Tu che ti ergi fra la terra e il cielo sul monte della morte aspetta un attimo prima che il buio copra la tua terra. Ascolta coloro che stanchi ritornano a casa ogni sera con gli occhi appesi alla tua croce e mani dure e callose.
Ti sei caricato sulle spalle la nostra ignoranza e ipocrisia per lavare con la tua innocenza e il tuo ultimo umano grido tutte le nostre ragnatele accumulate nel cuore dei secoli lasciando dolori, morte e feriti sulle strade della nostra vita.
Ascolta i tuoi crocifissori, perdona la nostra superba ignoranza in questo pomeriggio di venerdì santo dove la morte è vera vita cancellando la vergognosa condanna racchiusa nelle nostre mani lavate dal sangue e acqua che sgorga dal tuo petto e dalle mani.
Sotto la tua croce ci sono i teschi da Adamo fino all'ultimo uomo in attesa di essere purificati in cerca di pace, amore e ultimo riposo. Muori, o Nazareno, sul vergine legno che insieme abbiamo caricato prima di arrivare al Golgota che tutti dobbiamo affrontare per morire.
Accetta la morte che ti rigetta da questa terra e donaci il tuo trionfo. Noi, Signore, abbiamo rigettato insieme alle ombre anche la tua voce cercando di seppellirla sotto terra ma con la garanzia della tua croce. La tua tomba umana oggi è vuota, la nostra aspetta il tuo perdono. Abbiamo sempre avuto paura della morte perché viviamo senza luce perciò t'inchiodammo per seppellirla con te nel cavo della roccia.
Insegnaci a toccare la falce che tronca l'erba e i fiori dei tuoi campi ma non farci sentire il taglio della vita, se non bagnata dal tuo sangue. Impedisci che i passi di noi uomini si dirigano all'albero secco di Giuda dove penzola ancora la corda o mettono le bombe in nome di Dio. Chiamaci, Signore, con il nostro nome e riecheggi in noi il tuo sorriso. Fa che diventiamo nella nostra breve storia semi della tua vittoria.
Musica di cabaret, corpi femminili in movimento colori a sprazzi su volti di spettatori senza età: sono i miei fantasmi di una sera lenta davanti alla tv seduto solo sulla poltrona spiando questa società.
La musica è interrotta da qualche spot pubblicitario, dal pianto sottile di un bambino della casa accanto, dalle ombre taciturne nate da una lampada accesa, dal crepitio del camino che saluta la notte che viene.
Guardo i giocattoli sparsi nella sala dalla bambina ognuno vive tranquillo spiando il loro piccolo mondo senza un certo ordine, senza leggi dettate da adulti, e ridono in silenzio vedendomi seduto a meditare.
Già non suona la musica stridente del cabaret notturno, non stordisce la mia sera ricca di silenzi troppo umani che ballano insieme alle ombre del giorno che muore appese ai vetri e ai colori dei miei vissuti e rapidi tramonti.
Abbiamo infagottato con leggerezza molti ricordi in pagine di favole e romanzi senza una storia. Ora cerchiamo una risposta più intima e umana in giorni vissuti in fretta e pochissima memoria.
La terra ci regala nel mattino l'umile rugiada, la brezza, il vento e a sera tramonti colorati. Il cielo ci dona la pioggia e anche i nostri sogni ma noi continuiamo a infagottare i nostri ricordi.
La storia si è nascosta all'ombra di cascate di silenzio sui monti dove l'uomo apprese una volta a pregare. Oggi agonizza in pupille smorte di bimbi abbandonati, di donne uccise dal marito o di nonni soli e dimenticati.
Abbiamo ucciso lentamente il Dio che portiamo dentro mentre di notte ascoltiamo il vagito dell'uomo di terra ridotto a un fagotto appeso pieno di piccoli frammenti senza nessuna nostalgia dell'uomo proiettato all'eterno.
Ritorniamo quando siamo soli alle nostre favole antiche, ascoltiamo col cuore le voci del nostro comune universo, seguiamo i sogni che costruiscono il nostro cammino, viviamo l'umana storia che ci portiamo sempre appresso.
Stanno bruciacchiando la pelle di toro quando piantano pini con aghi di fuoco su monti immacolati che gridano vendetta per le ferite aperte al sole e alle tempeste.
Avanzano i deserti con aride sterili arene: le rocce sono le ossa e gli occhi del tempo, i monti verdi i polmoni del mio e del tuo futuro gli animali sono spariti mentre l'uomo fugge. Una volta le scimmie giocavano e s'innamoravano spiandosi e giocando lungo i boschi fino al mare; oggi troviamo monti e campi bruciacchiati e neri in attesa che il tempo e la pioggia li vesta di verde.
Salviamo la pelle del toro donandole vita e amore eliminando i fuochi che lasciano ferite e bruciori. Domani speriamo che ritorni ad essere un giardino di fiori e boschi trasformando il mondo in paradiso.
Un vento bizzarro bistratta la chioma dei pini lungo il profumato vialetto dei melanconici mentre gli oleandri si chinano fino a terra baciandola nella tenue penombra del giorno.
