Le migliori poesie di Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

CL

Ben trenta gioni seguita torpore
e a quella vita da briosa e sveglia
intrappolata in serrata tenaglia
manca la forza di saltare fore:

Cervello da destro a manco settore
or si rimove lesto e si frastaglia * * Campeggia
e nuova ricomincia altra battaglia
dando a ogni cosa giusto valore.

Abbia ogn'avvenimento suo percorso;
è razionalità che ciò comanda
e bizzarro è pensar stornarne corso.

Nessun potrebbe dare impulso inverso
a nave cui nocchier gestisce l'onda;
sarebbe rivoler giorno decorso.
Nello Maruca
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    Scritta da: Nello Maruca

    Il gentiluomo

    Disquisire di te, del tuo sembiante
    arduo perviene a me vate cadente
    che altre sublimi Menti aviano vanto
    con diligenza dire di tanto manto.
    La testa ch'è vagante e pertinace
    non tiene pace a essere incapace

    e allora s'inoltra nell'oscura selva,
    tenacemente, ad affrontar la belva.
    L'arma con cui combatte è una penna
    che patisce dir del cervel ch'affanna,
    che s'arrovella e non trova forma
    l'enunciar che vorrebbe in piena norma.

    Mò pare che irta poco meno è l'erta,
    indi, la scritta scorre un po' più certa.
    Entra nel mezzo di folta foresta
    e, caparbiamente, a belva tien testa.
    Vede la bontà dell'esser tuo, descrive
    la dolcezza del tuo cuore, rivive

    quanto grande per l'altrui hai amore
    e della carità lo gran spessore.
    Ma nell'andare incespica, cade, s'alza,
    si rincammina, ricade, sobbalza
    ma intricato di cespugli è il loco
    indi la penna più non regge il gioco.

    Si sfiducia, s'abbatte, indi, soggiace.
    ma sol per poco, essa, però, si tace.
    Chè una penna pur debole e flemma
    si scalda e brucia più d'immensa fiamma,
    e ancora maggior  di fiamma rossa diviene
    se a bontà s'affaccia e non a pene.

    Qui la dolcezza, in breve, vuol narrare
    d'uomo gentile che sa soltanto amare.
    Di te vuol dire, Cavaliere illustre,
    della schiettezza limpida, campestre
    ch'altra maggior, giammai, rilevi altrove
    e puranco la scorza zotica rimuove.

    Cuore gentile, colmo d'ogn'affetto
    che per il ben'altrui non tien difetto,
    proclive e lesto a propinar man forte
    e al bisognoso schiudere le chiuse porte.
    Se di un essere eretto già hai scritto
    e anche in verbo ripetuto e detto

    della dolcezza e umanità infinita
    ch'altro vuoi dire che porta in sé tal vita?
    Ch'altro un uomo può aver che spinge
    oltre la carità e che dolcezza aggiunge
    a stile, bontà, fede e grand'amore?
    Se cotante virtù racchiude in cuore

    cosa vorresti, penna, dire più ancora?
    Qui, diletto amore, la mente si scolora
    perciò t'implora a gentil riflessione
    alfin che t'ammanti di comprensione
    e per la mente che troppo vacilla
    quanto pel cuore che in pett'oscilla.
    Nello Maruca
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      Scritta da: Nello Maruca

      Fuggiasco

      Col nodo in gola,
      spezzato il cuore,
      tremante di sconforto
      e di paura
      su incerto legno
      con acque minacciose,
      turbolenti
      sferzanti i fianchi
      esule desolato
      strascicante va.

      Trepidante alfin
      su sconosciuto suolo
      approda
      e pausa che generoso
      cuore ad esso va.

      Or se l'umanità
      Fosse men cruda
      E se un poco d'amor
      Tenesse in cuore
      Né tu, né io e nessuno
      Terremmo corpo
      E anima a digiuno.
      Nello Maruca
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        Scritta da: Nello Maruca

        Il turbamento

        La vita è un pozzo fondo, senza fine
        ch'è pieno zeppo di miserie umane,
        per quanto tempo dura, fino alla fine,
        non son giornate che non siano vane.

