Ti amo, come non posso dire, come non posso sussurrare alle tue labbra stanche.
Come il momento in cui il sole tocca il mare per perdersi tra bagliori di riflessi purpurei.
Come la silenziosa aria, che trasparente e rorida, tocca le fresche gemme degli alberi.
Come il libero volo di un'aquila che sicura e placida domina la terra attraverso il cielo.
Come la prima volta che i nostri sguardi hanno avuto accesso alle nostre menti.
Ti amo quando posso toccare il tuo respiro che culla la mia notte.
Quando ti avvicini alle persone sorridendo, timido e accogliente.
Quando ti prendi gioco di me, scherzando sui miei difetti.
Ti amo quando mi butti baci al telefono, per accorciare le distanze.
Ti amo quando sei te stesso, sfuggente e inafferrabile come sabbia tra le dita.
Quando hai paura dell'oggi, temendo il domani.
Quando odi il mondo e brami la nebbiosa solitudine.
Quando domini l'istinto per giocare con la tua razionalità, facendoti beffe delle tue emozioni.
Quando cerchi la mia pelle nel buio della macchina i fari a illuminare il mondo.
Ti amo perché non rinunci a te stesso. Perché sai farmi ridere, perché sai farmi arrabbiare, Consolare, ascoltare, abbracciare. Perché mi ascolti e sai farmi anche tacere.
Perché sei parte del mio cammino, ovunque io vada e per quanto possiamo fuggire. Filo di seta che sa far cantare il mio cuore lasciandomi senza fiato sorpresa e stupita di quanto sia tenero il legame che ci unisce.
Ti amo perché l'amore che ho dentro si rinnova e rigenera tutte le volte che posso donartelo.
Cosa cerchi tu, nei tuoi occhi liquidi, nelle tue mani distanti. Cosa cerchi, il calore dei corpi, della gente schiva. Cosa cerchi tu, con il tuo sorriso che ripaga attimi di sconforto, che annienta un trito e stanco ricordo. Come me, cerchi... Il conforto di una stella limpida, che baratti la sua limpidezza con una notte fredda e lasciva... la sospirata pace di un momento, che rischiari il nostro silenzio con un piccolo divertimento... cosa cerchi, tu... sei forse come me. Che cerco, nonostate tutto... te.
Mi sveglio Forse un fruscio Forse un rumore Forse nulla Forse tu
La tua voce nel buio Scivolo verso te Ti abbraccio Non so che ora sia Non ha importanza Non ti chiedo perché non dormi Non è necessario
Mi abbandono alle tue labbra Alle tue mani Ti osservo: sei bella Allontano i tuoi capelli che mi piovono sul viso mi cerchi e mi hai inizio ad accarezzarti tu non opponi resistenza
mi sveglio ancora, sai ogni notte non ti cerco più piango un po'
nemmeno molto i grandi singhiozzi sono esauriti non ti cerco perché non ci sei complementari in tutto… e poi
io che non riesco a darti il mio corpo tu che non puoi darmi il tuo cuore io che non ho più la mia anima tu che mi rendi il mio amore
una somma sbagliata che non dà risultato una corsa che sfinisce, vana
ti ho chiamata forse le mie ultime parole le ha dettate il rancore non mi riesce di considerarmi un errore un senso di colpa una fatica non è facile liberarsi di te
forse mi sveglierò anche stanotte impedendomi di cercarti immaginandoti e desiderando che oltre il buio ci sia tu mi raccoglierò stretto al tuo fianco ad aspettare il mattino un altro giorno ancora.
Il tempo cancella i ricordi ma gli angeli chiusi nel mio cuore, non potrà mai cancellare, l'amore è più forte di lui e sfida il mio cuore rigonfio d'amore per piccoli fiori che amo. Per loro farei ogni cosa per loro darei la mia vita li amo, li adoro, ma sono lontani rinchiusi in un guscio sbagliato, dove il mondo per loro è ristretto in un cerchio limitato nel tempo e nello spazio, ali grandi e nere, limitano i loro cuori e le loro menti, sono fiori che soffrono, perché non possono amare le persone più care, perché non possono godere di parole dolci, di abbracci teneri e affettuosi, perché non possono ne amare ne ricevere le gioie che la vita gli aveva donato. Perché privati dell'amore paterno, l'amore dei nonni, che sempre aspettano, quei fiori, che forse più non rivedranno, perché quelle ali grandi e nere li hanno portati via.
