Agghiacciante l'atmosfera: un silenzio pesante, un silenzio che sembra dire fin troppo. Un silenzio a metafora di assenza, di mancanza, di un niente che c'è, è da me orrendamente percepito. Ho paura di me stessa, che consapevolmente mi accorgo e sommessamente accetto. Sento dentro il nodo stretto ed insolubile che vorrebbe dissolversi lacrima dopo lacrima; Ma sono stanca, non ho la forza per abbandonarmi a ripetuti sussulti, sinonimi di un pianto che non giova.
Il canto allegro della Vita si fa sempre più lento nel mio cuore. Una ninna nanna portata dalla freschezza lo avvolge, cullandolo dolcemente nella gioia dei suoi sogni. Piano piano, il colori spariscono, coperti da una morbida coperta bianca che scende lieve, dono dal cielo, sopra di loro. Li prega di tranquilizzarsi, perché per loro è arrivato il momento di dormire. Dormire... i miei occhi si chiudono pesanti, lasciandomi fluttuare nella fantasia del mondo. Com'è meravigliosa la pace.
Io, allegoria della pietà, accecato da te, venere monca, deliravo, lama tagliente. Saette invadevano il mio riduttivo involucro, e mentre stuprato e violentato dal tuo bagliore che invadeva il mio cuore, la mente capì che nessuno l'avrebbe mai più ritrovata.
Camminando sul borgo all'alba c'è un momento, un secondo, in cui la luce del sole è ancora fresca, come l'aria di una mattina di primavera e i lampioni soleggiano. In quel secondo persi il tuo nome e m'innamorai della vitrea distesa, così speranzosa nei riflessi del sole, e che di te, conservava solo il maleodorante tanfo dei pescherecci. Provai a spingermi più a fondo, guardando l'infinito e notai una diga, immobile come la morte. Ahi quanta lunga strada mi separa da te, pensai, ahi quanto nuotare ancora... t'avevo appena dimenticata e avevo già voglia di morire.
Era d'agosto. Un povero uccelletto ferito dalla fionda di un maschietto andò, per riposare l'ala offesa sulla finestra aperta di una chiesa.
Dalle tendine del confessionale il parroco intravide l'animale ma, pressato da molti peccatori che pentirsi dovean dei loro errori rinchiuse le tendine immantinente e si rimise a confessar la gente.
Mentre in ginocchio oppur stando a sedere diceva ogni fedele le preghiere, una donna, notato l'uccelletto, lo prese, e al caldo se lo mise in petto.
Ad un tratto improvviso un cinguettio ruppe il silenzio: cìo, cìo, cìo, cìo.
Rise qualcuno, e il prete, a quel rumore il ruolo abbandonò di confessore; scuro nel volto, peggio della pece s'arrampicò sul pulpito, poi fece: "Fratelli, chi ha l'uccello, per favore vada fuori dal tempio del Signore".
I maschi, un po' stupiti a tali parole, lesti s'accinsero ad alzar le suole, ma il prete a quell'errore madornale, "Fermi, gridò, mi sono espresso male! Rientrate tutti e statemi a sentire: sol chi ha preso l'uccello deve uscire!"
A testa bassa, la corona in mano, cento donne s'alzarono piangendo. Ma, mentre se n'andavano di fuora il prete rigridò: "Sbagliato ho ancora; rientrate tutte quante, figlie amate, che io non volevo dir quel che pensate!"
Poi riprese; "Già dissi e torno a dire che chi ha preso l'uccello deve uscire. Ma mi rivolgo, a voce chiara e tesa, soltato a chi l'uccello ha preso in chiesa!"
A tali detti, nello stesso istante, le monache s'alzaron tutte quante; quindi col viso pieno di rossore lasciarono la casa del Signore.
"Oh Santa Vergine! - esclamò il buon prete - Sorelle orsù rientrate e state quiete, poiché voglio concludere, o signori, la serie degli equivoci ed errori; perciò, senza rumori, piano piano, esca soltato chi ha l'uccello in mano".
Una fanciulla con il fidanzato, ch'eran nascosti in un angolo appartato dentro una cappelletta laterale, poco mancò che si sentisser male. Quindi lei sussurrò col viso smorto "che ti dicevo, hai visto? Se n'è accorto!"
Ho imparato... che nessuno è perfetto. Finché non ti innamori. Ho imparato... che la vita è dura... Ma io di più! Ho imparato... che le opportunità non vanno mai perse. Quelle che lasci andare tu... le prende qualcun altro. Ho imparato... che quando serbi rancore e amarezza la felicità va da un'altra parte. Ho imparato... Che bisognerebbe sempre usare parole buone... Perché domani forse si dovranno rimangiare. Ho imparato... che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto. Ho imparato... che non posso scegliere come mi sento... Ma posso sempre farci qualcosa. Ho imparato... che quando tuo figlio appena nato tiene il tuo dito nel suo piccolo pugno... ti ha agganciato per la vita. Ho imparato... che tutti vogliono vivere in cima alla montagna... Ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali. Ho imparato... che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta. Ho imparato... che è meglio dare consigli solo in due circostanze... Quando sono richiesti e quando ne dipende la vita. Ho imparato... che meno tempo spreco... più cose faccio.
Life is like a river runs up to the sea, the sea of yourself the sea of your heart, the sea of your love.
Run run never stop is not easy is not simple don't be afraid, without aims, without thoughts, the sea is around the corner, follow the river.
Everything runs without time, everything the river brings away, live, live, live your life like a river of emotions, sensations and colours without fears to loose yourself.
No fears, no worries, love the breath of the air, deep in the blue of the sky, ride the rainbow of your emotions, feel the scent of life, and like