Ho visto nei tuoi occhi il dolore, ogni lacrima scendeva e scavava dentro, ho sentito la disperazione da mezze parole. Con la morte nel cuore potevi impazzire, ma l'hai aspettato, senza capire, contro quel tempo che non contava più, guardando l'aereo che lo portava giù, continuavi a pensare di farla finita, troppo forte ormai sentivi la vita, ma la sentivi perché ti distruggeva, ti stravolgeva. Maledetta guerra! Davanti ad una bandiera, sola con un figlio, che non conoscerà padre, in grembo lo sentivi muovere insieme al tuo dolore, e non l'avevi visto morire, te l'han detto non volevi credere e non credi ancora, ma quella medaglia puntata sul petto quanto ti fa male, ti trafigge il cuore, hai regalato per onore, perché l'aveva giurato davanti alla bandiera, quella che ora l'aveva coperto e accompagnato, il tuo grande amore.
Quando le tue braccia stringeranno il cuscino, nessun ricordo rimarrà, nel cuore mai niente proverai se non ti lasci andare. La tua vita scivola in un letto calmo, dove l'acqua non incontra inganno, dove le pietre non dovrai scansare, né le rapide attraversare.... Non proverai gioia né dolore Se non hai mai avuto un amore per la paura di dover soffrire, e certamente comincerai a morire. Ora lanciati, è una folle corsa, una strada ad ostacoli da superare, stanca avrai modo di riposare ma se non provi cosa vuoi fare? Ricorda il rischio è sempre presente, ma è meglio vivere anche perdente, non lasciar scorrere questa tua età, perché il tuo cuore, senza provare, ne morirà.
Meraviglioso amore, Dimenticarti, come, non ci posso pensare, sarebbe come spengere del sole, il suo calore arginare l'onda che viene e va dal mare, un fiume in piena che non puoi fermare. Il tuo amore ha riempito la mia solitudine, ha colmato i miei vuoti, dando senso alla mia vita soddisfatto le mie voglie, i sogni, e son tornata una bambina capricciosa che da te pretende ogni cosa. Con te ogni minuto è vita, poca e rubata, e poi silenzi e lunghe attese. Amore meraviglioso, che non decide i tempi per poterti pensare ed amarti, che sente vive con te intense emozioni nello stesso istante, amore amante, il mio sogno costante, il mio peccato ricorrente, ma chi ha mai potuto frenare il cuore, quando vive e batte col tuo respiro, desiderio da realizzare, bisogno di averti stringerti, abbracciarti. Meraviglioso amore come posso non amarti?
Questo Natale, vorrei farlo ricordare, non son le luci, tutti quei doni, ma le intenzioni riposte dentro il cuore. Ogni bimbo sogna davanti alla capanna, ma quanti hanno bisogno della mamma, una carezza, un dono, serenità e sicurezza. Ogni uomo si ferma dinanzi a quel presepe, con la sua insicurezza, quell'affannarsi e correre senza pensare dove dobbiamo andare? La strada è impervia e lunga da seguire, basta guardare la stella e farci guidare, ci porterà alla semplicità, all'umiltà di un uomo che ha saputo amare, di quello che tutti dovremmo fare. La serenità di una vita semplice, senza lo sforzo per arrivare, prevaricare mortificare il tempo che chiede di riposare. Il Natale viene per far riflettere, per fermarsi a godere delle piccole cose, per volersi bene, per voler bene, fatevi guidare dalla stella, ogni cosa della vita avrà il giusto valore, e sembrerà più bella.
Ferite che mi porto dietro, sogni non realizzati, per la fretta di crescere. Quello che mi gridava dentro ho sempre tenuto a bada, forse ho sbagliato tutto, ma ormai comunque vada ho scelto la mia strada, il fiume in piena che passava gli argini si è dovuto adattare ad un più giusto letto, ma dentro il cuore ancora e ancora tutta quella voglia di fare, di arrivare non si sa dove, non riesco a fermare, ed allora scrivo per potermi sfogare, per arrabbiarmi, per contestare son solo io comunque a stare male per quella voglia che mi preme dentro e che inarrestabile mi fa ancora vivere ed amare.
