calpestando la notte curiosando al di la' nascondiamoci piu' in fondo andiamocene svelti io potrei essere vivo ancora una volta in una fiaba -nel brusio di una folla- eccentricita' da palcoscenico
ti muovi armoniosa lungo i confini della vanita' corteggi l'apoteosi di un'apocalisse -ti guardo sbiadire- con l'avanzaredella sbornia una composizione multicolore di visioni in -passato remoto-
Sei tu quel gabbiano libero bianco leggero che graffia il cielo... che vedo e non arrivo perché inafferrabile! Sei tu quella onda che danza d'amore,... che vedo e non arrivo perché inarrivabile! Sei tu quel angolo di cielo di paradiso che voglio toccare con mano e non arrivo perché è intoccabile!
Vieni amore! Atterrati... adaggio-adaggio dal quel cielo dal quel vento dal quel mondo che non vedo!...
vieni amore! Senza paura ho aperto le braccia ti ho aperto il mio cuore!!
Cieli, desideri infiniti dove rifugiarsi quando la terra brucia quando la terra piange le sue lacrime rosse sangue quando soffre in silenzio il suo infinito dolore tutta la sua disperazione.
Cieli dove dondolarsi dove raccogliere fiori o sogni che lì trovano vita lì trovano amore per vivere dimenticandosi o forse abbandonandosi al proprio destino e ogni tanto guardano al cielo.
Cieli come fossero candele colorate che brillano per illuminare un timido vivere per poi consumarsi in uno sciogliersi in interminabili pianti rotti da silenzi infiniti nella speranza di brillare ancora una volta in un nuovo pensiero in un nuovo desiderio in un nuovo caldo lucente amore.
Sentire I nostri corpi caldi Febbricitanti di emozioni L'uno accanto all'altro In un nuovo strano contatto, Sentire il brulichio fitto Di quei pensieri che Nelle nostre teste Cercavano di restare nascosti E leggerli poi L'uno negli occhi dell'altro Invariati, bellissimi. Ci siamo regalati di nuovo I nostri occhi luccicanti, Lasciamo che sia così Per ritrovarli di nuovo Ad ogni incontro.
Sul sentiero del vento sto aspettando speranzoso col pollice proteso al cielo. Dove sia finito non so poiché nemmeno un refolo s'è degnato di passare. Con un gesto nostalgico mi scompiglio i capelli immaginando le tue dita. Un passaggio verso l'infinito chiederò al grande carro che transita ogni notte.
Danzo sotto la pioggia muovo in morbidi passi tutto il corpo attraverso le gocce Come un pensiero, come un 'idea che si presentano improvvisi, inattesi così tutto il corpo si muove e gioca con le lacrime dell'universo… queste non lasciano inesplorato neanche un lembo di pelle ne un attimo del magico momento. La ballerina alza il volto irrorato di pioggia inclina il capo deliziandosi del sapore soave che sente sulla pelle Una goccia…fra le gocce! braccia alzate, dita come diadema piedi scalzi, gambe delicatamente abbracciate da un velo che tutto copre…senza nulla nascondere ma solo a sguardo attento è dato di percepire quel miracolo d'amore! Il viso, il collo, il seno…il ventre respirano silenziosi…assorbendo vita. I capelli bagnati accarezzano il volto sulle gote indugiano poi... assetati di vita si lasciano bagnare… ancora …ancora…ancora… Come carezza le mani esplorano le morbide fattezze della danzatrice e… nella consapevolezza di quel dono tornano a congiungersi volte verso l'alto… le dita tracciano affusolate delicate espressioni genesi di un cuore immerso nella fonte …del soffio vitale!
Un filo di voce esce in un sospiro leggero, un alito caldo avvolge la mia pelle, li trattengo in un nuvola d'argento, imprigionando i miei pensieri e le mie parole mentre il tempo, immobile, freme sospeso.
Vorrei fossi al mio fianco per guardarti negli occhi in questo giorno importante per tutti e con un fil di voce simile a dolci rintocchi a suoni leggeri e vibranti di sospiri compiaciuti ti augurerei tutto il bene del mondo.
La mia mano stretta nella tua vorrei posassi al tuo cuore e chinando la testa verso la mia vorrei sentire il tuo caldo respiro posarsi, accarezzandomi il volto prima del bacio di rito.
Vorrei fossimo insieme dietro questa finestra aperta guardando fuori tra la gente agghindata a festa.
Invece continui ad essere inchiostro da incidere su carta bianca in lettere di dolore e sofferenza dove nessuno mi riprende se grido ancora il mio dolore e mostro la mia impotenza.