Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Federico
in Poesie (Poesie d'Autore)
Afferro le sue mani
e la stringo al mio petto.
Tento di riempire le mie braccia
della sua bellezza,
di depredare con i baci
il suo dolce sorriso,
di bere i suoi bruni sguardi
con i miei occhi.
Ma dov'è?
Chi può spremere l'azzurro dal cielo?
Cerco di afferrare la bellezza;
essa mi elude
lasciando soltanto il corpo
nelle mie mani.
Stanco e frustrato mi ritraggo.
Come può il corpo toccare
il fiore che soltanto
lo spirito riesce a sfiorare?
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Forse un mattino

    Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
    arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
    il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
    di me, con un terrore da ubriaco.

    Poi, come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
    alberi, case, colli per l'inganno consueto.
    Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
    tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      I furbi

      I furbi scendono la corrente come pesci bianchi
      sulla cresta d'acque blu, oltre le rapide.
      I furbi, con le loro gole e sopracciglia da furbi,
      i loro furbi peli nel naso, entrambe le scarpe allacciate, tutte le tragedie cancellate, denti splendenti.
      I furbi non si scompongono. Anche le loro morti sono morti al quadrato, furbi furbi furbi.
      Hanno case migliori, auto migliori, risate migliori.
      Persino i loro incubi sono sogni sgargianti.
      Questi furbi ti siedono di fronte, con un sorriso pulito, che li riempe, fianco i capelli sprizzano nitore.
      Quanto ho vissuto e quanti ne ho visti.
      Sapete cos'è davvero la morte?
      È uno di questi furbi rottinculo che ti stringe la mano e ti abbraccia.
      Sapete cos'è davvero la morte?
      Venite a vedermi mentre allungo la carta di credito
      al cameriere disprezzandovi. O peggio.
      Composta domenica 27 ottobre 2013
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        Scritta da: Gabriella Stigliano
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Mi avevano lasciato solo
        nella campagna, sotto
        la pioggia fina, solo.
        Mi guardavano muti
        meravigliati
        i nudi pioppi. soffrivano
        della mia pena. pena
        di non saper chiararnente...

        E la terra bagnata
        e i neri altissimi monti
        tacevano vinti. Sembrava
        che un dio cattivo
        avesse con un sol gesto
        tutto pietrificato.

        E la pioggia lavava quelle pietre.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Un trucco per alleviare il nostro sanguinare

          In pratica
          le grandi parole dei grandi uomini
          non sono poi così grandi.

          E le grandi nazioni o le grandi bellezze
          non lasciano altro che il residuo
          della reputazione che sarà lentamente
          rosicchiato via.

          Né le grandi guerre sembrano così grandi,
          né le grandi poesie
          né le leggende di prima mano.

          Persino i lutti
          ora sono così tristi,
          e il fallimento non è stato altro che un
          trucco
          per farci continuare.

          E la celebrità e l'amore
          un trucco per alleviare il nostro sanguinare.

          E come il fuoco diventa cenere e l'acciaio
          diventa ruggine, noi diventiamo
          saggi
          e poi
          non così saggi.

          E sediamo su sedie
          leggendo vecchie mappe,
          guerre finite, amori finiti, vite finite,

          e un bambino gioca davanti a noi come una scimmia
          e noi diamo un colpetto alla pipa e sbadigliamo,
          chiudiamo gli occhi e dormiamo.

          Belle parole
          come belle signore,
          si accartocciano e muoiono.
          Composta mercoledì 25 settembre 2013
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            Scritta da: prosdocimo
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Come potrei

            Come potrei trattenerla in me,
            la mia anima, che la tua non sfiori;
            come levarla oltre te, all'infinito?
            Potessi nasconderla in un angolo
            sperduto nelle tenebre;
            un estraneo rifugio silenzioso
            che non seguiti a vibrare
            se vibra il tuo profondo.
            Ma tutto quello che ci tocca, te
            e me insieme
            ci tende come un arco
            che da due corde un suono solo rende
            Su quale strumento siamo tesi,
            e quale grande musicista ci tiene nella mano?
            O dolce canto.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              E tu che hai messo mano al mio dolore
              con la dolcezza che distingue il bene
              padre esemplare di un retta schiera
              di progenie devota benedetto
              sei per quella tua ripida pazienza
              conoscitrice delle cose insane
              né ti fa meraviglia l'ardua specie
              del dolore scoperto alle tue mani
              può venir palpitante una fanciulla
              ed un brivido assurdo: sei l'umano
              incarnato nell'era degli dei.
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