Non posso dire, signore, che non ti vedo quando passeggi senza dire una parola in mezzo ai fiori che mi trovo davanti in questo tuo giardino chiamato terra.
Passeggio ogni giorno sotto il tuo cielo dove la luce offusca le tue lontane stelle ma l'erba, le piante e i fiori campestri mi parlano di te cantando nel silenzio.
Non me la sento di dirti: ascoltami. Questa parola sparisce in sillabe sorde. Basta uno sguardo intorno per sentirti.
In ginocchio sotto il tuo cielo cambiante spengo la mia lampada un poco inquieta per leggere in silenzio il tuo messaggio.
L'odore della terra sosta su mani d'offerta mentre nel buio di una luce senza paragoni ti ho visto gioire carico di divina dolcezza.
Vorrei conoscere cosa dice l'onda del mare quando accarezza con dolcezza la spiaggia nelle prime luci dell'aurora color pastello.
Mentre la luce cade lenta sulle mie mani purificherò il corpo su uno scoglio solitario in attesa del primo raggio mattinale del sole che riduca i miei sogni in frantumi celesti.
Solo in quel silenzio di acqua e di luce del cielo potrò leggere nelle ore del giorno che avanza le pagine scritte dal calore del sole e dal silenzio in cerca di vergini sillabe per nuovi umani versi.
Le appenderò stupefatto sullo stipite di casa mia senza numero, né cancello, né porta, né chiavi ma solo uno specchio che legga il cuore della gente.
L'azzurro del cielo e del mare chiuso nei miei occhi cancellerà il buio nascosto negli angoli delle strade dove i poveri cercano di nascondere la propria vita mentre le ore passano svelte per un'altra vera riva.
Su una spiaggia nuova e deserta starà scritto un nome quando la notte muore su petali di fiori bianchi e viola. Solo allora si svelerà il mistero racchiuso nell'uomo.
Nella nebbia della sera si raccoglierà la solitudine quando l'uomo saprà leggere discorsi sottovoce di donne con mani giunte maturando il silenzio.
Dietro gli spari effimeri della festa ho visto cadere stelle filanti fosforescenza di umana felicità: intarsi di vestiti negli occhi, fiati pieni di ansimante calore, sillabe sciolte su labbra chiuse.
Tutto affiora nel lucido ricordo di una festa paesana ricca di sapori scesi dal bosco della montagna. Scivola la musica lentamente insieme alla sera che si nasconde nei muri a odore di muschio.
È notte. Le ultime note dell'orchestra penetrano con dolcezza nel cuore. Dormono gli sguardi del giorno in segreti labirinti di tufo. Restano i colori della festa nel sogno bianco di fanciullo.
Anche oggi si illumina questa sera insieme all'ombra baciata dai colori mentre il silenzio racchiuso nella mano galleggia come una foglia nel tramonto.
La luce del giorno è un colore grigio-verde che si sparge su tavolozza di muri a calce della mia vecchia dimora su in montagna dove è racchiuso il mio cuore di dieci anni.
La finestra ascolta l'aria tiepida che scolora mentre il giorno silenzioso striscia sull'erba. Nasce e muore questa sera di umani frammenti come un grido lanciato in ombra di caverna.
Ti sei offerto al tuo Dio che hai conosciuto da quando bambino imparavi a pregare ascoltando il prete del paese predicare. Poi hai visto la tua carne disseccare come fieno che perde il verde al sole quando scotta come ferita al cuore.
Hai cantato l'inno della tua vita lontano dagli affetti familiari poggiato a balconi di questo mondo vedendo passare volti senza nome.
Non ti resta che vivere gli ultimi anni sentendo da lontano l'ululo dei monti dove ti facesti uomo ancora ragazzo specchiandoti nel cielo pieno di luce nelle notti stellari senza rimpianti.
Rinascerai in giorni senza troppi veli dove miti e sogni nascono e crescono ogni mattina con nuovi eterni misteri. Cadrà l'ultima ombra appesa alle foglie aprendoti la porta del tuo ultimo giorno.
Allora il rumore delle cose di questo mondo si accartoccerà in un grande pozzo senza fondo. La carne disseccata come fieno in olocausto non vedrà più un sorriso idiota stridere come pianto.
Il mondo camminerà su selciato di vetro azzurro dove le preghiere sbocceranno in rose rosse mentre gli uomini saranno degli esseri celesti con mani trasparenti e occhi pieni di gioia eterna.
Rami d'albero guardano il cielo non cade più luce sulle mani. Tutto s'adagia in solitudine.
Più non si sente l'inabissarsi delle cose nel fondo della sera. Un'immagine senza sole si rattrista nell'angolo oscuro gettata ad asciugarsi come ombra in dissolvenza in acqua di pozzanghera.
Il giorno è stato trafitto da spilli arrugginiti. Giace viva solo un'eco in un bocciolo incolore appeso a un balcone in attesa che sbocci col sorriso di un uomo.
Così si adagia in due occhi neri anche il cielo senza stelle innalzando una preghiera.