte caldo appena munto, un regalo al mattino del nostro amico contadino. Le giornate passavano in fretta, tra giochi e letture, ricami e cucina, la nostra insegnante, la migliore, ci dava lezioni di vita, con amore. I bambini crescevano in fretta, ed al mattino che fatica per farli svegliare, noi bambine più grandi avevamo imparato a fare da mamme per poterli aiutare. Son cresciuta forte, indipendente e sicura, ho ricordato sempre tutte le mie suore, che mi hanno insegnato tanto e a non arrendermi mai. L'esperienza e la fatica basta prenderla con gioia, mi pento ancora ora, se qualche volta ho pianto.
Paura di salire quelle scale, c'era una luce fioca: ti puoi far male mi avevano sempre raccomandato di non salire. Un giorno ero sola in quella grande casa, e grande fu la curiosità, dovevo scoprire. La mamma lì riponeva le sue cose, la nonna quei cappelli con le rose, vecchi lenzuoli con merletti, alcuni stivaletti con i tacchi a spillo, e c'era un topolino che fuggì con un mio strillo. In fondo poi, una vecchia madia, mi ritrovai su di una sedia e tutta impolverata, cominciai a rovistare, senza far rumore, dentro c'erano un pacco di lettere d'amore, della mia mamma al mio papà, legate con cura da un fiocchetto rosa, Cominciai a leggere... e sapete una cosa? Non c'è cosa che ad una figlia faccia più piacere, di sapere leggendo quelle lettere per ore, quanto è stato grande e vero quell'amore.
Una rosa, forse una margherita o un papavero rosso, a niente somigliava la mia corolla, bella da morire. Così sono nata, fiore profumato, unica nei colori e negli umori, sempre sorridevo. Le farfalle vegliavano il mio sonno, gelose, io tranquilla sopra il mio stelo, mi rivolgevo sole dove c'era luce. Tutta la mia vita è stata una bella stagione, nessuno ha colto questo raro fiore. Ancora oggi, ho paura di finire i miei giorni, nelle mani di qualcuno che mi farà appassire.
Ho ritrovato ancora un'altra foto, avevo distrutto tutto, bruciato i ricordi, le frasi d'amore, i tuoi regali, pensavo di aver fatto pulizia, anche nel mio cuore... Ma questa foto mi ha riportato te, così come ti volevo, come non sei mai stato, bugiardo inpenitente, tu, con le tue promesse e non hai mantenuto niente. Oggi mi ritrovo a pensarti, non voglio più vederti, cerco di convincermi, ma faccio male a me. So che sei da solo, che dici forse è il caso... una telefonata?
Quella bocca che mi sfiorava, non era tua, la sentivo dove, quanto nella mia fantasia. Un bacio come, ancora, poi ancora tu, ma lui nella mia testa, non ti accorgevi, o non volevi credere che non ero più la stessa. Erano sue quelle mani, sentivo i suoi sospiri. Chiudevo gli occhi per non vedere, eri tu, lui, non volevo sapere e non ti accorgevi. Non ti ho mai chiamato amore e cambiavo espressione forse lo sapevi. Con te e con lui nello stesso momento, mi piaceva, forse, a volte era un tormento. Avevi capito, ma continuavi, aspettando che fosse finito, ti sarai anche divertito, non sei stato sorpreso, tu l'hai sempre saputo, non volevo con te... certo, l'altro sicuramente mi ha avuto.