Il campo d'oro
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C'era una volta un uomo di nome Tano, così magro, ma così magro, che quando il vento soffiava forte, i vestiti gli sbattevano addosso come una bandiera al suo pennone. Tano era povero, portava abiti dimessi e rattoppati con stoffe multicolori, una corda gli legava i calzoni alla cintola e, da un grosso buco delle scarpe, facevano capolino i piedi magri.
"Che malasorte! Che malasorte la mia! " piagnucolava sempre l'uomo "Mai un po' di fortuna!"
"È colpa tua! - lo rimbeccava la moglie, acida - Se tu fossi furbo come i tuoi fratelli, il tuo babbo non ti avrebbe lasciato quel misero campo di sterpi che non ti fa campare la famiglia! Ma tu... no! Spigoloso di fuori e spigoloso nel cuore, ecco! Guarda che terra grassa hanno i campi che ha lasciato ai tuoi fratelli, che messi danno e che guadagno! Le loro mogli sì, hanno abiti e gioielli, non come me, poveretta, ché il mio bracciale è la fame e per collana ho la miseria nera... -
Così gracchiava la donna furibonda e Tano abbassava le spalle, guardava il campo incolto e brullo, un ammasso di rocce, sterpi ed erbacce e, sconsolato, bofonchiava sottovoce: "E sì, come fosse colpa ... [segue »]
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