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in Poesie (Poesie d'Autore)

Ricordo di Mary A.

Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.
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    Scritta da: Eclissi
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    Inno alla Bellezza

    Tu vieni dal profondo cielo o sorgi
    dall'abisso, o Beltà? Versa il tuo sguardo
    infernale e divino, mescolati,
    il beneficio e il crimine, e per questo
    al vino ti potrei rassomigliare.
    Hai nell'occhio l'aurora ed il tramonto;
    come una sera tempestosa spandi
    profumi; ed i tuoi baci sono un filtro,
    e la tua bocca un'anfora, che fanno
    coraggioso il fanciullo, l'eroe vile.
    Sorgi dal nero abisso oppure scendi
    dalle stelle? Il Demonio, affascinato,
    come un cane è attaccato alle tue gonne;
    spargi a caso la gioia ed i disastri,
    e tutto reggi, e di nulla rispondi.
    Sopra i morti, o Beltà, di cui ti ridi,
    cammini. Non è il meno affascinante,
    l'Orrore, tra le tue gioie; amoroso
    sopra il tuo ventre orgoglioso danza
    l'Omicidio, fra i ciondoli il più caro.
    Vola abbagliata verso te l'effimera,
    o candela, fiammeggia stride e dice:
    "Benediciamo questa torcia! " Anela
    l'innamorato chino sulla bella,
    e ha l'aria d'un morente che accarezza
    la sua tomba. O Beltà, che cosa importa,
    o mostro spaventoso enorme ingenuo,
    che tu venga dal cielo o dall'inferno,
    se mi schiude la porta il tuo sorriso
    ed il tuo piede e l'occhio a un Infinito
    adorato ed ancora sconosciuto?
    Di Satana o di Dio, che importa? Angelo
    o Sirena, che importa se mi rendi,
    - fata dagli occhi di velluto, ritmo,
    profumo, luce, unica regina! -
    questo universo meno ripugnante
    e questi brevi istanti meno gravi?
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      Scritta da: Barbara Brussa
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      Ai giovani

      Bella ridente e giovane
      con il tuo ventre scoperto,
      e una medaglia d'oro
      sull'ombelico,
      mi dici che fai l'amore ogni giorno
      e sei felice e io penso che il tuo ventre
      è vergine mentre il mio
      è un groviglio di vipere
      che voi chiamate poesia
      ed è soltanto tutto l'amore
      che non ho avuto
      vedendoti io ho maledetto
      la sorte di essere un poeta.
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        Scritta da: mor-joy
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        Sull'Amore

        Si chiama Amore ogni superiorità,
        ogni capacità di comprensione,
        ogni capacità di sorridere nel dolore.
        Amore per noi stessi e per il nostro destino,
        affettuosa adesione
        a ciò che l'Imperscrutabile
        vuole fare di noi
        anche quando
        non siamo ancora in grado di vederlo
        e di comprenderlo.
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          Solitudine

          La solitudine è come la pioggia.
          Si alza dal mare verso sera;
          dalle pianure lontane, distanti,
          sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
          E proprio dal cielo ricade sulla città.

          Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
          allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
          e i corpi, che nulla hanno trovato,
          delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
          e persone che si odiano a vicenda
          sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

          è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.
          Composta domenica 21 settembre 1902
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            Scritta da: Marianna Mansueto
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Amici, se disertando la guerra a noi prossima
            voi e io fossimo destinati a vivere per sempre
            senza conoscere alcun decadimento, lo faremmo,
            non sarei fra i primi a combattere, non vi manderei
            nella battaglia che porta la gloria.
            Ma ora, stando così le cose, con i ministri della morte
            pronti attorno a noi a migliaia, che nessun uomo
            nato per morire può sfuggire e nemmeno evadere,
            andiamo.
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Vi è un piacere nei boschi inesplorati

              Vi è un piacere nei boschi inesplorati
              e un'estasi nelle spiagge deserte,
              vi è una compagnia che nessuno può turbare
              presso il mare profondo,
              e una musica nel suo ruggito;
              non amo meno l'uomo ma di più la natura
              dopo questi colloqui dove fuggo
              da quel che sono o prima sono stato
              per confondermi con l'universo e lì sentire
              ciò che mai posso esprimere
              né del tutto celare.
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