Ricordo dei nostri passi mentre il sole spariva dietro alle nuvole e la pioggia bagnava i nostri corpi e s’asciugava colpita da caldi abbracci.
Ricordo la fuga di noi bambini presi dallo stupore e dal pianto celeste quando ritorno fu per me ricompensa e m’allietasti di giorni e di caparbie strette.
Ricordo le note di una canzone triste e di quel ultimo addio tanto umiliato mentre danzando bagnavi le mie membra versando lacrime d’amaro sospiro.
L'affannato rossore di un ragazzino scoperto con altro; le mani impudiche nascoste allo sguardo, gli occhi scostati dall'amato Coraggio. La paura incede nell'animo puro, le membra ha rimosse dal corpo violato, ma gli occhi piangono d'amore e vergogna. Vergogna di uomo che trova l'amore nel modo sbagliato: dolore e piacere che uniti nel gioco hanno offerto alla vita il primo risveglio.
Un atto marcato, bollato immorale, che scelta difficile voleva fare! A casa sconforto, pianti e ignoranza, la vergogna monta e il redimersi avanza.
La felicità, agognata e sfiorata sfuma nell'ombra di una scelta sbagliata, il sonno ritorna, il pianto si placa, ciò che resta è il ricordo di una gioia vietata.
Quando ti assaporerò di fresco mia letizia? Ad ampi balzi riempi gli ambienti di salubre clima Gran vizio e malcostume, grande simbolo rapito Ho altri milioni di nomi nel caso Perdessi io la tua frode sbalordita; ma tu scongiura I turpi fauni osceni! Voglio darti enormi forze attive Come il movimento di protesta delle masse Affamate, dai tanti figli educati ad ingegnosi lavori. Gioventù bella e ricca di spirito, Ti compro ad elevati costi: Oh, voluminoso gruppo di corpi immutati! Finalmente fata brillante! Attendo una tua erudizione per laici questuati d'accidia, Sei arrivata gioia di cammino; Devo morire lucido mal gaudio, Voglio umiliarmi e sei partecipe e Capace. Ora in mezzo alla rivolta, in piedi sulle barricate Trascinato affogando nel caldo della folla Che sale - schiumoso flutto - non conoscendo le Trame monarchiche: segretamente vengono Asciugate con rosso ed ermellino le dighe Straripate dai cuori Hasciscin. Pulito e raffinato, saresti una luce fastidiosa Allora riesci in ode vitale a sembrare Veemente, omicidio dopo omicidio, Grandioso patto nascosto ed esempio di Gran nullità; i veli tessuti coprono Le mie vergognose nudità!
Piove nella mia bocca dove si raccoglie il salto delle rane ed il morbido riflesso che ammicca l'acqua al sole.
Gorgoglia il sangue nella mia gola con la voce della marea che parla alla luna e carezza la terra.
Sulla pelle si rapprende la luce del giorno mentre i sogni se ne vanno in schiuma di birra e la notte gioca con le ore una partita senza fine in cui la posta altrui è il mio cuore.
Prendo una paglia fra i tulipani ed a sorte con la sorte baratto immagini e parole con manciate di fango e polvere di corallo;
si schiude la stagione nei miei occhi così che vedo unito al frutto l'occhio opaco dell'annegato, ed uno viene dalla radice e l'altro fasciato di piume galleggia cullato nel volo dei gabbiani.
Si sgranano in sabbia le mie ossa mentre le vene si radicano nella carne fatta di terre e come petali dai rami si staccano parole dalle mie mani: il vento le porta mentre si mostrano e tacciono.
Brulicano di carezze le mie mani e fioriscono come prati di sangue le mie labbra.
Mi riempio la bocca di terra e sotto le palpebre è il germoglio ed il verme mentre stelle marine corrono sulle mie ossa che rosseggiano in fondo al mare.
Inghiotto il vento e soffio foglie mentre i miei occhi s'acciottolano nel fiume ed i miei capelli fluttuano nella corrente.
T'abbraccio e le mie braccia sono di neve e sabbia, ti bacio ed i mie baci sono di pioggia e vento.
Stenditi nel campo del mio petto e lascia che nella tua carne entrino dolci e violente le mie tenaci radici al canto intenso delle cicale che costellano di spighe il cielo.