Ma che strano! Nun t'ha dato er tempo de pensà, eri na pischella, se poteva fà, te sei ritrovata in men che non si dica, davanti a quell'artare e quanno te sei ripresa nun hai avuto manco er tempo pe dì ma chi me l'ha fatto fare. Quanno ch'è passato un po' de tempo, co sta panza più nun potevi camminà, n'artra vorta davanti a quell'artare, pe dà un nome ar frutto dell'amore. E daje n'artra vorta, e n'artra vorta ancora, tu nun c'havevi un ora pe poté pensà. E co sto seno ar vento, stavi sempre allattà, che belli questi fiji, che t'hanno poi lasciato, a forza de visità l'artare a uno ad uno se so voluti sposare. Quanno che te vorresti riposare, arrivano li nipoti sempre passanno pe l'artare, ognuno ha il suo bel nome e li devi accudire. Mo che nun so più bona a niente, e nun se ricordano manco quer che ho fatto, me vorrebbero riportà all'artare, st'ingrati, ma mo ve frego io, me ne vado all'ospizio pe st'artri anni che me restano da campare, ricordateve che... alla fine pe l'artare tutti ce dobbiamo passare.
Le grida dei bambini dalla strada, non hai più voglia di sentirli e chiudi la finestra, il tuo mondo per te comunque vada, ora è in quel piatto di minestra. Ben poca cosa è chiudersi con ogni scusa, la vita va vissuta, nonostante tutto, guarda che è fiorita la tua rosa, si è arrampicata sopra il tuo balcone, ancora pensi che lei ti abbia distrutto? Lentamente morirai su quella sedia, apri alla vita, respira l'aria e dai retta al cuore, ti aspetta un altro amore. Scendi in cortile, tira un calcio al pallone, dai un bacio ad un bimbo, allenta la tensione, vedrai che tutto passerà in un attimo, e sarai pronto per una nuova occasione.
Eravamo già con i vetri appannati, il freddo dell'inverno si faceva sentire, il fuoco del camino, aveva trasformato in brillanti le piccole gocce, che piano scivolavano. Col naso spiaccicato si scrutava fuori, la gente a sera in quella nebbia a malapena si vedeva. Un uomo con un grande cappello, la valigia in mano, verso casa, con incedere lento, procedeva, il suo volto con il buio non si scorgeva ma la speranza di questo ritorno, si prevedeva. La vecchia mamma si affacciò, con le lacrime agli occhi, e con il cuore in gola corse giù per le scale, è tornato Pasquale! La tavola era già apparecchiata, nel camino mise altri due ciocchi. La cena era pronta e la mamma lo guardava, per la gioia non riusciva a parlare, ma sul suo viso lenta una lacrima scendeva.
Da dietro lo spioncino della porta ti spiavo, mentre regalavi amore, ora capisco perché la gente per strada ci guardava, senza salutare. Cercavo le tue mani, era paura e solitudine ma tu non ti accorgevi... Mi hai sempre amato a modo tuo, davanti a quello specchio mi parlavi, mentre ti truccavi, ti pettinavi, per un altro incontro. Geloso ti guardavo, ma per il tempo che non mi concedevi, non riuscivo a dirtelo, anch'io avevo bisogno dei tuo baci, non mi bastava quella carezza la sera prima di addormentami. Finalmente cresciuto ho capito ed ho sofferto per farmi diventar grande hai regalato amore, ora so quando mi stringi e piangi, con quegli occhi bassi e lucidi, quanto ti è costato, mamma... ti ho sempre amato, ho perdonato.
Sempre nella vita c'è un momento per fermarsi a pensare, a quel che ho fatto e cos'altro ho da fare, e guardo il cielo, cercando le risposte, ma ormai ti son cucite come croste. Ho riempito quel famoso paniere, così d'istinto senza troppo soffrire, perché la vita il meglio mi ha voluto offrire. C'è da dire che mi sono accontentata, e la mia strada ho percorso serena, qualche volta mi sono chiesta: e se... ma guardi quel che hai e ti senti appagata. Adesso posso dire di essere stata fortunata, ma forse perché non ho mai chiesto più di tanto, l'importante per me è sentirmi amata, dalle persone che mi stanno accanto, Ora voglio godermi quello che ho realizzato, senza alcuna pena, questo mi fa essere serena.