        Per quanti sforzi son, per quanto t'opri,
        per quanto ti dibatti ed arrovelli,
        per quanto pace che bisogni copra
        non v'è cosa che plachi quel cervello.

        Non ragionamento che lo porta altrove,
        non problemi di natura maggiore,
        lo ritrovi ovunque e in ogni dove
        ch'è tutto scuro, pur bianco colore.

        Com'erba cattiva che su prato nasce
        che estirpata con certosina usanza
        in perseveranza presto rinasce
        a dimostrar dell'uomo l'impotenza.

        Così, quel turbamento, se si cheta
        riemerge, all'improvviso, dopo poco,
        nel cervello ritorna e non è quieta
        e fin che la vita è fa questo giuoco.

        Invero per chi ha credo è una sol via:
        è quella d'aggrapparsi al Sommo Iddio.
        Nello Maruca
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          Scritta da: Nello Maruca

          Punti di vista

          Scrive un Nobel che pur stando in punta
          di piedi mai vide il Signore Iddio
          passare per le vie.
          E allora bisognerebbe arrampicarsi
          in cima al sicomoro per vedere
          il Signore se mai passi.
          Di contro, posso dire, inchinandomi
          umilmente al Grande del novecento,
          che pur senza sforzarmi di stare in punta
          di piedi o arrampicarmi sugli alberi
          l'Onnipotente lo incontro tutti i giorni
          e in ogni luogo, nelle grandiose
          opere da Lui compiute e nei miracoli
          che perpetua, da sempre, ogni giorno.
          Nello Maruca
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            Scritta da: Nello Maruca

            Bene

            Avevo immenso bene e l'ho perduto,
            falce crudele passò e l'ha mietuto;
            venne quel giorno, venne all'improvviso,
            sulle labbra gli smorzò il bel sorriso.

            Era d'autunno, era piovoso il giorno,
            inerte lo trovai al mio ritorno.
            Tutto si rabbuiò, fu notte fonda,
            sommerso fui, come da alta onda.

            Nessuno al mondo è bene tanto grande
            che amor per quanto grande tanto spande
            non ricchezze vi sono ne tesori
            che il bene indicato solo sfiori.

            Non è somma da dar per questo bene
            ché il mondo intero non lo contiene,
            nessuno può pagarlo né acquistarlo
            può solo averlo chi vuol solo amarlo.

            Voi che l'avete ancora, voi fortunati,
            voi, oggi più di ieri, da esso amati
            stringetevelo forte sopra al cuore
            dategli il calore del vostro amore.

            È del pianeta terra essere vivente
            e come nessun'altro è più amante;
            a nessun figlio mai procura pene,
            ha nome mamma, quest'immenso bene.
            Nello Maruca
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              Scritta da: Nello Maruca

              Dialogo

              Tu, che rilassato, all'ombra degl'austeri
              pioppi sprofondato sei in sonno tranquillo
              e resti steso al loco dei misteri,
              tornato sei alla terra, suo pupillo.

              Tutto scordato hai dacché sei chiuso,
              tutto scordato hai dacché sei steso;
              se piove resti là, come recluso,
              tra cielo e terra resti là, conteso.

              Manco ti smuovono i caldi raggi
              di cocente sole d'estiva calura,
              né scuotonti li vermi dei paraggi
              e d'aria t'è ripugna ogni fessura.

              Prima che fosti tu, fui così pur'io.
              Prima che mi partissi stetti lassù,
              non sai che stare dolce è in quest'oblio:
              Ah! perché non scendi pure tu quaggiù?

              Non devi mai dormire perché già dormi,
              non devi mai svegliarti, non è risveglio;
              ten stai disteso sotto i grandi olmi,
              posto più quieto non esiste e meglio.

              Beato te se scendi in quest'anfratto:
              Il luogo lo dimori senza sosta,
              nessuno sogna mai di darti sfratto,
              stai pur tranquillo: Non arriva posta.