Suonano le campane sui tetti del paesetto, i gatti saltano sui muri per sfuggire ai cani, sulle pareti si leggono le lacerate propagande con messaggi graffiati con rabbia dal tempo. Un vento bizzarro soffia sui ruvidi volti umani di poveri vecchi con rughe dipinte a spatola, volano cappelli, pezzi di plastica e foglie secche facendo girotondi nell'aria del giorno che muore.
Un vento bizzarro spazza con la sua violenza le infinite orme di uomini che guardano a terra. Non resta che il giorno e la notte si bacino in pace nel vento che lacera forte l'oggi e ci apre al domani.
Sono ritornati gli gnomi nei nostri boschi. Indossano vestiti di plastica colorata un cappuccio pieno di ciclamini veri scarponi di cortecce di querce secolari. Sono ritornati gli gnomi vicino al camino con il fuoco di legna raccolta con le mani ascoltano le favole dei nostri nonni come loro facevano nei tempi lontani.
Sono ritornati gli gnomi nei nostri giardini regalano i loro sguardi pieni di innocenza ai passanti che hanno tempo di sorridere pensando di trovare lavoro per non perire.
Sono ritornati anche oggi i miei gnomi di ieri chiusi in grotte di muschio e rocce molto antiche si raccontano la storia del nostro strano mondo fatta di guerre, dolori, pianti, amori e qualche sorriso.
Sono ritornati gli gnomi in case di ricchi e poveri a tutti consigliano qualcosa sulla loro lunga vita; ma le favole e le leggende sono sempre nuove quando le mani e i cuori degli uomini sono puliti.
Alle colonne d'Ercole ho visto ancorata la memoria degli uomini antichi, battaglieri, religiosi e fieri. Sono rimaste ancorate dietro quell'immenso orizzonte sogni, speranze, timori e intimi strani ricordi.
Ditemi, onde del mare, chi vi spinge così lontano? Indicate la giusta rotta a questo nuovo marinaio senza bussola, carte, radar, ma solo vele bianche. Ditemi dove si è nascosto lo stupore di millenni?
Oggi più di ieri l'uomo solca il cielo e il mare indossando altre corazze, elmi e niente spada. Abbiamo costruite per lo spazio nuovi rifiuti e navi contemplando la luna, le stelle e altri umani ideali.
Alle colonne d'Ercole l'uomo lanciò lontano la memoria costruendo la futura avventura dell'uomo e della storia iniziando a sognare un'umanità giocando al girotondo senza spade, né bombe ma solo pace in questo mondo.
Il mattino si è vestito con abiti di nebbia saltellando sui tetti delle case, ridendo. Avvisa il giorno di aprirsi alla tenue luce per guardare il segreto visto nelle stelle.
Guardo silenzioso la nebbia scendere sui vetri, sento i passeri beccare le notturne ombre, un gatto randagio si aggira per mordere gli ultimi residui rimasti della oscura notte.
Il mattino esce alla luce con abiti diversi. I suoi movimenti non sono sempre gli stessi se li ascolti con le mani rivolte verso il cielo sentirai che il cuore si riempie di affetti.
Sono rimasto a respirare la nebbia del mattino su un balcone affacciato a un piccolo giardino. È sparita la nebbia del mattino sonnolento in un cuore allegro di un piccolo monello.
Dopo tanti giorni vissuti nel paese coltivando allegria, lavoro e tristezza con radici umane ho incontrato nell'album dei ricordi la speranza nel mio piccolo fiorito giardino dell'infanzia.
Non so se era mio quel grido nascosto nel bosco che cresceva sotto le foglie insieme ai funghi. Ricordo che mi nascondevo dietro lo specchio quando la gente fingeva di essere onesta.
Per i vecchi erano tempi arrugginiti nella memoria: guerra, dolore, allegria e molte parole non dette. Per me era un'infanzia di lavoro e poca tenerezza ricca di visioni su distese immense di grandi foreste.
Dopo molti anni ritorno indietro su strade di montagna con negli occhi vigneti, ulivi, palme e facce meste. Da anziano leggendo il libro del mio vissuto calendario mi ritrovo un uomo con barba e testa abbastanza calva.
La terra è sempre benedetta dal sudore dell'uomo quando il cuore è forte e generoso come un olivo, le mani sempre aperte al sole come i fori dei campi, gli occhi gioiosi e allegri come il mese di maggio.
Non è stata abituata a essere fecondata da concimi gettati da aerei nelle ferite aperte dai grandi trattori che non hanno un cuore per dispensare aromi. La terra ha amato da tempo i calli e gli scarponi.
Mia madre mieteva il grano con la falce di ferro le dita le proteggeva con ditali speciali di canne. I mietitori cantavano canzoni maturate col grano che finiva messo a nudo sotto zoccoli di animali.
Anche la terra è amica degli umani progressi ma non accetta l'avida superbia dell'uomo che l'abbandona, depreda, avvelena e calpesta. La terra ama la tenerezza e il mutuo rispetto.
Cambiano i tempi, cambiano anche i fiori restano le stesse erbe nelle stesse stagioni. L'uomo e la terra sono sempre una cosa sola. La terra non è serva n'è l'uomo suo padrone.