Ho un battito che m'avanza in aria nelle distanze e nelle separazioni per colmarmi il dolore al petto del bisogno e della mancanza.
Ho un tocco speciale ed uno spiraglio di pelle che conservo quando la solitudine che custodisco come sacra mi fa rifiutare anche l'ultimo mio sguardo, ché mi abbandono e mi perdo di vista, sconfinata ed eccessiva come sono.
Ho un sussulto ed un respiro, una corsa ed una fermata che mi instillano siero di vita quando mi prende la morte legata al tormento, stretta agli umori fragili, mi chiude a doppia mandata, rendendomi sospetta al mondo.
Ti bacio le orme mi bacio le ombre come animale a sentire i tuoi passi lontani anticiparli sul tuono della terra ed il vibrare dello sterno e lacerarmi di odore d'impronta e fango di piacere timore tremore
Scuotimi di lava sanguigna sostanza della tua essenza.
Durami addosso l'infinito con il braccio a cingermi fermami l'eterno
Modellami tra le scapole ed apri un ingresso per inserirtici dentro che non passi lamina di separazione né soffio d'aria che il sudore si confonda e crei il mio calco sul tuo petto come chi sprofonda adattandomi allo spazio pieno _d'improvviso cavo per penetrarvi
Fermami un istante prima ch'io ti scappi spezzami il braccio s'occorre stampa il terrore della mia schiena allontanarsi e fa tremare i tuoi nervi come a sentirsi vedovi per la mia perdita
Urlami il nome ed implorami il ritorno anche se ti sono vicina ma già di spalle come se i capelli fossero ostacolo ed il volto ormai ricordo
Stringimi il polso a bloccare il sangue come dovessi io irrorarmi attraverso la tua stretta.
Scolami i tuoi colori come stalattiti di fuoco fissami sulle tue pupille come unico spettacolo - visione illuminata torcia incandescente luminescenza feroce -
ardo nelle tue proiezioni mentre mi attraversi i prismi di carne
Ti squarcio la notte fendendoti gl'incubi dissacrando il buio unendomi a luna e canto di lupo che ti giunga il suono senza movimento di labbra ed il mio divino tocco senza pelle di sola impressione sacra come fossi vestale
Chiamami insidia. Appellami coltello col quale possa io frugarti dentro le carni col piacere crudele e sprofondarti fino alle placche e muoverti a zolle.
Toglimi la solitudine e restami pelle su pelle cambiami guaina serpente e peccato mutami da bisogno a pienezza.