Scritta da: Pol
in Poesie (Poesie personali)
Quanta vita
Rombi di motore
Tratti da orientale
Sole e lacrime
Emozioni
Gusti da gustare
Viaggi da viaggiare
Tentazioni, sensazioni,
quanta vita c'è da amare!
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Rombi di motore
Tratti da orientale
Sole e lacrime
Emozioni
Gusti da gustare
Viaggi da viaggiare
Tentazioni, sensazioni,
quanta vita c'è da amare!
Se sai leggere, leggi
Aspetterò, ma poco
Raddrizzerò la prora
Verso un orizzonte
Nuovo, che aprirà
Alla nascita del mio
Io cambiato che
Sarà il mio approdo.
Mi sollevo da questo lontano pensiero
Vuoti arcaici manovrano il mio volo
ed il perdermi nel tuo cielo
fatto di amarante piume
e di oniriche certezze
Febbrile è l'attesa
che mi spinge lontano da questo vento
come granelli di sabbia bagnata
di una spiaggia lasciata al suo inverno
Versata sotto una Luna
del tuo Cielo mi Imbratto i ricordi
Formo parole
su di una bocca lasciata esausta dai silenzi
e mentre il mio verbo
si attinge di addii
trovo quiete nell'oscurità
dei fiati orfani di voce
Plasmo me, dunque,
d'avvenire ritorno sulla Vita
e di occhi dischiusi affronto lo sguardo
su quel che rimane
del mio mare stanco.
Chiudo gli occhi sperando che questo incubo possa finire!
Non sento più il battito del mio cuore
Solo silenzio
Il silenzio lasciato da tutto quello in cui credevo
e questo vuoto ora mi tormenta
è come una voragine nel petto
In cui grida di dolore si affannano per farsi udire
Non so davvero come fare a ricominciare
Nonostante sia la cosa che più desidero al mondo
Ho perso il mio credo!
Mi hai divorato il cuore e sei sparito nell'infinito,
la mia rabbia è cenere,
la mia anima nuota
nell'immenso vuoto che hai lasciato.
Fammi sognare,
fammi volare,
fammi morire ancora
ti prego.
Inseguo l'odore della tua vita
senza fiatare,
senza parlare
in questo gioco già finito.
Il mio cuore scoppia è una lacrima scende piano
ogni volta che osservo quel fottuto cielo
e ti vedo al centro di tutte quelle stelle,
Ho coltivato sogni e sconvolto speranze
e ora mi ritrovo con lo sguardo perso
e il cuore ricorso e scomparso tra le onde del mare
Le strade eran di burro
si scivolava, si affondava
cosa non si faceva noi,
Morirò dietro quella stella
per raggiungerti e per sparire con te
nell'immenso vuoto che hai lasciato,
Ho combattuto nel vuoto per te.
Ascolto il tempo che scorre,
mentre i raggi del sole si conficcano nelle finestre chiuse.
Mio nonno vorrebbe che il pomeriggio stessi sempre da lui a fargli compagnia,
ma non me lo chiede,
ed io cinicamente non glielo propongo.
Magari non lo fa perché pretendere è maleducazione,
oppure se ne sbatte della maleducazione
e non lo fa per timidezza,
ma probabilmente leggo male dei suoi occhi
e si accontenta tranquillamente
di vedermi ogni tanto.
E così
ogni tanto
sono qui,
a sguazzare nel suo spazio
e mentre lui se ne sta
sopra la sua poltrona verde che fa pure i massaggi,
io annaffio qualche pianta,
urlo qualche domanda
ricevendo risposte brevi
e quasi insensate.
Il sole si è allontanato dal nostro quartiere
accendo il televisore,
solo perché so che a mio nonno piace guardare l'eredità,
per me è una goffa trasmissione, come tante lì dentro.
Comunque
a seguirla siamo in tre
io, mio nonno e la morte
e guardando mio nonno,
mi viene il dubbio che la morte stia lì per lui.
Ti ho odiato con tutta me stessa
come nessuno mai dovrebbe odiare.
Sono trascorsi anni da allora
e ogni giorno che passa ti amo sempre più.
Si dice che "chi disprezza compra"
io sono sicura di aver "acquistato"
la miglior persona che c'èra sul mercato.
Ti amo.
Tutti intorno essendo irrorati di vita
ma mollemente s'accende la scintilla
tenerla perpetua è il problema
alimentare la nitida favilla
rischiarante angoli aggressivi
terrori rigerminanti
torturanti l'intimo nitore
di un'idea sradicata
diseducante l'uomo incompleto
che ostinato s'aggira affamato.
Lo spazio bianco è fragile luogo
dove il tutto non è
ma tutto potrebbe essere.
Probabile vita, informe
si alimenta dal kháos di
instabile certezza
variabile tempo
sospensiva attesa.
Trangosciare è naturale
sospendere lecito
dubitare, illune prassi
di un quotidiano controcanto.
Cercando la chiave di volta
passeggia senza fine l'esistente
mentre inerme lotta
contro quesiti e illusioni,
paure e speranze appese al filo
filo di un unico respiro
respiro di un'altra vita
vita di un nuovo figlio
figlio prematuro.
Oggi "un bambino" mi ha detto: la maestra mi ha dato un tema in cui devo parlare del mondo che immagino.
Io immagino un mondo dove ci vogliamo bene;
immagino un mondo dove non c'è odio;
immagino un mondo dove non c'è violenza.
Io immagino un mondo dove c'è la fantasia, caramelle per la strada;
immagino un mondo che quando piove cade cioccolato.
Io immagino un mondo dove non ci sono litigi;
immagino un mondo dove ci sono parole dolcissime per ognuno di noi;
immagino un mondo dove la bocca serve per scherzare e non per offendere.
Io immagino un mondo dove una mano serve "in più" e non per picchiare;
immagino un mondo con gente migliore;
immagino un mondo con sorrisi di gioia e non "doppie facce";
immagino un mondo con la mia famiglia senza problemi.
Io immagino un mondo dove tu mi possa dire che il mondo è così,
ma so che il mio mondo di adesso è proprio quello che non voglio.