              Maestri qui non sono né mastri d'ascia,
              avvocati e notai qui non trovi;
              chi quivi approda tutto a terra lascia,
              non sono né alberghi né ritrovi.

              Pioggia mai fu e immenso mare giace;
              tutt'è frastuono ma rumor non senti.
              Se qui ti stendi resti in grande pace;
              l'Alme son tante e tutte son'assenti.

              Fors'io verrei pure in quella valle
              ove mi dici che c'è tutto e nulla,
              lasciando, ahimè, la conosciuta calle
              per coricarmi in quell'oscura culla.

              Ma il dire che tu fai parmi mistero:
              Nel cranio gira forte l'emisfero,
              nel petto dice il cuor: Voglio pulsare:
              Non dire nulla ancor, lasciam'andare

              Scendere in tale luogo non mi lice
              ove ognuno parla e nessun dice,
              ove tutt'è silenzio e nulla tace,
              ove frastuono è ma è grande pace.

              Il racconto, mi pare d'altro mondo
              e partorito da mente malata;
              è come in aria fare il girotondo
              e la matassa è troppo ingarbugliata.

              Tutto il tuo racconto è un enimma
              che in toto pare solo melodramma:
              Indi, eternamente restati laggiù
              ch'io preferisco starmene quassù.
              Nello Maruca
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                Scritta da: Nello Maruca

                Il rimorso

                Ogni mattina allo spuntare del giorno,
                all'apparire dell'attesa aurora
                sorgesse il sole o spirasse bora *
                o ch'estate fosse o piovoso inverno

                senz'alcun'indugio al campicello
                sperando mettere qualcosa nel paniere
                t'incamminavi per la ricerca giornaliera,
                con chissà qual'altri pensieri nel cervello:

                Quante volte, però' fu la ricerca vana,
                quante volte il ritorno fu triste e deluso
                che vuota fu la cerca quotidiana
                e altro giorno in fame s'è concluso.

                Nel desolato teterrimo abituro,
                sfumata la speranza del mattino
                tutt'intorno t'appariva ancor più scuro
                ma la speranza non avea confino.

                In quegl'anni di epidemica carestia
                puranco d'affetti, nonna, fosti scarsa.
                Povera in tutto, o nonna, io nol capia
                perciò lo cuore me lo stringe morsa.

                Grande, se solo poco avessi riflettuto
                t'avrei qualche sospiro, forse, lenito.
                nol feci, più nulla or posso, t'ho perduto!
                Il rimorso mi rode all'infinito.
                Nello Maruca
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  Sogno

                  Se l'amicizia al mondo quand'è pura
                  come ogni cosa bella poco dura
                  come a lungo durare poteva mai
                  l'agognata serenità ch'amo ed amai?

                  Fu l'alba tersa, il cielo fu sereno,
                  il tempo corse via dolce e ameno;
                  Di sole illuminate le giornate,
                  serene fur, nel sonno, le nottate.

                  Non uno screzio fu, non un disguido:
                  Peccato! Dipartito s'è per altro lido.
                  Cappa è calata come cielo grigio
                  e la serenità resta miraggio.

                  Il Dio di carità a mani aperte
                  senta la voce mia, le prec'incerte;
                  Solo, soltanto in Te, mio Dio, confido:
                  Fa ritornar la rondine al proprio nido.

                  Come non so, vacante è la mia mente;
                  Nemmeno può valere uomo potente.
                  Tu puoi, però, rimuovere l'ostacolo
                  oprando, Tua volontà, grosso miracolo.

                  Or vedo in lontananza candide vesti:
                  È Angelo conoscitore pensieri mesti.
                  S'affretta a me vicino, prende mia mano:
                  Dormi sereno, tuo desiderio è vano.

                  Il dire che tu fai non mi consola,
                  il mio pensiero ancora lontano vola,
                  torno a pregare Iddio, l'Onnipotente,
                  onde ridoni a noi l'Uomo valente.
                  Nello Maruca
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